A CHI LO SCUDO-CETRIOLO? ALLA SPAGNA! - LA RICHIESTA DI AIUTI NECESSARIA AD ATTIVARE IL MECCANISMO ANTI-SPREAD SEMBRA IL GIOCO DEL CERINO - HOLLANDE METTE FRETTA A SPAGNA E ITALIA COSI’ I MERCATI SI CALMANO E LA FRANCIA EVITA FUTURI PROBLEMI - RIGOR MONTIS ASPETTA CHE SIA RAJOY A CEDERE PER PRIMO E INCONTRA DI NUOVO DRAGHI - MA LA LINEA TEDESCA E’ INSORMONTABILE: VIA LIBERA ALL’ACQUISTO DI BOT SOLO DOPO ALTRO “RIGORE”….

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Enrico Marro per il Corriere della Sera

ROMA - Occhi puntati sui mercati, ma anche su Madrid, Parigi e Francoforte. Il presidente del Consiglio, Mario Monti, si augura che le piazze finanziarie mercati concedano una tregua sullo spread, come hanno fatto venerdì, quando hanno mostrato di aver compreso le novità in arrivo dalla Banca centrale europea, pronta a fare tutto il necessario per sostenere l'euro.

Ma sa che anche una tregua non basta ad evitare il dilemma che tormenta l'Italia e ancora prima la Spagna: chiedere o no l'intervento dello scudo europeo (il fondo Efsf e in prospettiva quello Esm)? E, nel caso, a quali condizioni?
Che il premier spagnolo, Mariano Rajoy, sarà costretto a ricorrere allo scudo viene ormai dato per scontato anche a Madrid. Sarebbe solo questione di alcune settimane, un mese al massimo.

E l'Italia? È vero che il nostro Paese ha una situazione del bilancio pubblico molto migliore di quella spagnola ma è anche vero che non solo sulla Spagna, ma pure su di noi c'è un pressing affinché si chieda l'aiuto. Sarebbe in particolare la Francia di François Hollande a premere, convinta che se Spagna e Italia ricorressero allo scudo ciò potrebbe riportare la calma sui mercati e mettere al riparo la stessa Francia.

Una scommessa tutta da verificare. E che comunque non piace a Monti, che oggi stesso potrebbe incontrare il governatore della Banca centrale europea, Mario Draghi, per esaminare la situazione. Finora il presidente del Consiglio ha detto che l'Italia non è intenzionata per il momento a chiedere gli aiuti europei, aggiungendo che se questa eventualità dovesse diventare concreta, bisognerebbe capire le modalità e le condizioni dell'operazione, che prevede la firma di un memorandum di impegni con la Commissione europea.

In ogni caso, ha osservato lo stesso sottosegretario alla presidenza Antonio Catricalà nell'intervista pubblicata ieri dal Corriere, toccherebbe prima alla Spagna. L'Italia, insomma, non ha alcuna voglia di essere confusa col caso iberico e di fare da cavia. Monti, esattamente come pensa di fare Hollande con Spagna e Italia, potrebbe invece stare alla finestra e vedere che succede a settembre dopo la richiesta di soccorso di Rajoy. Nel frattempo, tra l'altro, dovrebbe arrivare la decisione della Corte costituzionale tedesca sul nuovo fondo europeo Esm e si capiranno meglio anche margini e modalità di intervento della Bce.

Il punto decisivo di una eventuale richiesta di aiuto è il memorandum d'intenti. Secondo il governo Monti non potrebbe essere niente di più che un ribadire gli impegni di risanamento dei conti già presi dall'Italia e valutati positivamente da Bruxelles. Ma è difficile pensare che la Commissione europea e la Bce non chiedano altre misure di rigore prima di mettersi a comprare titoli di Stato italiani e favorire così la discesa dello spread.

È passato solo un anno dalla lettera con la quale la Banca centrale europea "ordinava" all'Italia una serie di riforme (pensioni, mercato del lavoro, liberalizzazioni, eccetera) e nessuno l'ha dimenticata. Forse anche per questo Monti ha più volte detto di voler capire meglio i contorni di un'eventuale operazione di ricorso allo scudo. E un colloquio con l'altro Mario (Draghi) aiuta.

 

 

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