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Matteo Borghi per “Libero quotidiano”
Il saluto romano non è reato, almeno non sempre. Lo ha stabilito ieri, con una sentenza storica, il gup di Milano Donatella Banci Buonamici che ha assolto «perché il fatto non sussiste» dieci persone indagate per una commemorazione, nell’aprile del 2014, in ricordo di Sergio Ramelli, Enrico Pedovi e Carlo Borsani.
Fra gli indagati c’erano l’ex consigliere provinciale di Fratelli d’Italia Roberta Capotosti, il cantante Federico "Skoll" Goglio ed alcuni militanti di Forza Nuova e Casa Pound che avevano commemorato le tre vittime degli anni di piombo (Ramelli e Pedenovi, Borsani fu ucciso nel 1945 dai partigiani, cieco e a guerra finita) col braccio alzato e al grido «presente».
Una scelta che, secondo il pm Piero Basilione, avrebbe violato la legge Scelba del 1952 che vieta di il saluto romano in pubblico. Tesi contraddetta dal giudice per l’udienza preliminare che, appunto, ha prosciolto tutti gli imputati - inclusi Marco Clemente e Matteo Ardolino che avevano chiesto il rito abbreviato - evitando addirittura di aprire il processo vero e proprio.
Visibilmente soddisfatto della sentenza l’ex ministro della Difesa e oggi deputato Ignazio La Russa (FdI) che, da avvocato, ha assistito la Capotosti. «Sono molto contento - ha commentato -: sentenze di non luogo a procedere come queste confermano la mia fiducia nella magistratura. Dal punto di vista giuridico la sentenza è coraggiosa e dà ragione alle nostre tesi: un rito del presente in ricordo di un ragazzo morto non può essere meccanicamente assimilato a un gesto di propaganda del passato.
Tanto più che nel caso specifico a compierlo sono state persone di estrazione politica diversa da Fratelli d’Italia a Forza Nuova, da Casapound fino a Forza Italia». In altre parole alzare il braccio e gridare «presente» non costituisce, automaticamente, un rito "fascista". Per dimostrarlo La Russa ha prodotto, tra le prove, una foto di Papa Francesco in visita al sacrario ai caduti della Prima Guerra mondiale a Redipuglia (Gorizia) su cui campeggia la scritta «presente» a ogni gradone.
Motto tutt’altro che fascista, bensì di origine militare: «Roberta Capotosti - ha precisato La Russa - ha sollevato il braccio in sintonia con la parola presente nella stessa maniera con cui viene alzato dai militari durante la cerimonia del giuramento, che mai nessuno ha ipotizzato come apologia del fascismo».
La scelta dei giudici - secondo La Russa - sana una ferita profonda, che va avanti dagli anni '70 e, per certi aspetti, dal '45. «Tutto è cominciato un giorno di quarant’anni fa (Ramelli è morto il 29 aprile 1975 ndr) quando ci vietarono il corteo funebre per Sergio e non trovammo neppure una chiesa disposta ad accoglierlo, mentre i "compagnucci" ci fotografavano dai balconi.
Lo stesso giorno di un anno dopo (il 29 aprile 1976 ndr) uccisero Pedenovi. Col tempo si è cercato di accreditare Ramelli come un anti-eroe, un estremista di destra, invece che come un ragazzo ucciso senza colpe: nessuno in quegli anni è morto più innocente di lui. La legge Scelba andrebbe abolita, ma è già una grande soddisfazione il fatto che venga interpretata a seconda dei casi, evitando di punire chi si limita a rendere omaggio a un ragazzo morto».
CALCIATORE GRECO GIORGOS KATIDIS SALUTO NAZISTA IL FIGLIO DI ALEMANNO FA IL SALUTO ROMANO INSIEME AD ALCUNI AMICImussolini saluto romano
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