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Fulvio Bufi per il "Corriere della Sera"
Il Comune di Napoli è a un passo dal fallimento. E quindi Napoli è a un passo dal fallimento. La delibera con la quale la Corte dei conti, il 20 gennaio scorso, ha detto no al piano di riequilibrio finanziario messo a punto dalla giunta guidata dal sindaco Luigi de Magistris, è appena stata depositata e traccia il quadro di una amministrazione incapace di provvedere al futuro economico della città . Per colpe pregresse e per responsabilità attuali. Le une sommate alle altre portano, secondo i giudici contabili, verso un'unica inevitabile direzione: la dichiarazione del dissesto finanziario.
Tecnicamente il Comune ha ancora una possibilità : presentare ricorso entro i prossimi trenta giorni e sperare che le sezioni riunite della Corte dei conti lo accolgano sconfessando il provvedimento emesso dal presidente Ciro Valentino e redatto dal giudice Rossella Bocci. à una possibilità , ma a questo punto nel suo piano di rientro finanziario sembra non crederci più nemmeno lo stesso de Magistris, che parla apertamente della necessità di una legge speciale in favore di Napoli.
Un decreto come il Salva Roma che porti nelle casse dell'amministrazione cittadina il denaro sufficiente per ripianare il disavanzo e poter così evitare che Napoli finisca nelle mani di un commissario prefettizio che la accompagni verso nuove elezioni. Al fallimento economico si aggiungerebbe quello politico del sindaco e della sua rivoluzione arancione così recente eppure ormai già da tempo abbondantemente ingiallita.
Al piano di riequilibrio del Comune la Corte dei conti contesta tutto o quasi. A partire dai crediti inseriti in bilancio, che i giudici contabili ritengono di «insussistenza potenziale» per una cifra pari almeno a 431 milioni di euro.
Perché in quelle voci ci sono le multe e i tributi che l'amministrazione non è capace di riscuotere. L'evasione tributaria, riguarda, secondo quanto scrive la Corte dei conti, il cinquanta per cento dei contribuenti, e la percentuale di multe cancellate negli ultimi cinque anni perché l'amministrazione non è riuscita ad esigerle si avvicina al 30 per cento. Eppure queste voci sarebbero state ugualmente inserite in bilancio.
Ma non solo. Il piano del sindaco e della sua giunta viene ritenuto inaccettabile anche per altre questioni. Dalla dismissione del patrimonio disponibile e di quello di edilizia residenziale pubblica (Erp) il Comune prevede di ricavare in totale 730 milioni di euro. Ma la delibera della Corte dei conti sottolinea che non esiste un cronoprogramma di queste operazioni, e ciò «oltre a incidere negativamente sulla valutazione di congruità del piano, preclude il controllo sul raggiungimento degli obiettivi intermedi».
Non andrebbe meglio con l'alienazione, totale o parziale, delle partecipate, alle quali va imputata circa la metà del debito comunale. Ma manca «una analisi di mercato in grado di valutare l'attendibilità dell'ambiziosa operazione», e se da più di vent'anni non si è capaci di vendere le Terme di Agnano, come ci si riuscirà , si chiedono i giudici, con l'azienda di trasporto pubblico locale, «notoriamente in difficoltà »?
Per non parlare, infine, dei costi del personale, già oggi fuorilegge perché sforano il 50 per cento delle spese totali.
Tutte «opacità », le definiscono i giudici, che non sorprendono l'economista Riccardo Realfonzo, primo assessore al Bilancio della giunta de Magistris, uscito malamente di scena per dissidi con il sindaco: «De Magistris non ha avuto il coraggio di cambiare. I problemi erano noti sin dall'inizio, ma è mancata la volontà politica di affrontarli».
LUIGI DE MAGISTRIS INDOSSA I VESTITI DI UN IMMIGRATO SENEGALESE NEL CALENDARIO DIVERSAMENTE UGUALI DE MAGISTRIS Luigi De Magistris Corte dei Conti RomaPALAZZO SAN GIACOMO - SEDE DEL COMUNE DI NAPOLI
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