DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Francesco Bei per "La Repubblica"
«Qualunque sia il risultato delle amministrative, il governo dovrà andare avanti come se nulla fosse». à questo il patto che hanno siglato nei giorni scorsi Enrico Letta e Angelino Alfano.
Un'intesa politica tra i due quarantenni al timone di palazzo Chigi per sterilizzare in anticipo le prevedibili scosse in arrivo, con due partiti - Pd e Pdl - stretti nel sostegno al governo ma costretti a darsele con vigore nella sfida per le città .
Per questo nelle stanze del governo si guarda con crescente preoccupazione al voto romano. I segnali di un crollo dell'affluenza ci sono tutti. E a farne le spese potrebbe essere soprattutto il candidato del centrosinistra, Ignazio Marino, con conseguenze imprevedibili per la tenuta della maggioranza.
Perché è chiaro che soltanto il voto della Capitale ha un peso tale da poter influire sugli assetti nazionali. «Con tutte le liste civiche che ci sono - riflette Walter Veltroni - sarà difficile capire se i singoli partiti hanno vinto o hanno perso». Insomma, i dati aggregati a livello nazionale - che mettono insieme Isernia con Ancona, Viterbo con Siena - stavolta contano poco. L'importante è sapere chi vince la posta al ballottaggio. A Roma più di ogni altra città .
Il flop di piazza San Giovanni, il luogo simbolo della sinistra scelto apposta per la chiusura della campagna elettorale, è stato solo l'ultimo dei campanelli d'allarme. Per non parlare del confronto in tv tra i quattro candidati, organizzato su Sky, con un deludente seguito di appena 39 mila telespettatori, la metà di quanti si erano sintonizzati sulla stessa rete per il match tra i "campioni" per le primarie romane del Pd.
Lo stesso segretario Epifani, che si è trovato sotto al palco di San Giovanni, è stato costretto ad ammettere il disinteresse che circonda lo scontro Marino- Alemanno. Lo scollamento del popolo di centrosinistra è chiaramente quello su cui punta Alemanno, dato per sconfitto senza appello fino a un mese e in rimonta grazie al traino del Pdl. Un testa a testa Marino-Alemanno avrebbe un effetto sconvolgente sul centrosinistra. E ridarebbe fiato alle truppe demotivate del sindaco.
«La vera posta in gioco è al ballottaggio tra quindici giorni - confida Paolo Gentiloni, il candidato renziano sconfitto da Marino - e sarà comunque una partita difficile per noi. Se vinciamo lo daranno per scontato, se perdiamo... sarebbe un brutto colpo per un partito già malconcio». A quel punto tutti se la prenderebbero con il governissimo, sconfessando le larghe intese e allargando ancora di più le distanze tra il Nazareno e palazzo Chigi.
Ma visto che le brutte notizie non arrivano mai da sole, paradossalmente anche una vittoria di Marino potrebbe avere conseguenze negative per il governo e la tenuta del Pd. «Il problema a sinistra è enorme - spiega una fonte interessata come Andrea Augello, capo della campagna di Alemanno - perché Marino è un candidato eccentrico rispetto alla scelta del governo di larghe intese fatta dal Pd. Se vince, vince da solo. Se perde, perde il Pd».
In effetti Marino ha fatto di tutto per prendere le distanze da Enrico Letta. Non ha votato la fiducia al suo governo, dopo aver già disobbedito alle indicazioni del partito votando Rodotà al Quirinale. Non ha voluto sostegni in campagna elettorale, tranne quello di Zingaretti. E l'intervista concessa a l'Espresso in edicola ha un titolo incontrovertibile: «Che errore le larghe intese».
La speranza a cui si aggrappano i "governativi" - quelli del Pd ma anche quelli del Pdl - è che stavolta le urne potrebbero riservare un'amara sorpresa per Beppe Grillo. La campagna di Marcello De Vito, il giovane avvocato grillino, è stata tutt'altro che travolgente e questo fa ipotizzare un risultato molto al di sotto dell'incredibile 27% conquistato alle politiche. «Centrosinistra e centrodestra - fa notare Gentiloni - si presentano entrambi con molte liste civiche di contorno. Quindi un eventuale risultato deludente dei partiti può essere compensato dal voto alle civiche. Il M5S invece va da solo, con tutti i rischi del caso».
Ignazio Marino Dario Vergassola e Ignazio Marino GIANNI ALEMANNO GIANNI LETTA WALTER VELTRONI FOTO AGF REPUBBLICA jpegIL VOTO PER IL CAMPIDOGLIOIL VOTO PER IL CAMPIDOGLIOAndrea Augello
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