DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI…
Francesco Specchia per “Libero Quotidiano”
La vera verità è antropologica: per i milanesi di sinistra, Matteo Renzi non è affatto di sinistra.
Sicchè «se Francesca Balzani e Beppe Sala andassero ora, da soli, alle Primarie per il candidato sindaco, la prima prevarrebbe, più o meno col 52% contro il 48%. La candidatura proposta da Renzi è tutt' altro che scontata. Gli 80mila fedelissimi circa delle Primarie si in chiave antirenziana...». Ce lo racconta uno serio, Alessandro Amadori, già fondatore di Coesis Research, anticipando, in linea generale un sondaggio dell' Istituto Piepoli.
Il soldato Sala - percepito come «uomo progetto dall' appeal elettorale trasversale» - aveva dunque ragione a temere i rodei interni al Pd. La tassatrice cortese di Pisapia - un Vincenzo Visco nel corpo di Mary Poppins - conquisterebbe il popolo delle Primarie, il fortino della resistenza umana antiberlusconica, la folla dura e pura che s' abbevera a Radio Popolare afflitta dalla «sindome della bella morte». La paura del Pd è tutt' altro che ancestrale.
michelle obama con agnese renzi maurizio martina emma bonino giuseppe sala a milano
La débâcle vi fu già la volta scorsa con Stefano Boeri, Pd appunto, spazzato via proprio da Pisapia, grumo di Sel e addentellati vari di sinistra. Viceversa, se si candidasse anche Pierfrancesco Majorino, pd di vecchio pelo che, per ora, non si scolla dalle Primarie neanche con le bombe (Emanuele Fiano, uso obbedir tacendo, in pratica l' ha fatto), la sua candidatura toglierebbe voti alla Balzani stessa e favorirebbe Sala. Il quale, probabilmente, una volta candidato oggi vincerebbe a mani basse, attraendo anche gli incerti di centro-centrodestra, realizzando così la Big Tent renziana, il laboratorio amministrativo dell' ecumenico partito della nazione («dipende ovviamente da come Sala si gioca la campagna elettorale»).
Tra l' altro, Majorino, attuale assessore ai servizi sociali, da anni spettro shakespariano confinato nel recinto lombardo di Palazzo Marino, potrebbe, alla fine, recedere dai suoi sogni di gloria; e magari aspirare a una poltroncina romana in via risarcitoria. Nulla di sinistro, nè di sinistra, beninteso. Ma, indubbiamente, in fin dei conti, qui verrebbero a cozzare due weltanschauung, due visioni del mondo antitetiche:
«la Milano manageriale (cioè Sala/Renzi)» contro «la Milano del sociale (Balzani/Pisapia) la federazione della sinistra che tifava, per dire, per Libertà e giustizia, e che per 13 anni ha votato strenuamente contro tutto ciò che potesse apparire vagamente di destra e che, onestamente, non potrebbe, adesso, votare Sala...», continua Amadori. Il quale Amadori smantella anche la teoria delle Primarie di sinistra falsate da possibili infiltrazioni di centrodestra: «Non esiste. A Milano gli elettori di destra non sono di quelli che s' infilano nelle Primarie avversarie. Qui solo il 5% è un voto variabile; il 95% è un voto radicato, militante».
Dunque, ad inerpicarsi sulle guglie della Madonnina e sui terrazzi di Palazzo Marino, ad osservare la città politica dall' alto, si nota un affanno strategico, una corsa ad affilare le armi di tutti contro tutti, nonostante i propositi reciproci di fair play.
Le Primarie saranno, inevitabilmente, un referendum pro o contro Matteo Renzi, non ci son santi. E il fatto che quest' ordalia sia stata fissata, ieri, ufficialmente il 7 febbraio (dopo l' impuntatura del sindaco sul 28 dello stesso mese) per certi versi può sembrare una prova muscolare renziana contro Pisapia; per altri, invece, un modo per accorciare la campagna elettorale della Balzani, un favore al sindaco. Senz' altro è da registrare un dato: Balzani, senza essere ufficialmente in campo, è virtualmente in campo solo da pochi giorni ed è già riuscita a spodestare l' uomo-Expo, incasinare Renzi e sbalestrare perfino quel centrodestra che, per ora, si gode il Risiko avversario senza toccare palla. Ma quello è un altro paio di maniche...
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