DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Elisabetta Soglio per “Il Corriere della Sera”
Ritorna sulla scena, riparte dalla sua terra. Dino Boffo si candida per le regionali in Veneto nella lista di Area Popolare, che appoggia come candidato Flavio Tosi: «Torno con passo umile e molto entusiasmo sul territorio dove sono stato presidente di Azione Cattolica e direttore del settimanale cattolico, prima di andare a dirigere Avvenire». Nato ad Asolo 62 anni fa, direttore di Avvenire dimessosi dopo lo scandalo che lo aveva travolto (da cui è uscito totalmente riabilitato), poi direttore di Tv 2000 fino allo scorso anno.
Boffo, come mai questa decisione?
«Ho ricevuto una richiesta convergente tra territorio e vertici dei partiti. L’ho letta come una sorta di chiamata civile e ora mi butto in un impegno che non voglio circoscrivere alla tornata elettorale ma tengo aperto. Vorrei fare l’animatore culturale e politico di questa area».
Perché proprio il Veneto?
«Perché oggi è luogo giusto, è il “qui e ora” della politica italiana: qui c’è la spaccatura della Lega anzitutto sui contenuti, sull’interpretazione della realtà e sul modo di rapportarsi alla popolazione; qui si sta anche fatalmente prosciugando Forza Italia che non mi pare compattamente entusiasta di seguire Salvini e Zaia. Ecco, da qui si può contribuire a rimodellare lo scenario del centrodestra o dell’area moderata centrale, che vuole star fuori dalle ventose vorticose dei due Mattei».
Renzi e Salvini non bastano?
«C’è una prateria immensa fra loro, elettori che non trovano un riferimento. Spetta a noi dare testimonianza: serve anche al Renzi nazionale che rischia, senza una vera opposizione, di estremizzarsi a sua volta o di sciogliersi nel suo piccolo istinto padronale. Perché anche Renzi dia il meglio di sé ha bisogno di rivali che siano all’altezza».
Voi?
«Io ho aderito alla proposta di Area Popolare, un soggetto a tre gambe composto da Ncd, Udc e una rete di volontariato civile che fa capo a Pierluigi Damian: proprio questa presenza dà colorazione e fa fare uno scatto in avanti a questa proposta nuova».
Dopo le vicende di Avvenire e di Sat, lei aveva deciso di togliersi dalla ribalta. Non teme che quel passato riaffiori?
«Beh, sarebbe ironia della sorte: da quella vicenda è nata l’espressione “Metodo Boffo” riferita a un certo modo di far fuori gli avversari con strumenti impropri in modo da inibirli. Sarebbe singolare venisse ora riapplicato ancora su di me. La decisione di impegnarmi in politica segue la sentenza del Tribunale di Napoli che ha condannato l’autore dell’accesso abusivo al casellario giudiziario, grazie al quale si confezionò un anonimo dispositivo che mi indusse a volontarie dimissioni da direttore di Avvenire».
Ha superato questa vicenda?
«Sono libero e riconciliato rispetto a quanto crudelmente mi è successo e desideroso di andare avanti».
Riconciliato anche rispetto alla Chiesa?
«Ci sono momenti in cui la Chiesa la si serve anche col silenzio, ed è quello che per ora ho scelto di fare».
Cosa pensa di Tosi? Lo conosceva già?
«In realtà l’ho conosciuto ieri (giovedì, ndr ): prima l’ho seguito come cronista e mi avevano convinto lo stile, la sobrietà, le motivazioni che lo hanno portato in campo anche oltre Verona. L’ho incontrato e ho avuto la conferma che si tratta di una persona per bene e affidabile».
Inizia un progetto, dunque?
«Bisogna avere lo sguardo sui tempi medi e sarà decisivo questo prossimo triennio. Si chiude un ciclo di vent’anni, nel quale il centrodestra ha avuto la modulazione che ha avuto col fenomeno Berlusconi. Lui, per motivi anagrafici, è al tramonto e la Lega tira fuori la sua parte peggiore... ».
Serve la terza via?
«Panebianco sul Corriere ha tratteggiato il profilo del rivale necessario a Renzi, la forza mediana e moderata che interpreti con grinta la volontà di stare lontana dagli estremismi. Questa è l’analisi che corrisponde ai pensieri che stiamo facendo noi sul territorio e prima che Salvini, col quale non ho nulla di personale, diventi erede tacito di Berlusconi è bene allertare l’opinione pubblica».
Vede un leader per il centrodestra?
«Ci sono leader in formazione, ad esempio lo stesso Tosi, ma non mancano né nel Ncd né nell’Udc. Quest’area ha indubbiamente una componente di radice cattolica, ma deve essere aperta al mondo laico e liberale come insegnava De Gasperi. Qui bisogna scegliere il leader migliore: da Renzi e Salvini si deve imparare come imporsi nell’immaginario politico della gente seppure con stili diversi; da Renzi si può apprendere pure l’urgenza della concretezza, anche se finora quella del premier mi pare fatta solo di promesse. Non si può sostituire la partecipazione vivace e assediante con un protagonismo esasperato».
La sua campagna elettorale?
«Andrò in giro a incontrare persone e spero di sentirmi dire “Rieccoti, mi ricordo di te”. Il resto lo farò via web» .
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