DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Marco Imarisio per corriere.it - Estratti
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La realtà non esiste. E di sicuro non compete ai 112 milioni di russi che da oggi a domenica sera si recheranno alle urne sapendo che il futuro è già scritto. Putin non ha mai amato le campagne elettorali, nel 2008 le definì «una inconcepibile perdita di tempo», e non ha certo cambiato idea. Ancora peggio per i dibattiti con gli altri candidati. «Inutili e poco interessanti».
Ma questa volta non ha neppure ritenuto necessario spiegare perché richiede alla gente un quinto mandato, che lo manterrà al potere fino al 2030. Agli albori della sua ascesa allo status di zar, nel 2000 e nel 2004, aveva parlato a lungo della minaccia terroristica. Nel 2012 aveva citato spesso come esempio virtuoso gli operai della Uralvagonzavod che promettevano di liberare Mosca e le altre metropoli dalla «feccia liberale» che protestava contro la staffetta tra Dmitri Medvedev e lui.
E nel 2018, con l’orizzonte rivolto ai Mondiali di calcio ospitati per la prima volta, aveva mitigato o condonato la pena a decine di oppositori, tra cui lo stesso Navalny, ponendosi come garante della stabilità e del buon nome della Russia presso il mondo intero.
Il videomessaggio
Nella Russia del 2024, con quattrocentomila soldati già morti al fronte e ogni forma di opposizione azzerata, Putin non ha avuto bisogno di spiegare perché la gente dovrebbe votarlo. «È una manifestazione di patriottismo» ha detto nel video messaggio inviato ieri alla nazione. Tanto, tutti sanno già come va a finire. L’iniziativa del Mezzogiorno contro Putin, che invita gli oppositori a presentarsi ai seggi alla stessa ora di domenica, si annuncia come un’azione di testimonianza, tanto visibile all’estero quanto ininfluente in patria. Per portarsi avanti, ieri pomeriggio la procura di Mosca l’ha bollata come illegale. L’alternativa non esiste.
Domenica sera si saprà il nome del vincitore, e come noto la corsa non si annuncia serrata. Lunedì saranno comunicate le percentuali e l’affluenza, che deve essere superiore a quella del 2018 (65 per cento), per evidenziare come nei momenti delicati il popolo si stringe intorno al suo zar. Per quel che vale, Vtsiom, il Centro panrusso di studio dell’opinione pubblica, l’istituto demoscopico ufficiale, attribuisce a Putin l’82% dei voti, con una affluenza attesa al 71%. Agli «sfidanti» chiamiamoli così, Nikolai Kharitonov del partito Comunista, Vladislav Davankov di «Novye Liudi» (Gente Nuova), Leonid Slutskij, erede di Vladimir Zhirinovskij e leader del partito Liberal-democratico, andrebbero percentuali comprese tra il 5 e il 6 per cento.
Il voto elettronico
Sono le prime presidenziali in cui si farà abbondante uso del Deg, il voto elettronico a distanza, che negli osservatori più neutrali solleva qualche perplessità, per usare un gentile eufemismo. Nel 2021, durante le elezioni per la Duma, il Deg ha ribaltato il risultato in nove circoscrizioni di Mosca dove il computo nei seggi tradizionali assegnava la vittoria ai candidati sostenuti da Navalny.
Adesso verrà utilizzato per mobilitare l’elettorato dei pubblici dipendenti e delle imprese statali, e in 29 soggetti della Federazione, comprese le regioni «problematiche» come Mosca e Irkutsk. Nel caso qualcuno si chiedesse che fine ha fatto Golos (significa voce e voto, che in russo sono omonimi), il Movimento in difesa dei diritti degli elettori, il segretario Grigorij Melkoniants, aspetta in prigione l’inizio del processo che lo vede accusato di «Esercizio dell’attività di una organizzazione non governativa riconosciuta indesiderata». Rischia sei anni di reclusione. Ad ogni modo, Putin non ha sciolto l’insidioso dilemma iniziale. Pomodori o cetrioli, «dipende da quello che sto mangiando in quel momento».
vladimir putinvladimir putin vladimir putin
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