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L’OCCIDENTE HA PERSO I SUOI VALORI: HA SOLO VALORI CONTABILI - DOPO IL DISGELO PUTIN-TRUMP E L’IPOTESI DI UN CESSATE-IL-FUOCO IN UCRAINA, MOLTE AZIENDE VOGLIONO TORNARE A FARE AFFARI CON MOSCA – SECONDO IL "FINANCIAL TIMES" MATTHIAS WARNIG, UN’EX SPIA DELLA STASI E AMICO PERSONALE DI PUTIN, PERSEGUE DEI PIANI PER RIAVVIARE IL GASDOTTO NORD STREAM 2 FRA LA RUSSIA E LA GERMANIA. WARNIG AVREBBE CERCATO PURE UNA SPONDA CON L'ENTOURAGE DI TRUMP - PICHETTO FRATIN, MINISTRO DELL’AMBIENTE, NON HA CHIUSO A UN RITORNO DEL GAS RUSSO...
Federico Fubini per corriere.it - Estratti
Nell’aprile di due anni fa un decreto firmato da Vladimir Putin sequestrava le attività in Russia della Danone e della danese Carlsberg, assegnandole a un’agenzia del governo. La gestione degli impianti del gruppo francese del latte e derivati, che contava diecimila addetti, fu assegnata a un manager di nome Yakub Zakriyev: il suo principale merito era l’essere nipote del leader ceceno Ramzan Kadyrov. Gesti del genere sembravano segnare la fine, almeno per decenni, dei rapporti d’affari fra la Russia e l’Occidente. Eppure, visti dopo il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, alla luce delle sue telefonate con Putin, appaiono improvvisamente relegati al passato.
La voglia di concludere accordi con aziende russe o accedere mercato del Paese, mai scomparsa del tutto in Occidente, è di nuovo una leva nelle mani del Cremlino per spezzare l’isolamento di Mosca.
Non a caso al primo vertice ufficiale fra delegazioni degli Stati Uniti e della Russia, un paio di settimane fa, Putin ha scelto di inviare anche Kirill Dimitriev. Amministratore delegato del fondo sovrano russo per gli «investimenti diretti», Dimitriev in Arabia Saudita ha subito parlato di «joint-venture con partner americani» per progetti in Russia. Non sarebbe la prima volta per lui, anche nei rapporti con Trump: secondo il New York Times il manager, da sempre fedele a Putin, è stato fra i primi nel 2016 a cercare a mettersi in contratto con Trump dopo la vittoria elettorale a sorpresa del tycoon.
È documentato che l’anno dopo Dimitriev fosse alle Seychelles a discutere con Erik Prince, all’epoca un emissario d’affari di Trump stesso. Oggi l’emissario russo sembra soprattutto avere il compito di coinvolgere uomini di business americani in lucrosi progetti in Russia, in particolare nelle risorse naturali. Del resto è stato Putin stesso a offrire a Trump lo sfruttamento dei minerali del Donbass occupato, chiaramente per compromettere gli Stati Uniti e forzarli a riconoscere come russi i territori aggrediti
Ma quando il segnale arriva da così in alto, non sorprende che anche certi vecchi personaggi si riattivino per cercare di riannodare antichi legami. Il Financial Times ha scritto di recente che Matthias Warnig, un’ex spia della Stasi e amico personale di Putin, perseguirebbe dei piani per riparare il gasdotto Nord Stream 2 fra la Russia e la Germania. Warnig avrebbe cercato di mettersi in contatto con la cerchia attorno a Trump, per attivare degli investitori statunitensi con il sostegno dell’amministrazione.
Nulla fa pensare che un progetto del genere stia andando avanti, ma il disgelo fra Putin e Trump e l’ipotesi di un cessate-il-fuoco in Ucraina stanno già facendo riemergere le posizioni di chi non vorrebbe tagliare i ponti con la Russia. In Italia Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente, sulla Stampa non ha chiuso a un ritorno del gas russo: «Se un accordo di pace c’è, a quel punto entra in gioco tutto», ha detto una decina di giorni fa. «Da un punto di vista economico determinerebbe sicuramente un effetto positivo».
Il commissario europeo all’Energia Dan Jorgensen, danese, si è detto del tutto contrario.
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