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DAGONOTA
Peccato che nei match televisivi non esista come nella boxe la sconfitta per “manifesta inferiorità”. Già, ogni volta che il deputato del Pd, Andrea Romano, incrocia i guantoni con Marco Travaglio sul ring di “Otto e mezzo” finisce al tappeto ai primi round.
L’altra sera nel talk show arbitrato dalla brava Lilli Gruber il giovane Tarzan della politica italiana - è saltato da un partito all’altro nel giro di pochi anni: Massimo D’Alema, Italia Futura di Montezemolo e Scelta Civica prima di aggrapparsi alla liana di Renzi -, ha mostrato soltanto eccezionali doti d’incassatore nel tentativo disperato di contrastare l’avversario.
Così, ancora una volta, il compito dell’abile direttore de “Il Fatto” è stato proprio quello di aspettare che il povero Romano aprisse la guardia sulla questione mafia-politica (caso Quarto-5 Stelle) per infilzarlo come un tordo allo spiedo.
Giocando di rimessa, Travaglio ha lasciato che il peso piuma della scuderia di Renzi decantasse i meriti del governo per aver approvato una legge che colpisse fenomeni di collusioni mafiose nei partiti per ricordargli che si tratta di un provvedimento-bidone, con norme peggiori di quelle previste nella precedente normativa. Tant’è, gli ha ricordato Travaglio, che la Cassazione ha mandato assolto un imputato che con la vecchia legge era stato invece condannato.
Finito ko, Andrea Romano ha tentato di rialzarsi su accusando il movimento di Grillo di “conflitto d’interesse” per aver deciso l’espulsione del sindaco di Quarto, Rosa Capuzzo, nella sede milanese della società di Casaleggio.
Una sortita alla disperata che ha dato il destro a Travaglio per piazzargli un altro tremendo uno-due: Quarto è un paesino campano di poche anime mentre a palazzo Chigi, sede del governo, il braccio destro del cazzaro-premier, Maria Elena Boschi, ha qualche problema familiare con il padre coinvolto nello scandalo della Banca Etruria.
rosa capuozzo roberto fico luigi di maio
A quel punto del match (a senso unico), Lilli Gruber avrebbe dovuto lanciare la spugna per salvare il malmenato Andrea da una sconfitta per, appunto, manifesta inferiorità. Ma il gong finale ha suonato provvidenziale quando ancora Romano, in stato confusionale, con le cinque stelline che gli giravano in testa, si aggrappava barcollante alle corde del ring nel rispondere alla domanda se il Pd espellerà dal partito l’eurodeputato campano Nicola Caputo, indagato dai magistrati antimafia di Napoli per i voti di scambio ricevuti dalla camorra.
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