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Maria Berlinguer per la Stampa
«Rita, mi diceva, se una macchina ti segue per due isolati volta all' improvviso e vai in una delle caserme più vicine. Giravo con una mappa di Montesacro, il quartiere dove abitavo allora e due volte ho avuto davvero paura. Mia sorella invece dovette essere trasferita nella notte da Torino a Catanzaro con il marito e la bambina, l' amica che la ospitava ricevette una telefonata minatoria da un brigatista, "sappiamo che la Dalla Chiesa è lì da lei, le consigliamo di allontanarla, sappiamo dove va a scuola sua figlia".
Papà ha sempre cercato di proteggerci ma certo non ho avuto una gioventù spensierata e mi fa ancora rabbia ripensare al clima di connivenza e simpatia di certi ambienti intorno ai brigatisti. Mio padre, che pure aveva fatto la Resistenza, veniva dipinto come fascista».
rita e carlo alberto dalla chiesa
Il 3 settembre cade l' anniversario della strage del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e della giovane seconda moglie, Emanuela Setti Carraro, assassinati dalla mafia a Palermo nel 1982, una strage per certi versi annunciata dal silenzio che vertici militari e politici avevano fatto intorno al prefetto di Palermo. A cento anni dalla nascita del padre, Rita Dalla Chiesa ci regala un ritratto familiare del generale che ha combattuto in prima linea terrorismo e mafia con Il mio valzer con papà (Rai libri).
Cosa l' ha spinta a scrivere proprio ora?
«Mi è stato chiesto di farlo. Di libri su papà ne sono usciti tanti. Volevano il ritratto di una famiglia cresciuta in caserma, spesso costretta a cambiare città. I ricordi di una ragazza adolescente e ribelle come sono stata. Ho accettato a patto di ricostruire insieme alla storia famigliare anche il clima di quei terribili anni. Chi non li ha vissuti non può sapere cosa sono stati. Anni nei quali potevi perdere la vita solo facendo la fila alla posta. Sparavano a un simbolo, una divisa, non a un uomo. Anni cupi, di piombo. E non solo per la mia famiglia».
Qual è il ricordo più forte?
«Ho visto pochissime volte piangere mio padre. L' ha fatto quando le Br hanno giustiziato Roberto Peci per punire il fratello che stava collaborando. Papà con Patrizio aveva costruito una relazione di affetto, in carcere gli portava dei libri, lo considerava un ragazzo che aveva sbagliato ma recuperabile.
L' esecuzione di Roberto, che con le Br non c' entrava niente, è stata una vera vigliaccata. Quando è morta mia madre il vescovo di Torino ha detto "Dora Dalla Chiesa è solo l' ultima silenziosa vittima del terrorismo". E pure c' era chi aveva atteggiamenti ambigui, in certi salotti intellettuali si pensava che i terroristi fossero solo ragazzi, non assassini».
Come si erano conosciuti i suoi genitori?
«A Bari in caserma, erano entrambi figli di carabinieri, uno generale, l' altro colonnello. Papà aveva 18 anni, mamma 15. Dopo l' armistizio papà, che era un liberale si è unito alla Resistenza. Si sono sposati dopo la guerra.
riina con carlo alberto dalla chiesa
Il loro è stato un grandissimo amore. Mamma era tutto per papà, la sua roccia, la sua cassaforte. L' unica a cui confidava i segreti, ha continuato a scriverle tutte le sere una lettera, anche dopo la sua morte. Nei diari che poi mio fratello Nando ha consegnato a Giovanni Falcone emerge la solitudine di papà. Non è stato mai amato né dai militari né dai politici. Era troppo libero.
toto riina con carlo alberto dalla chiesa
Non guardava in faccia nessuno. Quando tornò a Palermo Giulio Andreotti lo mandò a chiamare. Papà gli disse chiaro che non avrebbe avuto pietà se avesse trovato collusioni nella dc siciliana. Andreotti, scrive papà nei diari, gli disse "stia attento, chi si mette contro quelle correnti normalmente si trova con i piedi stesi". Ma non gli rispondevano al telefono neanche Spadolini, Rognoni e De Mita. Quando arrivò a Punta Raisi non c' era nessuno ad aspettarlo. Per la prima volta lo vidi preoccupato».
Che tipo di padre era?
«Molto affettuoso, quando entrava a casa cambiava sguardo. In un ultimo biglietto, quasi premonitore, ci ha scritto "Voletevi bene sempre, come ora". Amava la musica, adorava Mina e Celentano, Azzurro era la sua canzone.
rita nando e simona dalla chiesa
Era un appassionato di Renata Tebaldi e cercava di convincermi che fosse da preferire alla Callas. Ascoltava anche i cantautori. E' stato il primo uomo a regalarmi delle rose, l' ha fatto ogni anno il 22 giugno, il giorno del mio onomastico. Credeva molto nella famiglia.
Quando mi sono separata dal padre di Giulia non mi ha parlato a lungo. Si è come spento quando è morta mamma. Viveva in una stanza blindata sulla Salaria. Finiva tardi di lavorare e spesso trovava chiusa la mensa dei carabinieri. I suoi uomini gli lasciavano un po' di latte e della frutta in camera. Poi è arrivata Emanuela, un raggio di sole nella sua vita, anche se io ne sono stata gelosa, lo confesso».
Cioè?
«Ero innamorata di mio padre, quando è comparsa questa bella ragazza che aveva la mia età mi sembrava impossibile. Ma fui la prima a dirgli che non poteva vivere una relazione clandestina, "se vuoi sposala, parlo io ai fratelli". Papà non voleva che Emanuela andasse subito a Palermo con lui perché percepiva il pericolo. Povera Emanuela, assassinata a neanche due mesi dal matrimonio».
nando dalla chiesa con rita e fabrizio nel 1984carlo alberto dalla chiesaandreottirita dalla chiesa 3rita dalla chiesa 4rita dalla chiesa 6TUTTI GLI UOMINI DEL GENERALE - CARLO ALBERTO DALLA CHIESACARLO ALBERTO DALLA CHIESA OMICIDIO DI DALLA CHIESAOMICIDIO DI CARLO ALBERTO DALLA CHIESA carlo alberto dalla chiesarita dalla chiesaA 12 DALLA CHIESAron mara venier barbara d urso rita dalla chiesaron mara venier rita dalla chiesa barbara d urso e katia ricciarelliRITA DALLA CHIESArita dalla chiesa foto di baccoCARLO ALBERTO DALLA CHIESASERGIO DE CAPRIO ULTIMO - RITA DALLA CHIESArita dalla chiesa al mareDalla Chiesa Librovenier dalla chiesarita dalla chiesa frizzirita dalla chiesa amicirita dalla chiesa amicirita dalla chiesa da ragazzarita dalla chiesa
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