RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
1. RENZI AL GENERALE AL TELEFONO: LETTA INCAPACE; B. È CON ME
Vincenzo Iurillo e Marco Lillo per il “Fatto Quotidiano”
Le strategie per prendere il posto di Enrico Letta, spiegate dalla viva voce di Matteo Renzi in una telefonata dell’11 gennaio 2014, meno di un mese prima di suonare la campanellina dello sfratto al suo predecessore. Renzi, si scopre oggi, propose a Letta l’onore delle armi, uno specchietto per le allodole o una promessa che non si poteva mantenere e nemmeno rifiutare: il Quirinale nel 2017 in cambio di Palazzo Chigi. Ma Letta, che Renzi definisce “un incapace”, non accetta e così l’allora sindaco lo asfalta.
Nell’indagine di Napoli sulla Cpl Concordia c’è la vera trama della svolta politica. Il 10 gennaio 2014 Renzi va a Palazzo Chigi con Delrio. Qui avrebbe fatto la proposta all’al - lora premier, come racconta l’indomani. Ore 9.11, Renzi risponde al comandante interregionale della Guardia di Finanza Michele Adinolfi, allora indagato per una sospetta fuga di notizie che sarà archiviato su richiesta dello stesso pm Henry John Woodcock. Renzi parla sul suo cellulare, una “utenza intestata – annotano i carabinieri del Noe –alla fondazione Big Bang”. Quel giorno compie 39 anni.
Renzi (R): Signor generale!
MATTEO RENZI E LA BOMBA A ENRICO LETTA
Adinolfi (A): Mi dicono fonti solitamente ben informate che ti stai avviando anche tu verso una fase di rottamazione. R: È la disinformatia del partito... A: Come stai amico mio? Tanti auguri, tanti auguri e complimenti. Matteo, spero di vederti in qualche occasione.
R: Con molto, molto piacere. La settimana prossima sarà un po’ decisiva perché vediamo se riusciamo a chiudere l’accordo sul governo. E...
A: Rimpastino?
R: Sì, sì. Rimpastino sicuro. Rimpastone, no rimpastino! Il problema è capire anche... se mettere qualcuno dei nostri...
A:È lì il punto! O stare fuori, va bene?
R:No, bisogna star dentro.
A: Oppure stare dentro.
R:Stare dentro però rimpastone.
A: Significa arrivare al 2015.
R: E sai, a questo punto, c’è prima l’Italia, non c’è niente da fare. Mettersi a discutere per buttare all’aria tutto, secondo me alla lunga sarebbe meglio per il Paese perché lui è proprio incapace, il nostro amico. Però…
matteo renzi e agnese landini e nardella all'inaugurazione di pitti
A: È niente, Matteo, non c’è niente, dai, siamo onesti.
In sostanza Renzi anticipa a un generale, non un suo consulente ma al limite un suo controllore, una strategia che nessuno ha mai svelato: la staffetta (il “rimpastone”) con un risarcimento, il Quirinale nel 2017, per l’inquilino sfrattato da Palazzo Chigi. Proposta rifiutata. Due i problemi, spiega Renzi al generale: Letta jr ha 46 anni, dovrebbe aspettarne tre per il compimento dei 50, soglia minima per il Colle, e non si fida. Inoltre “il numero uno” alias Napolitano, giustamente, è contrario.
R: Lui non è capace, non è cattivo, non è proprio capace. E quindi... però l’alternativa è governarlo da fuori...
A: Secondo me il taglio del Presidente della Repubblica
R : Lui sarebbe perfetto, gliel’ho anche detto ieri.
A: E allora?
R:L’unico problema è che ... bisogna aspettare agosto del 2016. Quell’altro non c’arriva, capito? Me l’ha già detto.
orfeo gen adinolfi foto mezzelani gmt
A: Sì sì, certo certo.
R: Quel l’altro 2015 vuole andar via e ... Michele mi sa che bisogna fare quelli che... che la prendono nel culo personalmente... poi vediamo magari mettiamo qualcuno di questi ragazzi dentro nella squadra... a sminestrare un po’ di roba.
A: Sì sì, ho capito .
R: Purtroppo si fa così.
A: Non ci sono alternative, perché quello, il numero uno non molla e quindi che fai?
Renzi conferma che Napolitano è contrario e aggiunge: Berlusconi è favorevole. Il patto del Nazareno c’era già 8 giorni prima di essere siglato. L’incontro Renzi-Berlusconi è del 18 gennaio, ma fu annunciato il 16, cinque giorni dopo la telefonata.
R: E poi il numero uno anche se mollasse... poi il numero uno ce l’ha a morte con Berlusconi per cui... e Berlusconi invece sarebbe più sensibile a fare un ragionamento diverso. Vediamo via, mi sembra complicata la vicenda. A: Matteo, intanto t’ho mandato una bellissima cravatta.
R: Grazie.
A: (...) Se vuoi il colore lo puoi cambiare, ci sono dei rossi e dei neri, va bene? (ride)
R: No ma va bene, poi io amo il calcio minore per cui va bene.. un abbraccio forte.
A: Che stronzo! Ciao, ciao. Buon compleanno, buona giornata. Per comprendere l’ultimo passaggio bisogna sapere che Adinolfi è milanista e amico fraterno di Adriano Galliani da trenta anni.
MATTEO RENZI NELL UFFICIO DI ENRICO LETTA A PALAZZO CHIGI
Inoltre è amico di Gianni Letta, come dimo strano altre conversazioni depositate nelle quali Letta senior lo sponsorizza mentre Letta jr lo fa fuori dalla corsa a comandante generale. Inoltre è considerato vicino a Berlusconi. Forse per questo Renzi gli parla del leader di Forza Italia quasi come se fosse un amico comune, a differenza di Napolitano. Se questo aiuta a capire perché Renzi, notoriamente viola, accetti una cravatta da un rossonero, non spiega perché il leader della sinistra italiana si faccia chiamare “stronzo”da un amico di Berlusconi, che vuole promuovere a capo della Finanza. Ma questa è un’altra storia.
2. GDF; SCHIERE DI DEMOCRAT PER ADINOLFI
M.L. per il “Fatto Quotidiano”
C i deve essere una ragione per la quale i renziani si muovono come un sol uomo per favorire la promozione di Michele Adinolfi a comandante generale della Finanza. Chissà se la scopriremo mai. Intanto i fatti. Il 9 gennaio Dario Nardella, il vice di Renzi che di lì a poco sarebbe diventato premier, attacca il ministro Saccomanni: “All’Economia ci vuole un politico”.
I carabinieri poco dopo intercettano Nardella che parla con Adinolfi dell’attacco e gli chiede come si comporta con la Guardia di finanza. Il 17 gennaio Saccomanni prova a portare in Consiglio dei ministri la proroga di Saverio Capolupo a comandante della Finanza per due anni. Adinolfi è infuriato. Scrive un sms a Luca Lotti: “Veramente allucinante oggi il ministro Saccomanni ha portato in Consiglio 6 mesi prima la nomina di Capolupo. Siamo senza parole, un ministro che non si sa se resta, 6 mesi prima porta in consiglio una nomina così”. Lotti si giustifica: “Con nostra avversione ”.
E Adinolfi: “Ok ma non è passato”. Lotti: “Ti chiamo e ti spiego quello che è successo. Ha fatto Matteo ieri”. Così Lotti rivendica lo stop momentaneo a Capolupo come un merito di Renzi.
La sera poi Adinolfi organizza una cena con Bardi (comandante in seconda, ora in pensione) e Giorgio Toschi, in corsa ora per diventare numero uno insieme al rivale Luciano Carta, dal quale Adinolfi non voleva farsi sorpassare. La cimice del Noe nella Taverna Flavia capta poche frasi. Il 28 gennaio Nardella chiama Adinolfi e gli dice che la nomina “è una vergogna” e che ne parleranno a tavola il 5 febbraio. Sempre alla Taverna Flavia.
Ci sono Adinolfi, Nardella, Vincenzo Fortunato e Maurizio Casasco, presidente dei medici sportivi. Parlano della nomina di Capolupo “Nardella – scrive il Noe - dice che è inquietante questa cosa e chiede il motivo. Adinolfi dice questo è il punto, siccome il Governo andrà a casa, ci deve essere qualcosa sotto. Fortunato risponde che non è che inspiegabile e accenna alla Opicons (Consulenza immobiliare e finanziaria) che lui (riferendosi a Letta) ha un problema specifico”.
giulio con il padre giorgio napolitano e ignazio marino
Non è chiaro quale sia questo problema. Adinolfi così prevede il suo destino: il generale Delle Femmine andrà a fare il numero due all’Aise, lui diventerà comandante in seconda sotto Capolupo. È quello che accade: “In modo che il cerino resti in mano a me come Comandante in seconda e io mi faccio mettere i piedi in testa da Capolupo. Non è che sto li e aspetto che lui tiri la volata a Luciano Carta”. Adinolfi non ci sta: “Mi vado ad incatenare avanti a via XX Settembre. Voglio che il Ministro lo ascolti”.
Nardella è d'accordo ma spiega al Generale che Saccomanni non è interessato alla Guardia di Finanza. Chissà perché Renzi, Nardella e Lotti sono così disponibili con Adinolfi. Quando parlava con Nardella della sua nomina, Adinolfi comandava la Gdf della Regione Toscana ed Emilia, la struttura che avrebbe potuto indagare sulle eventuali malefatte di Nardella e di Renzi.
3. SANNO QUALCOSA DI GIULIO. UN’OMBRA SU RE GIORGIO
Vin.Iur e M.L per il “Fatto Quotidiano”
Il 5 febbraio 2014, quando già la staffetta era matura, alla Taverna Flavia di Roma pranzano in quattro: il vicesindaco (poi sindaco) di Firenze Dario Nardella, il generale della Guardia di Finanza allora a capo di Toscana ed Emilia-Romagna Michele Adinolfi, oggi comandante in seconda della Gdf, il presidente dei medici sportivi Maurizio Casasco e l’ex capo di gabinetto del ministro Tremonti nonché presidente di Invimit, società di gestione del risparmio che amministra immobili pubblici ed è di proprietà del ministero dell’Economia, Vincenzo Fortunato.
I carabinieri del Noe guidati dal colonnello Sergio De Caprio intercettano il colloquio con una cimice sotto il tavolo. Due le partite: la nomina a sorpresa del generale Saverio Capolupo, anziché di Adinolfi, al vertice della Finanza da parte del morituro governo Letta.
gianni letta e gianni de gennaro
E la staffetta tra questi e Renzi, amico dei commensali. In questo contesto l’attuale numero due della Guardia di Finanza dice che il figlio di Napolitano “Giulio oggi a Roma è potente, è tutto”. Poi sembra dire che il capo dello Stato sarebbe ricattabile perché “l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro e (Enrico, ndr) Letta ce l’hanno per le palle, pur sapendo qualche cosa di Giulio ”. Nardella non fa una piega, anzi. Scrive il Noe: “Nardella dice che la strada è più semplice. Bisogna fare la legge elettorale e andare alle elezioni anticipate”.
Poi dice che Letta gli sembra “andreottiano” e “attaccato alla seggiola”. E allude malizioso: “A meno che non ci sia anche da coprire una serie di cose, come uno nomina sei mesi prima il comandante, perché... a me è venuta la Santanchè pensa, che dice tanto tutti sanno qual è la considerazione di Giulio Napolitano. Prima o poi uscirà fuori”.
MARIANNA MADIA GIULIO NAPOLITANO 2
Insomma, il segreto non sarebbe più tale. “Se lo sa la Santanchè, vabbè ragazzi”. Adinolfi resta sul tema: “Giulio oggi a Roma è tutto o comunque è molto. Giusto? Tutto, tutto... e sembra che... l'ex capo della Polizia ... Gianni De Gennaro e Letta ce l’hanno per le palle, pur sapendo qualche cosa di Giulio”. Nardella commenta criptico: “A quello si aggiunge, quello è il colore...”, seguono parole incomprensibili. Fortunato pensa al potere del figlio del presidente: “Comunque lui è un uomo, c’ha studi professionali, interessi.
Comunque tutti sanno che lui ha un’influenza col padre. Come è inevitabile... ha novant’anni c’ha un figlio solo”. Nardella concorda: “È fortissimo!”. Adinolfi: “Non è normale che tutti sappiano che bisogna passare da lui per arrivare” e Nardella sembra accennare a un possibile conflitto di interesse: “Consulenze, per dire consulenze dalla pubblica amministrazione”.
A conferma dell’ipotetica relazione tra la nomina di Capolupo e una presunta ricattabilità di Giulio Napolitano c’è una telefonata del giorno seguente. Antonello Montante, presidente di Confindustria Sicilia e delegato per la Legalità di Confindustria nazionale, parla con Adinolfi. Mentre aspetta Montante confida a qualcuno vicino: “Perché è stato prorogato... chissà perché... Figlio di puttana ha beccato ha in mano tutto del figlio di Napolitano, tutto... me l’ha detto Michele... ha tutto in mano sul figlio di Napolitano”. Dove Michele, secondo i carabinieri, è Adinolfi.
GIULIO E GIORGIO NAPOLITANO FOTO LA PRESSE
Non è chiaro, dalla registrazione, cosa abbia in mano Capolupo. Potrebbero essere parole in libertà ma una democrazia non tollera ombre. Anche Giorgio Napolitano non esce bene dalle intercettazioni, come quella di una conversazione tra Fabrizio Ravoni, già al Giornale dei Berlusconi e poi a Palazzo Chigi con Berlusconi e Fortunato.
Il Noe definisce “interessante” la conversazione del 5 febbraio 2014 in cui il burocrate più potente ai tempi di Tremonti, “in contrasto con l’attuale governo Letta sente il bisogno di esternare circa un ruolo anomalo di Giulio Napolitano. Il discorso –prosegue il Noe – parte da Fortunato che racconta a Ravoni le sue considerazioni sull’azione del Presidente della Repubblica, che avrebbe favorito provvedimenti favorevoli al figlio Giulio imponendo il rigore su altri:
‘Guarda è un uomo di merda io so ’ convinto da tempo... prima ha fatto cadere questo poi ha spostato il rigore a parole perché tra l’altro quando si trattava di far passare i provvedimenti per l’Università che gli stavano al cuore al figlio era il primo a imporci le norme di spesa ma comunque poi ha imposto a tutto il paese un anno di governo Monti al grido rigore, rigore, rigore...’”. E il Noe ricorda che Napolitano jr. è professore ordinario a Roma tre.
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