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Carlo Tarallo per Dagospia
E adesso che succede al Pdl in Campania? E' questa la domanda del pomeriggio sotto âo Vesuvio: Nicola Cosentino è libero e ancora in carica, e dichiara che formalizzerà le (annunciate) dimissioni soltanto dopo "aver sentito, nelle prossime ore i vertici del partito a livello locale e nazionale. E' mia intenzione - spiega Nick âo Mericano - liberarmi di questa responsabilità politica e difendermi nel processo dalle accuse infamanti che mi sono rivolte".
Quindi? Gli spifferi pomeridiani a Napoli sono concordi solo una cosa: Cosentino, dopo aver evitato di finire in cella, resterà comunque in sella, anche se non in prima linea. Nessun "commissariamento" a lui sgradito, dunque, ma un passaggio di consegne concordato. "Berlusconi - spiffera chi la sa lunga tra i pidiellini napoletani - ha difeso Nicola fino all'ultimo. Col risultato di oggi alla Camera, qualunque soluzione dovrà essere discussa con lui".
Maurizio Lupi per un commissariamento esterno? L'ipotesi resta in piedi, ma sembra più lontana. Potrebbe prevalere l'idea (ipotesi di queste ore) di un direttorio composto dai cinque coordinatori provinciali, in attesa del congresso. Un organo collegiale che avrebbe come punta di diamante Luigi Cesaro (Giggino âa Purpetta), presidente della provincia di Napoli e fedelissimo di Cosentino. Ma al di là dei numeri ufficiali, delle accuse incrociate tra radicali, leghisti e centristi, la domanda che corre nella Napoli demanettizzata è una sola: "Chi ha salvato il soldato Nick?".
Sono stati davvero soltanto i leghisti antimaroniti e i radicali liberi? Sotto âo Vesuvio sono tutti convinti che nel segreto della votazione (stavolta niente telefonini a fotografare il voto, nessun trucchetto a base di pollice e indice esibiti per renderlo palese, del resto si votava su Cosentino, mica su un Papa qualunque) un soccorso sia arrivato anche da qualche centrista garantista e, perché no, dal Pd.
Casi di coscienza? E chi lo sa. Qualcuno di certo, ma non solo: nella notte più lunga della politica napoletana i telefonini non hanno mai smesso di squillare, e del resto in Campania l'Udc governa con il Pdl cosentiniano in Regione (il vice del presidente Stefano Caldoro è Giuseppe De Mita) e in Provincia (presidente Luigi Cesaro, detto Giggino âa Purpetta, l'uomo che ha accompagnato Cosentino al famoso incontro presso la filiale Unicredit di Roma). Mandare in galera Nick âo Mericano sarebbe stato un colpo pesantissimo agli equilibri politici già fragili, nazionali e regionali, nessuno potrà mai mettere la mano sul fuoco sulla totale compattezza del voto centrista per le manette.
E il Pd? Impossibile escludere che qualche parlamentare sinistrato, contrario alle manette, si sia fatto convincere dalla posizione di Maurizio Turco, radicale libero che ha detto chiaro e tondo "c'è fumus" annunciando il no alle manette della pattuglia pannelliana.
Nessuno saprà mai neanche un'altra cosa: se all'interno del Pdl ci siano stati i temutissimi (da Nick e dal Banana) franchi tiratori, parlamentari ostili per ragioni politiche a Cosentino che avrebbero potuto approfittare dell'occasione per togliersi i macigni dalle scarpe. La lunga notte del pallottoliere, in ogni caso, è stata costellata da sospetti e veleni, e la "quota di sicurezza" veniva calcolata tenendo conto anche dell'eventuale fuoco amico...
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