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"Essere di sinistra non significa salire su un palco, alzare il pugno e cantare Bandiera rossa". Matteo Renzi parla ai 5.000 riuniti al Lingotto per la terza, conclusiva giornata della convention che lancia la sua candidatura a segretario del Pd. Ma parla soprattutto a chi dal Pd è uscito. E sono parole di fuoco.
"Sento riparlare di Ulivo da chi lo ha segato dall'interno, da chi ha fatto concludere anticipatamente l'esperienza di Romano Prodi e questo non sarebbe accaduto se Prodi fosse stato leader di partito", attacca difendendo anche la scelta di appaiare la figura di segretario a quella di candidato premier.
Poi, ironicamente: "Sento parlare di Ulivo da chi è più esperto di Xylella che di Ulivo", e una stilettata parte anche a Michele Emiliano, il governatore della Puglia in cui l'affaire-Xylella è esploso, sostenuto da populisti, complottisti e grillini.
A Emiliano (e ad Andrea Orlando) Renzi manda un saluto in quanto avversari al congresso ma compagni di partito, ma in un altro passaggio sembra sfidarlo apertamente. Accade quando ringrazia quelle regioni, dall'Emilia Romagna al Piemonte, che si stanno battendo concretamente per rendere obbligatorio i vaccini a scuola, laddove Emiliano ha furbescamente scelto una posizione neutra, per non scontentare nessuno (e guadagnare qualche favore in più).
RENZI
logo trolley per il lingotto del pd renziano
Ma le stoccate sono soprattutto tra chi a sinistra assicura di essere il più puro, il più "a sinistra". "Essere di sinistra non significa rincorrere i totem del passato. E non è di sinistra solo chi sale su un palco col punto chiuso cantando Bandiera rossa. Non è con l'amarcord si difendono i più deboli. Questa è una macchietta, non è politica".
Per lo stesso motivo, l'ex premier si schiera a fianco di Matteo Salvini dopo il vergognoso assalto di antagonisti e ultra-sinistra a Napoli: "Noi stiamo dalla parte del parlamentare e del suo diritto di parlare. Lo sconfiggeremo alle elezioni, non impedendogli di parlare".
E un pensiero lo rivolge al sindaco di Napoli Luigi De Magistris, il populista principe: "Non possiamo fare alleanze con chi non accetta il principio della legalità in questo Paese. Quando un sindaco si schiera dalla parte di quelli che cercano di sfasciare la sua città non è da partito democratico, non si sfascia Napoli per un principio ideologico".
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