DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Fausto Carioti per “Libero Quotidiano”
super letta katerpillar malago foto mezzelani gmt 013
Facce rubate a un copione dei Vanzina. Perfetti per il ruolo. Già te li vedi in quel momento ‘maggico’ in cui al tramonto si alza il ponentino: mojito in mano, polo d’ordinanza, abbronzatura da gente di mondo e sguardo lontano su una città in caduta libera da duemila anni. Oggi sono al Circolo Canottieri o sulla veranda che dà su via Margutta, domani uno di loro sarà in Campidoglio, ma potrebbero stare da Mastino a Fregene o alle Maldive: la romanità è uno stato della mente.
Sarebbe già arrivato il loro turno, non ci si fosse messa di mezzo l’eterogenesi dei fini, unica forza in grado di governare la città. Scoppia lo scandalo Mafia Capitale e il primo a giovarsene è Ignazio Marino, quello che da mesi girava con uno stormo di avvoltoi sulla testa che lo vedevi pure dai Castelli: il Pd romano è a pezzi, meglio tenersi Marino ancora per un po’ che tornare alle elezioni e farsi massacrare.
Passata la buriana, il cassamortaro Matteo Renzi non fa in tempo a risfoderare il metro per calcolare le misure della fossa che papa Francesco annuncia il Giubileo straordinario. Il metro torna in tasca e il proposito di seppellire l’alieno venuto da Genova rientra nel cassetto.
Ma la cerimonia è solo rimandata, la decisione ormai è presa: Marino non è il sindaco del Pd, subito prima (se i magistrati daranno l’occasione) o subito dopo l’Anno Santo i romani torneranno alle urne e il Partito democratico candiderà un altro, finalmente degno di rappresentarlo. Chi? Qualche mese fa Nicola Zingaretti operava in regime di monopolio. Ma il fratello di Montalbano appartiene all’altra ditta, quella che Renzi vuole togliere da Rai Uno e spedire su History Channel.
ALFIO MARCHINI malago georg gaenswein
Marianna Madia? Bocciata come ministro della Pubblica amministrazione, figurati se riuscirebbe a chiudere un campo rom o il centro immigrati di Tor Sapienza. Ed è qui che si arriva ai due idealtipi vanziniani. Uno già si sa chi è: Alfio Marchini detto Arfio, cinquant’anni compiuti proprio ieri. Sarebbe stato perfetto come candidato della sinistra, ma per una volta sono arrivati prima gli altri.
GIOVANNI MALAGO' BACIA LA MANO A PAPA BERGOGLIO
L’accordo con Forza Italia e Ncd è fatto, la destra romana si prepara a votare per il nipote di «calce e martello», lo storico palazzinaro rosso che donò la sede di Botteghe Oscure al Pci. L’altro, lo sfidante, quello unto da Renzi, per il momento è solo una suggestione (scialla, mica si vota domani), che però prende quota.
Tanto che ieri Giovanni Malagò, presidente del Coni e numero uno del Canottieri Aniene, è stato costretto a smentirla con la frase rituale: «Io candidato a sindaco di Roma? Fantascienza pura. Sono molto felice di essere presidente del Coni». La seconda cosa è vera: «Arrivando al Coni Giovanni ha coronato il sogno della vita», racconta un suo amico.
Ma non esclude la prima, anche perché il mandato al Coni, per quanto rinnovabile, scade nel 2016 e lui, a differenza di Franco Carraro (ex presidente del Coni diventato guarda caso sindaco di Roma), non riesce a governare il sistema calcio, che è come guidare le Nazioni Unite e stare sulle scatole agli americani: qualche problema te lo crea.
ALFIO MARCHINI PREMIATO A UN TORNEO DI POLO DALLA REGINA ELISABETTA
Di sicuro l’idea tra i renziani piace, anche perché un sindaco come lui irrobustirebbe la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024, al momento alquanto gracilina. Si vedrà. Comunque si sta chiudendo un’epoca. Il teatro sperimentale di Marino ha divertito per pochi giorni. Come per il marziano di Ennio Flaiano è arrivato il momento delle pernacchie («un suono lungo, straziante, plebeo»).
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Roma smania per tornare all’unico modello antropologico che la rappresenta: non un medico ligure che non sa dove parcheggiare la Panda, ma il “generone” amico de tutti, quello che sa parlare alla gioventù pariolina e al coatto di borgata come Gandalf sa il linguaggio degli elfi e degli orchi. Uno che gioca a tennis e a calcetto e ha sempre un posto dove lasciare il Ferrarino (problema che Malagò risolve possedendo un’intera concessionaria).
Uno andrà a destra, l’altro forse andrà a sinistra, ma potrebbero aver fatto il contrario e sarebbe stato lo stesso. Nonno partigiano a parte, Marchini è stato azionista dell’Unità e consigliere della Rai in quota Pds. Massimo D’Alema ed Enrico Cuccia si incontrarono nella sua casa di famiglia in via Frattina, ed è stato uno dei fondatori dell’associazione dalemiana ItalianiEuropei.
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Ora dice di non avere mai votato Pci e forse è pure vero. Malagò fa parte del giro di potere romano che ruota attorno a Gianni Letta, il che lo rende un berlusconiano honoris causa. Ma anche Marchini è amico di Letta: «Nel ’94 scommisi con lui che Berlusconi avrebbe vinto le elezioni», ha raccontato a Libero. (Ok, tutta la Roma che conta è amica di Letta, tranne Ignazio Marino, ma questo è un problema più per lui che per l’eminenza azzurrina).
MARCHINI DA BAMBINO CON IL NONNO
A questo punto è inutile aggiungere che Marchini è amico di Malagò e Malago è amico di Marchini. Quando nel 2013 Alfio si candidò alle comunali Giovanni andò a trovarlo più volte. Un’amicizia tra persone che condividono status sociale, relazioni e interessi (un po’ più appartato Marchini, un po’ più glamour Malagò, ma sono le fasi della vita e ambedue conoscono tutto e tutti).
La politica, i circoli che godono a definirsi esclusivi e lo sport, laddove il campione non è il presidente del Coni, che ha vinto solo giocando a calcetto, ma l’altro, che è stato capitano della nazionale italiana di polo. Va a cavallo, nuota come un pesce, fa sci nautico (ha collezionato titoli pure lì, raccontano gli amici): ecco, gli andasse male col Campidoglio, magari per colpa di Malagò, Marchini sarebbe perfetto per guidare il Coni.
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