DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
Valeria Pacelli per âIl Fatto Quotidiano'
C'è una nomina che preoccupa, più delle altre Matteo Renzi. Quella del capo dell'Aise, il servizio segreto che opera all'estero sul quale il premier, proprio come il suo predecessore Enrico Letta, è cauto a intervenire: a cambiare gli equilibri nel sistema degli 007 si rischia di scottarsi.
Fino al primo febbraio a capo dell'agenzia c'era il generale Adriano Santini, sostituito in questi mesi dal suo vice, Paolo Scarpis, un poliziotto, ex questore di Milano, nominato ad interim. Il mandato di Scarpis, scaduto per limiti di età , è già stato prorogato una volta, ed entro venerdì prossimo Renzi dovrebbe scegliere il successore.
Il premier vorrebbe mettere alla guida dell'Aise una donna. Il nome che gira è quello di Elisabetta Belloni, la 55enne ambasciatrice italiana, già direttrice del personale della Farnesina e stretta collaboratrice del ministro degli Esteri Federica Mogherini. La Belloni ha guidato dal 2004 al 2008 l'unità di crisi della Farnesina ed è anche una possibile presidente dell'Enel. à molto stimata, ma non convince gli apparati dei servizi: "al massimo farà il segretario generale", commenta malizioso uno 007.
Perché nei servizi segreti il nome preferito è quello del candidato interno, Alberto Manenti, il generale che oggi è numero due dell'Aise. Manenti è ben visto anche dagli americani (cosa che aiuta) e dal sottosegretario con delega all'intelligence Marco Minniti. Unico difetto di Manenti: il suo nome è citato in alcune inchieste giudiziarie.
Parla di lui Lorenzo Borgogni, ex capo delle relazioni esterne di Finmeccanica, il 23 novembre 2011 in uno dei suoi interrogatori davanti ai pm napoletani che avevano avviato l'inchiesta su Giuseppe Orsi, ex presidente Finmeccanica, imputato per corruzione internazionale. Borgogni definisce così Manenti (mai coinvolto nell'indagine): "Mi risulta che sia il referente di Orsi all'interno dei servizi segreti".
Nelle trascrizioni delle intercettazioni della Procura di Napoli ci sono anche alcuni contatti, non compromettenti, tra Alberto Manenti e Francesco Maria Tuccillo, referente di Finmeccanica in Sudafrica. Tuccillo raccontò come nella missione del 2009 a rappresentare il colosso italiano in Sudafrica era Vito Roberto Palazzolo, considerato il tesoriere di Totò Riina, arrestato solo nel 2012 a Bangkok dopo anni di latitanza. E sempre nelle trascrizioni delle intercettazioni della Procura di Napoli c'è anche traccia dei contatti tra lo stesso Manenti e Alessandro Toci, ritenuto ex braccio destro di Giuseppe Orsi.
Manenti viene citato anche nell'inchiesta dei pm torinesi che nei primi anni del 2000 indagavano su Telekom Serbia, affare di cui alcuni si sono serviti per calunnie mirate. Il 7 marzo 2001 il deputato di An Italo Bocchino annuncia un'interrogazione parlamentare, mai depositata.
In quel documento Bocchino accusa l'ex premier Romano Prodi di aver avallato l'operazione Telekom Serbia "con ambienti massonici italiani" e aggiunge anche che i servizi sapevano tutto, tanto che "il reparto Sismi guidato da Manenti fece più di una relazione, chiedendo dettagli ulteriori: successivamente fu inviata un'informativa al Cesis e, infine, dopo qualche mese fu resa una nota di compiacimento, con ordine comunque di non interessarsi più della vicenda, in quanto già nota".
Manenti ai pm di Torino ha spiegato di non sapere nulla di quell'affare, anche perché in quegli anni si occupava d'altro e non dell'area dei Balcani. Solo una volta gli era stato dato, per una valutazione, un appunto e qualche ritaglio di giornale. Carte che Manenti non ritenne rilevanti.
Ma c'è anche qualche nome alternativo a Manenti per l'Aise. Come quello di Filippo Maria Foffi, ammiraglio che guida la Squadra navale. Poi c'è Carlo Magrassi, già capo di gabinetto del ministro della Difesa Mario Mauro. E infine il capo di Stato maggiore dell'esercito, Claudio Graziano, che ha comandato il contingente americano in Afghanistan e ha passato tre anni in Libano. Graziano ha un vantaggio rispetto agli altri: è molto gradito al Quirinale.
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