
DAGOREPORT - IL PRANZO DEI VELENI È SERVITO: LUNEDÌ A PALAZZO CHIGI SONO VOLATI PIATTI E BICCHIERI…
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Nei giorni scorsi c’è stato uno dei rari incontri a quattr’occhi fra Paolo Gentiloni e Matteo Renzi. Presente l’inmancabile Maria Elena Boschi doubleface: sottosegretaria alla presidenza e “consigliera” dell’ex premier. Tema della riunione: le nomine pubbliche.
Il Ducetto è stato risoluto, come al solito: tutti confermati, ad eccezione di Mauro Moretti in Finmeccanica, ha ordinato. E, sempre come al solito, Paolino non si è pronunciato. Non tanto per difendere l’amministratore delegato della conglomerata dell’industria militare: anche lui sa benissimo che la condanna a 7 anni per la Strage di Viareggio gli impedisce la conferma. Quanto perché non è d’accordo nella riconferma delle altre poltrone pubbliche. A cominciare da quella di Descalzi.
Se per Finmeccanica, il nome di Alfredo Altavilla (Fca) riscuote consensi, i rumors di palazzo danno per certo al 99% il rinvio a giudizio dell’amministratore delegato dell’Eni. E se così dovesse essere, difficilmente l’uomo indagato per le tangenti in Nigeria potrebbe restare dalle parti del laghetto dell’Eur.
Diventa sempre più folta la folla di chi vuole sostituirlo. E nelle ultime ore si sarebbe aggiunto anche Piercarlo Padoan; forse ispirato da Fabrizio Pagani, suo braccio destro, e consigliere d'amministrazione Eni. Sulle stesse posizioni del ministro dell'Economia, anche altri due ministri come Carlo Calenda e Andrea Orlando. Ora che non c'è più il Ducetto in consiglio dei ministri intervengono sui più diversi argomenti. E nei conciliaboli che precedono il Cdm fanno “taglia e cuci” sui vari boiardi di Stato.
CARLO CALENDA A CAPALBIO - foto Enzo Russo
La risolutezza di Renzi sulle nomine nascondono un timore: se saltano più teste, bisognerà negoziare su ogni poltrona con le diverse “anime” del Pd, a partire con Franceschini e Orlando. E magari sperimentare su incarichi che valgono più di un ministero anche le larghe intese con Berlusconi…
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