DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
Ugo Magri per âLa Stampa'
Alle 9 di mattina lo spread (rieccolo) era balzato a 200 punti. Pure la Borsa andava male. Un tam-tam aveva sparso la voce di un Grillo inarrestabile, per cui grande agitazione... Poi, però, il trend si è rovesciato, Piazza Affari ha chiuso col segno più. Anche qui la spiegazione è legata ai sondaggi, che nei santuari della finanza circolano sottobanco: dopo quelli del mattino favorevole ai Cinque stelle, ne sono circolati altri che vedono Renzi in testa, da cui l'effetto calmante.
I bookmaker pagano 2,5 una vittoria grillina: segno che giudicano a rischio metterci su dei soldi. E i protagonisti? Nei loro pronostici, di colpo, sono diventati prudentissimi. Quasi umili. Casaleggio, ad esempio, confida a Travaglio che gli basterebbe un voto in più del 26 per cento conquistato dal M5S nel 2013. Berlusconi era partito dando per sicura Forza Italia al 25 per cento, successivamente era calato al 20, ora non disdegnerebbe un 18-19 (dei voti persi per strada darà la colpa ad Alfano).
Renzi non fissa asticelle. «I dati delle ultime ore sono straordinariamente incoraggianti», infonde fiducia ai suoi. Però ospite dalla Gruber mette le mani avanti, «se vince Grillo non mi dimetto, decide il Parlamento». Gli basterebbe anche meno del 30, così assicura, a patto di avere «il gruppo più numeroso nel Parlamento europeo», visto in fondo che di Europa si tratta. Tutti discorsi inevitabilmente viziati dalla propaganda. Il premier sa che non gli basterebbe vincere per un pelo: se vorrà evitare fibrillazioni, deve tenere Grillo a debita distanza, altrimenti nel Pd comincerebbero subito a rimproverargli di non essere l'antidoto giusto al populismo, contro cui Napolitano ha messo ieri in guardia dalla Svizzera (Marchionne totalmente d'accordo con lui). Stesso discorso per i Cinque Stelle.
Il loro vero obiettivo è, quantomeno, mettersi sulla scia del Pd, in modo da tentare il sorpasso al prossimo rettilineo. Casaleggio sul «Fatto» già prefigura un ruolo da ministro per sé e per Beppe, salvo precisare in una nota che i futuri incarichi di governo verranno decisi dai cittadini on-line. E sempre on-line si svolgeranno i processi alle «tre categorie di distruttori», all'«orrendo trio», che nella visione M5S sono giornalisti, industriali e politici (sul sito grillino l'editto integrale), tutti senza distinzione gettati nel falò del risentimento collettivo.
A sua volta l'ex comico deve subire le ingiurie dell'ex Cavaliere che ospite da Vespa insiste nel dargli dell'«assassino» per il triplice omicidio colposo commesso nel 1981, «un incidente d'auto che ha voluto lui» va giù pesantissimo Berlusconi. Il quale così ritiene di vendicarsi per gli epiteti ricevuti da Grillo («pregiudicato») e soprattutto della minaccia poi ritirata di vivisezionare Dudù, cui Silvio vuole più bene ormai che agli umani. Rinfaccia a Renzi di essere diventato comunista. L'unica carta a sorpresa da quella parte la gioca Toti, rivelando che secondo lui Balotelli voterà Forza Italia.
Con queste premesse non è difficile per Renzi accomunare i rivali, «due facce della stessa medaglia», e cestinarli insieme («In Europa non abbiamo bisogno di pagliacciate»). Stasera alle 18 parlerà in Piazza del Popolo a Roma. Berlusconi lo precederà di mezz'ora all'Eur. Invece Grillo invoca masse oceaniche domani a San Giovanni, per la spallata finale.
MATTEO RENZI IN CONFERENZA STAMPA A PALAZZO CHIGI FOTO LAPRESSE GABRIELE BASILICO FOTOGRAFA CATTELAN IN PIAZZA AFFARI GIANROBERTO CASALEGGIO E ELENA SABINA DEL MONEGOSilvio berlu SILVIO BERLUSCONI beppe grillo a firenze
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