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“SALA E TANCREDI? TRATTATI COME DIPENDENTI MALDESTRI E POCO EFFICIENTI DI MANDREDI CATELLA” - IL RIESAME DECIDE SULLA REVOCA O MENO DEI DOMICILIARI PER IL RE DEL MATTONE ACCUSATO DI FALSO E CORRUZIONE. NELLE CARTE I PM MENEGHINI SOTTOLINEANO “IL MODO PADRONALE, AL LIMITE DELL’INVEROSIMILE, E FUORI DALLA LEGGE, CHE CATELLA HA DI INTERAGIRE CON LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE” – LE CHAT CON SALA IN CUI IL COSTRUTTORE VIENE DESCRITTO COME “DIRIGISTA, CHE DETTA LE REGOLE PER PROCEDERE” - LA DIFESA DI CATELLA - CHE SIA STATO UN RE DI MILANO È FUOR DI DUBBIO. IL MODO IN CUI USCIRÀ DALLE AULE DEL TRIBUNALE METTERÀ UN SIGILLO ANCHE SULLA STORIA RECENTE DELLA CITTÀ...

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Enrica Riera per “Domani” - Estratti

manfredi catella beppe sala

 

Il sindaco Beppe Sala? L’ex assessore Giancarlo Tancredi? «Trattati come dipendenti maldestri e poco efficienti» dal “re del mattone” e capo di Coima Sgr, Manfredi Catella. Mercoledì l’immobiliarista, con autista e avvocato al seguito, è entrato nuovamente nel palazzo del tribunale di Milano. I giudici del Riesame lo attendevano per discutere il ricorso sulla revoca o meno dei domiciliari e, dopo un’udienza durata poco più di un’ora, si sono riservati di decidere: lo faranno entro questo venerdì.

 

Intanto i pm che lavorano alla maxi inchiesta sulla gestione dell’urbanistica hanno depositato una nuova memoria di 58 pagine in cui chiedono la conferma della misura cautelare disposta in precedenza dal gip, Mattia Fiorentini.

 

I PROTAGONISTI DELL INCHIESTA DELLA PROCURA DI MILANO SULL URBANISTICA

Nelle carte i magistrati meneghini sottolineano «il modo padronale, al limite dell’inverosimile, e fuori dalla legge» che l’erede di Salvatore Ligresti «ha di interagire con la pubblica amministrazione, servendosi come tramite dell’assessore Tancredi, del direttore generale Malangone e del sindaco Sala, per condizionare a suo vantaggio i pareri della Commissione per il paesaggio, nonché i contenuti dei bandi in cui il comune deve mettere all’asta gli immobili del suo patrimonio».

  

Catella è stato arrestato lo scorso 31 luglio. Per lui l’accusa è di falso e corruzione a causa di un presunto accordo che avrebbe stretto con l’ex membro della Commissione paesaggio di palazzo Marino, Alessandro Scandurra. Più in particolare, secondo gli inquirenti, Coima avrebbe affidato all’architetto almeno 138mila euro di incarichi di progettazione.

 

MANFREDI CATELLA

In cambio Scandurra avrebbe fatto gli interessi della Sgr in seno alla Commissione paesaggio, invece di astenersi per il conflitto di interessi in almeno due sedute. Al contrario, l’ipotesi di induzione indebita per la vicenda Pirellino è stata esclusa dal giudice per le indagini preliminari: decisione contro cui i pm hanno fatto appello.

 

Se però «ogni patto corruttivo» è stato più volte escluso dall’imprenditore e dalla sua difesa, nella nuova memoria dei pm si «ribadisce la presenza di elementi più che gravemente indiziari». «Catella – scrivono ancora i magistrati – attraverso dichiarazioni confuse e incoerenti, avrebbe attribuito a buona fede e trasparenza le condotte che gli sono state contestate a titolo di corruzione».

 

Motivo per cui «le esigenze cautelari permangono al di là delle dimissioni dello stesso dalle cariche in seno a Coima in quanto l’insieme degli elementi di prova e le chat dimostrano in maniera lampante che il patron di Coima è stato sempre in strettissimo contatto con i vertici della politica e dell’amministrazione del comune con i quali condivide le dinamiche da lui dettate».

 

I pm, oltre alla memoria, hanno anche depositato una consulenza di parte per contestare le “parcelle” di Catella all’architetto Alessandro Scandurra, «troppo alte» per risultare verosimili.

MANFREDI CATELLA beppe sala

 

(…) Tra queste anche i messaggi tra il “re del mattone” e il primo cittadino a cui il vicepremier Matteo Salvini ha chiesto, ancora una volta, di valutare un passo indietro.

 

Sempre nelle chat a emergere è un rapporto di grande amicizia tra i due. Ma anche «un sistema allarmante – è scritto nella memoria – di commistione tra condotte corruttive, traffici di influenze, induzioni illecite, di cui Catella risulta protagonista principale: dalla lettura dei messaggi emerge chiaramente la sua figura quale dominus di una sorta di cupola intenta a sviare la potestà pianificatoria e programmatoria dell’ente in favore di un unico centro di interesse».

 

I pm notano, ancora, che alcuni dei progetti di Coima ricevessero dall’amministrazione «parere favorevole nonostante le grossolane lacune». Lo stesso Catella viene descritto come «dirigista, che detta le regole per procedere».

 

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LA GIORNATA DI MANFREDI CATELLA

MANFREDI CATELLA

 

Gianni Santucci per corriere.it - Estratti

 

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In mano, tra le pieghe dell’impermeabile, Catella stringe un’agendina Moleskine con una penna pressata tra le pagine. Si può ipotizzare che abbia annotato appunti, dettagli, riflessioni sulla sua vicenda giudiziaria: così attraversa la porta a vetri del Tribunale del Riesame. L’udienza nella quale i giudici dovranno decidere se mantenere o revocare il suo arresto inizia intorno alle dieci e mezza. Parlano i pm, ribattono i legali, il tutto si prolunga per poco più di un’ora. L’uomo che più ha cambiato lo skyline e l’immagine di Milano negli ultimi vent’anni assiste in silenzio: con la massima concentrazione, il più serio contegno.

 

GIUSEPPE SALA E MANFREDI CATELLA

E anche questo, a considerare la vicenda in prospettiva storica, è segno di un nuovo tempo. Catella, più di chiunque faccia il suo mestiere, può esser preso a rappresentante di una metamorfosi ormai compiuta: negli anni Cinquanta e Sessanta erano i palazzinari, che per nulla si preoccupavano d’apparire potenti e spregiudicati; gli immobiliaristi che li seguirono nella trasformazione (del mestiere, dell’immagine e del lessico), non sono stati esenti da tonfi neppure a Milano, vedi i furbetti del quartierino; Catella ha invece e infine incarnato la figura dello sviluppatorecolui che raccoglie investimenti nel mondo e dialoga con le archistar per costruire boschi verticaliimmobiliarista colto, elegante: che si posiziona il più possibile distante, al totale opposto, da chi un tempo era «re del mattone» (come quel Salvatore Ligresti col quale ebbe un rapporto ereditato dal padre).

 

manfedi catella

La stagione di Ligresti e quella di Catella. Ecco, forse corre proprio su questo filo il giudizio pubblico sulla Milano contemporanea, tra due interpretazioni in tutto e per tutto divergenti: da una parte chi sostiene che, cambiati gli abiti, al fondo la radice sia rimasta la stessa, ovvero il costruttore/sviluppatore che schiaccia o liscia il politico solo per massimizzare il suo profitto. Dall’altra parte (e bisogna dire che è parte di molto maggioritaria) chi spiega che a fronte di una endemica debolezza e mancanza di spessore dei politici, «per fortuna che abbiamo figure di imprenditori che hanno visione, competenza, capacità, ambizione di lasciare un segno anche nella storia dell’architettura della città. Ovvio, non sono benefattori».

GIANCARLO TANCREDI

 

Quasi ad anticipare le polemiche di oggi sui fondi speculativi che investono a Milano (come se prima nessuno ne avesse sentito parlare), in un’intervista al Foglio di qualche mese fa Catella aveva detto: «Io ai capitali pazienti non credo molto, anche le casse di previdenza italiane si siedono al tavolo a discutere solo quando il rendimento atteso supera quello degli investimenti in Btp».

 

Cinquantasette anni, un volume stratosferico di miliardi gestiti e mai un sospetto, un pettegolezzo, un sibilo negativo sulla sua condotta a qualsiasi livello. Del mattone o no, che sia stato un re di Milano è fuor di dubbio. Un re fino a oggi cosmopolita, illuminato, green. E giudiziariamente candido. Ecco perché il modo nel quale Catella uscirà dalle aule del Tribunale metterà un sigillo anche sulla storia recente della città.

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BEPPE SALA MANFREDI CATELLA Manfredi CatellaMANFREDI CATELLA FOTO GIANCARLO TANCREDI E BEPPE SALA I PROTAGONISTI DELL INCHIESTA DELLA PROCURA DI MILANO SULL URBANISTICAMANFREDI CATELLA FOTO