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intervento di giovanni legnini
Potrebbe slittare ancora la nomina del procuratore di Milano. La relatrice laica di Forza Italia Elisabetta Alberti Casellati non ha ancora depositato i pareri sui tre magistrati in lizza: i due candidati «interni», Francesco Greco e Alberto Nobili, e quello «esterno», Giovanni Melillo. Se non lo farà entro domani o mercoledì, il Guardasigilli non potrà esprimere il concerto sui tre nomi e dare il via libera al voto entro la settimana.
Maria Elisabetta Alberti Casellati
Il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Giovanni Legnini ha già sollecitato la chiusura della pratica, nelle sue intenzioni bisognerebbe votare giovedì prossimo, anche per non arrivare alle elezioni amministrative con quella poltrona ancora vuota, e per definire una scelta che si trascina ormai dal mese di febbraio. Ma non è affatto scontato che ci si riesca, proprio per i ritardi nell’esame dei «profili». Il sospetto è che in realtà questi rinvii servano proprio a proseguire le trattative sulla nomina, una delle più importanti e delicate che il Csm si trova a dover compiere.
IL PM DI MILANO FRANCESCO GRECO AL CELLULARE
In commissione l’attuale procuratore aggiunto Francesco Greco ha ricevuto 3 voti (dai rappresentanti della «sinistra giudiziaria» di Area e dalla «laica» di centrosinistra Paola Balducci); Alberto Nobili, altro procuratore aggiunto però scaduto dall’incarico, ha avuto il voto del togato di Magistratura indipendente, la corrente di destra; e un voto è andato invece a Giovanni Melillo, attuale capo di gabinetto del ministro della Giustizia Andrea Orlando, proprio da parte della relatrice Casellati, rappresentante del centrodestra. I centristi di Unicost si sono astenuti, e ufficialmente, nelle trattative in corso, non hanno ancora scelto su chi puntare. Ma saranno loro l’ago della bilancia.
I tre concorrenti sono tutti ascrivibili alla componente di sinistra della magistratura, ma la scelta da compiere è tra una soluzione di continuità con la storia della Procura di Milano, che da trent’anni ha visto il suo capo provenire dall’interno dell’ufficio, rappresentata in questo caso da Greco e Nobili, e una scelta di rottura, con la designazione di un magistrato proveniente da fuori. Di qui l’indicazione di Melillo, arrivata dalla componente politica di destra del Csm, che però in plenum potrebbe trovare altri sostenitori nel caso in cui Greco — dato per favorito da molto tempo — non dovesse riuscire a ottenere i consensi necessari.
Su Melillo pesa però la «controindicazione» di aver lavorato a stretto contatto con il ministro; non un giudizio negativo sulla sua professionalità, ma una valutazione di inopportunità (anche simbolica) nel mandare alla guida della Procura forse più importante d’Italia, che con le sue inchieste ha segnato la storia del Paese, una persona che arriva direttamente dal dicastero di via Arenula.
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