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1 - SENATO, SFIDUCIA RESPINTA RENZI: "IL GIUSTIZIALISMO È UNA VERA BARBARIE"
Giovanna Casadio per “la Repubblica”
«Nessuno vuole mettere coperchi all'inchiesta sul petrolio in Basilicata». Non il governo. Non Renzi che chiede ai giudici velocità e chiarezza su Tempa Rossa, l'indagine che ha portato alle dimissioni della ministra Federica Guidi. Ma il premier affronta il doppio round delle mozioni di sfiducia al governo dei 5Stelle e del centrodestra al Senato ieri, lanciando un nuovo "j' accuse" ai giudici. «Io sono per la giustizia non per i giustizialisti, per i tribunali non per i tribuni. L'Italia ha conosciuto figure di giudici eroi ma ha anche conosciuto negli ultimi 25 anni, pagine di autentica barbarie legate al giustizialismo». Sono toni alti, quelli che Renzi usa.
renzi e napolitano assistono all'elezione di mattarella
Non abbiamo scheletri nell'armadio, ribadisce. «Nell' inchiesta di Potenza non c' è alcuna ipotesi di corruzione per il governo». L'unica vicenda penale che vi sarà - avverte riguarderà il processo per calunnia a cui il Pd chiama i 5Stelle. «E vi chiediamo, da cittadini, di rinunciare all' immunità, e vedremo chi vincerà e chi no». Le due mozioni sono archiviate in fretta. Quella dei 5Stelle è respinta con 183 contrari e 96 favorevoli; l'altra del centrodestra con 180 contrari e 93 favorevoli.
Nelle settimane passate tra il premier e l'associazione dei magistrati si era arrivati sull' orlo dello scontro. Nell' aula di Palazzo Madama però l' occasione è istituzionale, si tratta di rivendicare l'operato del governo, di respingere la sfiducia. E Renzi torna a mettere il dito nella piaga delle disfunzioni della giustizia chiamando in causa le responsabilità degli stessi magistrati: «L'avviso di garanzia è stato spesso una sentenza mediatica definitiva, vite di persone perbene sono state distrutte mentre i delinquenti avevano il loro guadagno nell'atteggiamento populista di chi faceva di tutto un erba un fascio. L' avviso garanzia non è mai condanna».
FEDERICA GUIDI MARIA ELENA BOSCHI MATTEO RENZI
Parole dure, che il presidente emerito Giorgio Napolitano apprezza: «Giustizialismo? C' è chi ha pagato un prezzo altissimo». Napolitano pensa alla vicenda del suo consigliere Loris D' Ambrosio finito nelle polemiche per conversazioni intercettate con l'ex ministro Nicola Mancino nel filone trattativa Stato-mafia: «Ci sono stati casi gravi di montature scandalistiche e giornalistiche contro persone che hanno ricevuto un avviso di garanzia e sono state poi scagionate... spesso vengono pubblicati pezzi di conversazioni non contestualizzate, come è successo al mio consigliere Loris D'Ambrosio che ci ha rimesso la pelle per un attacco cardiaco e io queste cose non le posso dimenticare».
Il dibattito politico ruota tutto attorno alla giustizia. I verdiniani, che votano con la maggioranza a sostegno del governo, paragonano Renzi a Craxi. Lucio Barani, craxiano di ferro, che porta sempre un garofano rosso all' occhiello per testimoniare la fede nel socialismo, commenta: «Le dichiarazioni di Renzi in tema di giustizia ricalcano quanto sostenuto anni fa da Crax».
Insorgono le opposizioni, chiedono che «il governo vada a casa». Il premier difende la correttezza della maggioranza sull'emendamento: «È stato discusso, di notte arriva la Befana». Della sfiducia dice che serve come bandierina nei talk show, è una sceneggiata. Cita Mino Martinazzoli per ricordare che «la politica, l'Italia è altrove noi vi aspetteremo là». I verdiniani votano con il governo ma non sono decisivi. Zanda (Pd): «Sono 31 le sfiducie presentate, surreale».
2 - RENZI E NAPOLITANO SCOPRONO LA «BARBARIE GIUSTIZIALISTA»
Laura Cesaretti per “il Giornale”
Un no al «giustizialismo», all'abuso di intercettazione e all' uso strumentale di inchieste e avvisi di garanzia, mai così deciso prima da parte della sinistra: lo dicono, praticamente all' unisono, Matteo Renzi e Giorgio Napolitano nel giorno in cui al Senato si votano le mozioni di sfiducia al governo sul caso Potenza (respinte anche stavolta a larga maggioranza: 183 no contro 96 sì e poi 180 contro 93). Matteo Renzi segue diligentemente per tutto il pomeriggio le accuse che gli rivolgono le opposizioni.
Per poi togliersi la soddisfazione di appioppare uno schiaffo morale ai Cinque Stelle, dando loro una indigesta lezione di garantismo sul caso dell'assessore grillino di Livorno indagato. «L' avviso di garanzia - scandisce il premier a Palazzo Madama - è stato per oltre 20 anni come una condanna definitiva, e si sono scritte pagine di autentica barbarie giustizialista su questo. Vite di persone perbene sono state distrutte, ma un avviso di garanzia non è mai una condanna ed è per questo che non chiederemo le dimissioni del consigliere M5S di Livorno».
I senatori grillini tacciono tramortiti, non sapendo come reagire. E Renzi ha così anche l' occasione per fermare i suoi, che col consueto riflesso pavloviano erano già partiti all' attacco, lieti di poter rendere pan per focaccia ai Cinque stelle. A fare eco al premier arrivano le parole dure di Giorgio Napolitano: «C'è chi ha pagato prezzi altissimi al giustizialismo, grazie anche alla pubblicazione di intercettazioni manipolate. Come è successo al mio consigliere D' Ambrosio, che ci ha rimesso la pelle. Non posso dimenticare».
GIORGIO NAPOLITANO E LORIS D'AMBROSIO
Il dibattito sulla sfiducia si svolge mentre il fronte unito delle opposizioni annuncia di aver raccolto le firme dei loro parlamentari per chiedere il referendum confermativo sulla riforma della Costituzione voluta da Renzi. Una prima mossa di quello che sarà, nei prossimi mesi, lo schieramento del «No» al ddl Boschi, coalizzato dietro la parola d' ordine «cacciamo Renzi da Palazzo Chigi».
Sul caso Potenza, l' inchiesta da cui scaturivano le mozioni, il premier è netto: «Non c' è alcuna ipotesi di corruzione per il governo», sottolinea, rilanciando la sfida ai grillini: «L'unica vicenda penale che ci sarà, sarà quella in cui vi chiameremo a rispondere delle vostre accuse al Pd, augurandoci che rinunciate all' immunità parlamentare».
E respinge l' imputazione di aver fatto passare di soppiatto e nottetempo il famoso emendamento «Tempa Rossa» messo sotto esame dai pm potentini: «Il fatto che l' opposizione abbia votato contro l'emendamento è legittimo, ma dimostra appunto che quella norma fu discussa e votata, altro che infilata di notte. La Befana vien di notte, non gli emendamenti. Intanto da domani si sono 400 dipendenti Eni a Viggiano in cassa integrazione».
TRIBUNALE LEGGE UGUALE PER TUTTI
All'accusa di reggersi sui voti di «transfughi», che gli viene rivolta da Forza Italia e Lega («Questa mozione serve proprio a dimostrare che questo governo di intrallazioni sopravvive solo grazie al sostegno di Ala», dice il leghista Candiani), il premier replica che Verdini e Ncd già sostenevano il governo Letta, «insieme a Fi. Poi Berlusconi ha cambiato giudizio e ha tolto la fiducia. Legittimo. Ma Verdini e Ncd sono rimasti fedeli a quel patto, voi avete cambiato idea». Poi, rivolto ai banchi di Fi, ricorda che «nel 2011 il centrodestra si divise e il governo Berlusconi mantenne la maggioranza grazie a quelli che ora chiamate transfughi, ossia a parlamentari di centrosinistra che, legittimamente, decidevano di passare con Berlusconi».
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