
DAGOREPORT - IL PD GUIDATO DA ELLY SCHLEIN? E' COME "'A PAZZIELLA 'MMAN 'E CRIATURE". IL GIOCATTOLO…
SACRIFICARE O NON SACRIFICARE LA “ZARINA”? – GIUSI BARTOLOZZI, POTENTE CAPO DI GABINETTO DI CARLO NORDIO, NON È ANCORA INDAGATA, MA È LEI AD AVER FORNITO UNA VERSIONE DEI FATTI “INATTENDIBILE E MENDACE”, SECONDO GLI ATTI DEL TRIBUNALE DEI MINISTRI – BARTOLOZZI HA RACCONTATO DI NON AVER SOTTOPOSTO A NORDIO LA BOZZA DEL PROVVEDIMENTO CHE AVREBBE EVITATO LA SCARCERAZIONE DEL TORTURATORE LIBICO: UNA FRASE CONTRADDITTORIA, VISTO CHE AVEVA DETTO DI AVER INFORMATO NORDIO “NON APPENA AVUTO NOTIZIA DELL’ARRESTO”: “CI SENTIAMO QUARANTA VOLTE AL GIORNO, SEMPRE, OGNI COSA CHE ARRIVA. OGNI VOLTA CHE C’ERA LUI, C’ERO ANCH’IO” – LA CHAT SU SIGNAL E LE VOCI CHE SI INTENSIFICANO IN MAGGIORANZA: “O SI SACRIFICA LA ZARINA, O NON SE NE VIENE FUORI”
GIUSI BARTOLOZZI NEI GUAI PER ALMASRI. I GIUDICI: “HA MENTITO, SENTIVA NORDIO 40 VOLTE AL GIORNO”
Estratto dell’articolo di Giuliano Foschini per www.repubblica.it
"Basta, basta, basta! Non comunicate più! Segnati su Signal. Non faccia altro e si fermi così". Negli atti trasmessi dal tribunale dei ministri al Parlamento emerge una posizione particolarmente delicata: quella della capa di gabinetto del ministero della Giustizia, Giusi Bartolozzi.
È lei che parla a un dirigente del ministero chiedendo, poche ore dopo l’arresto di Almasri, di bloccare non soltanto le comunicazioni. Ma anche ogni atto che avrebbe potuto evitare la scarcerazione del torturatore libico. Anche quelli sollecitati dalla Corte di appello.
È lei che, davanti ai magistrati, ha fornito una versione dei fatti ritenuta “sotto diversi profili inattendibile e, anzi, mendace”, si legge negli atti. Oggetto dello scontro la bozza del provvedimento, preparato dagli uffici, e che avrebbe consentito di evitare la scarcerazione di Almasri.
GIORGIA MELONI E IL CASO ALMASRI - MEME BY FAWOLLO
Bartolozzi ha raccontato di non “aver ritenuto opportuno di sottoporgli quella bozza”. “Un’affermazione contraddittoria laddove affermava, da un lato, che, non appena avuto notizia dell'arresto, ne aveva informato il Ministro”, scrivono le magistrate. Aggiungendo: “Dopo la prima riunione su Signal del 19, lo aveva richiamato.
E, in generale, “si sentiva con lui quaranta volte al giorno, sempre ogni cosa che arriva...noi ci sentiamo immediatamente; io quando ricevo gli atti glieli mandavo... ogni volta che c'era lui, c'ero anch'io”, scrivono citando un passaggio del verbale della Bartolozzi.
Per arrivare quindi alla conclusione che non fosse verosimile che non le avesse sottoposto il provvedimento. E ancora.
GIORGIA MELONI - CARLO NORDIO - MATTEO PIANTEDOSI - ALFREDO MANTOVANO
“È logicamente insostenibile”, dice il tribunale dei ministri, “che si sia arrogata il diritto, così violando la normativa regolamentare, di sottrarre al Ministro […] un elemento tecnico da valutare e tenere in considerazione ai fini della decisione da assumere”.
“In terzo luogo”, si legge ancora negli atti, la Bartolozzi avrebbe mentito quando diceva che non si erano posti i problemi dei tempi. “La dirigente del ministero ricordava espressamente di aver parlato del problema dei termini da rispettare, tant'è che le aveva anche informate che l'udienza della Corte d'Appello era stata fissata per il giorno 21 gennaio.
In più, quanto al contenuto delle riunioni con gli altri vertici istituzionali, era stato raccontato che non era stata affrontata solo la questione giuridica sulla legittimità o meno dell'arresto ma anche il cosa sarebbe stato fatto nell'eventualità in cui la Corte d'Appello avesse disposto la scarcerazione dell'Almasri”.
BARTOLOZZI , LA "ZARINA" DI VIA ARENULA A RISCHIO PROCESSO SENZA IMMUNITÀ
Estratto dell’articolo di Fra.Mal. per “la Stampa”
[…] A Palazzo Chigi […], il vero timore è costituito dalla possibilità che il fronte giudiziario si sposti su un'altra figura chiave del dossier. Quella di Giusi Bartolozzi, capo di gabinetto di Nordio, protagonista quasi indiscussa dei documenti inviati ieri dal Tribunale dei ministri al Parlamento.
È lei - sospettano - l'anello debole che potrebbe spezzare la catena. Per questo mentre i documenti dell'inchiesta sui ministri varcano la soglia di Montecitorio, il nome della "zarina" di via Arenula - indicato ben 25 volte nelle carte - diventa centro di gravità delle tensioni interne.
ALFREDO MANTOVANO E CARLO NORDIO - INAUGURAZIONE ANNO GIUDIZIARIO FORENSE
I documenti raccontano che il 18 gennaio, quando il generale libico Almasri viene arrestato a Torino su mandato della Cpi, l'allerta scatta subito al ministero della Giustizia. A innescarla è Luigi Birritteri, capo del Dag, che segnala l'urgenza di un atto ministeriale per convalidare la detenzione.
Bartolozzi risponde alle 15.28: «Meglio chat su Signal. Niente per mail o protocollo». Il giorno dopo, la bozza è pronta. Ma resta lì. Senza firma, senza risposta. Ed è proprio quell'assenza, oggi, a inquietare. Se Bartolozzi era informata lo era anche Nordio? E se no, perché?
L'ombra è quella di una gestione parallela, diretta con Palazzo Chigi, probabilmente con lo stesso Mantovano, che avrebbe tenuto all'oscuro il ministro, come paiono confermare anche le ripetute assenze di Nordio dalle riunioni tenute in quelle ore. Un cortocircuito che spiegherebbe la versione traballante fornita in Aula a febbraio. E che apre scenari giudiziari tutti da scrivere.
Il rischio, per il governo, è che la procura di Roma decida di indagare proprio su di lei. Per questo, in ambienti di maggioranza si inizia a soppesare una scelta drastica: «O si sacrifica la zarina, oppure non se ne viene fuori», sussurra un parlamentare. Intanto, Giorgia Meloni tiene la linea del gelo. Nessuna fuga in avanti, nessuna esposizione. Il messaggio, fatto filtrare da FdI, è secco: «Serve freddezza e gestione del tempo». […]
LA LINEA DELLA FEDELISSIMA NELL’UFFICIO DI VIA ARENULA: NON TEMO NIENTE E CHIARIRÒ OGNI DUBBIO. BARTOLOZZI SI MOSTRA SICURA E STUDIA LE CONTROMOSSE
V. Pic. Per il “Corriere della Sera”
CARLO NORDIO ALBERTO RIZZO GIUSI BARTOLOZZI
Alle 21 […] Giusi Bartolozzi, potente capo di gabinetto del ministro Carlo Nordio, è nel suo ufficio in via Arenula. E chi l’ha appena incrociata la descrive come «serena, tranquilla. Ha passato la giornata a lavorare. Non teme assolutamente nulla e quando potrà chiarirà qualsiasi dubbio».
Non è tipo da «graticola», la plenipotenziaria di Nordio che i suoi detrattori al ministero chiamano la «zarina». E nemmeno nel giorno più lungo del caso Almasri, scandito dall’attesa delle carte dell’inchiesta che i magistrati del Tribunale dei ministri hanno inviato alla Camera chiedendo l’autorizzazione a procedere per il suo ministro accusato di favoreggiamento e omissione di ufficio, perde il sorriso e lo sguardo altero.
alfredo mantovano carlo nordio - foto lapresse
Alle 13, quando arriva alla Camera accanto a Nordio, sa bene di essere nuovamente al centro della scena politica e giudiziaria. E non nasconde il proprio fastidio per l’uscita di Cesare Parodi, il capo dell’Anm che a domanda esplicita dell’intervistatore di Radio anch’io sull’eventualità di un processo nei confronti di Bartolozzi non ha precisato di non essere a conoscenza dell’esistenza di un procedimento che la coinvolga. Soffermandosi invece sul fatto che «ci sarebbero riflessi politici».
Affermazioni che scatenano il putiferio per il sospetto che Parodi sia a conoscenza di dettagli di un’inchiesta della quale non si è mai saputo nulla, nemmeno di una eventuale iscrizione di lei nel registro degli indagati.
Da lì l’irritazione. Tanto che appena due ore dopo, quando Parodi è costretto a scusarsi per quella frase apparsa sulle agenzie («ma mai pronunciata») e le invia un messaggio, con allegata la registrazione dell’intervento radiofonico, proprio per cercare di chiarire quello che definisce un gigantesco equivoco, Bartolozzi sceglie di non rispondere.
È infastidita e non lo nasconde. Anche se in questi mesi ha sempre ostentato sicurezza sia per quello che era stato fatto al ministero dal momento in cui era giunta la notizia della cattura fino alla liberazione di Almasri, sia per il proprio operato.
Carlo Nordio e Luigi Birritteri
«Da quando abbiamo ricevuto le carte della Corte Penale Internazionale a quando è stato scarcerato Almasri sono passate solo 24 ore. Non c’è stato alcun ritardo. Abbiamo seguito le procedure in maniera corretta», è sempre stata la sua versione con interlocutori privati.
E anche quando sono filtrate le indiscrezioni sulle raccomandazioni a gestire la vicenda nella massima riservatezza («parliamoci su Signal» per evitare le mail) ha sempre spiegato ai suoi che «questioni delicate che attengono alla sicurezza nazionale non potevano essere scambiate su una casella mail letta da mezzo ministero».
IL POST DI GIORGIA MELONI SULL ARCHIVIAZIONE PER IL CASO ALMASRI
Del resto la sua influenza all’interno del dicastero nessuno può negarla, ed è apparsa ancora evidente ieri, all’ingresso di Montecitorio, quando si è mostrata soddisfatta per la nota durissima del Guardasigilli in aperto contrasto con Parodi. Un segnale forte che, a dispetto degli auspici dell’opposizione, non c’è alcuna intenzione di sfiduciarla o spingerla alle dimissioni. Ma di fare quadrato attorno a lei, preparandosi a respingere un eventuale processo Almasri bis per lei, non coperta da immunità parlamentare o di governo, in procura.
Perché il sospetto della maggioranza è che un processo simile altro non sarebbe che il tentativo di far rientrare dalla finestra ciò che in Parlamento uscirà dalla porta. Vale a dire richiamare in causa la premier Meloni, appena archiviata, insieme con i ministri Nordio e Piantedosi e il sottosegretario Mantovano, stavolta come testimoni e quindi non coperti da immunità parlamentare o di governo.
INFORMATIVA DI MATTEO PIANTEDOSI E CARLO NORDIO ALLA CAMERA SUL CASO ALMASRI - FOTO LAPRESSE.
ALFREDO MANTOVANO ORAZIO SCHILLACI GIORGIA MELONI CARLO NORDIO MATTEO PIANTEDOSI
GIUSI BARTOLOZZI
giusi bartolozzi
Almasri Osama Najeen
GIUSI BARTOLOZZI
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