luca zaia alberto stefani matteo salvini

VIA COL VENETO – NEL PIENO STALLO DEL CENTRODESTRA SULLE REGIONALI, SALVINI FORZA LA MANO AGLI ALLEATI E LANCIA APERTAMENTE LA CANDIDATURA DI ALBERTO STEFANI IN VENETO: “DOPO ZAIA CI SARÀ STEFANI, È FONDAMENTALE”. E IL GOVERNATORE USCENTE DÀ IL SUO APPOGGIO: “TIFIAMO PER LUI” – MA I MELONIANI SI SPACCANO. MENTRE DA ROMA GALEAZZO BIGNAMI, CAPOGRUPPO ALLA CAMERA, USA TONI CONCILIANTI (“È UN NOME APPREZZABILE”), IL COORDINATORE REGIONALE DI FDI, LUCA DE CARLO, FRENA: “NO A FUGHE IN AVANTI” – CHI È STEFANI, L’ENFANT PRODIGE LEGHISTA, FEDELISSIMO DI SALVINI

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

C’È L’OK DI ZAIA, ALBERTO STEFANI SARÀ IL CANDIDATO IN VENETO. MA FDI SI DIVIDE

Estartto dell’articolo di Laura Berlinghieri per www.lastampa.it

 

LUCA ZAIA E ALBERTO STEFANI

Ealla fine è arrivata anche la “benedizione” del presidente. Dovuta - ragionano in molti - e studiata pochi giorni prima, sulla riva del Canal Grande, in un incontro risolutivo con il segretario federale della Lega.

 

È in quell’occasione che i due - il governatore del Veneto Luca Zaia e il “numero uno” del suo partito, Matteo Salvini - avrebbero siglato il patto: il sostegno ad Alberto Stefani alla corsa per il vertice della Giunta regionale e l’attuale presidente schierato come capolista in tutte le province. E ieri, nel corso di una giornata febbrile, attraversata dalle conferme e dai veleni meloniani, è arrivato il sigillo tanto atteso.

 

ALBERTO STEFANI E LUCA ZAIA

«Stefani? È un ragazzo in gamba, che ha i numeri» ha detto Zaia in mattinata, al termine della riunione di Giunta, «L’appoggio di Salvini non è una sorpresa e il suo nome è una buona scelta. Faccio il tifo per lui, lo sosterrò assolutamente, e spero non ci saranno voci dissonanti».

 

E poi: «Ora attendiamo la decisione del tavolo nazionale, sperando che la scelta sia fatta al più presto, così da iniziare la campagna elettorale».

 

Una promozione in piena regola, ripetuta nel pomeriggio, all’inaugurazione del polo dell’infanzia di Trissino: paese del Vicentino da 14 mila anime, ma riuscito ieri a radunare tutte le più alte cariche provinciali del partito. A partire proprio da Zaia e Stefani, schierati per la prima volta insieme, dopo l’endorsement ufficiale.

 

LUCA DE CARLO

Un endorsement che pare non limitarsi ai soli confini del Carroccio. A dirlo, off records, è la maggior parte dei meloniani. Con una voce che ieri, nonostante un tentativo di sfumatura serale, è rimbalzata in tutte le chat di centrodestra.

 

Le dichiarazioni di Galeazzo Bignami, capogruppo alla Camera e nel “cerchio magico” della premier. «Abbiamo la fortuna di avere diverse personalità di grande solidità e capacità amministrativa, e il nome di Stefani è sicuramente importante e più che apprezzabile» ha detto ieri a SkyTg24, «Non ragioniamo nell’ottica di dire “FdI è il primo partito e quindi vogliamo il Veneto”. Lo avremmo già potuto fare, ma non intendiamo farlo, perché bisogna rispettare il territorio e le autonomie».

 

LUCA ZAIA E ALBERTO STEFANI

[...] E parole, al contrario, difficili da digerire per chi pensava fosse arrivata l’ora della rivincita, con la conquista del ruolo più prestigioso nella pièce della politica veneta. A partire dal coordinatore regionale Luca De Carlo, che in serata ha registrato e fatto circolare un video per nulla conciliante, né con gli alleati di partito e né, soprattutto, con i suoi compagni. «FdI ovviamente auspica di conoscere quanto prima la data del voto.

 

Ma auspica pure che il nodo del governatore veneto sia sciolto nel più breve tempo possibile – le parole del deputato bellunese – anche per evitare ciò che abbiamo visto in questi giorni, e cioè tante fughe in avanti e desiderata scambiati per accordi già conclusi».

 

Il prossimo vertice di coalizione si terrà tra domani, 10 settembre, e dopodomani. Immaginare che già questa prima occasione riuscirà a partorire l’esito definitivo della partita è forse un azzardo. Ma allora dovrebbe essere necessario attendere solo un’altra settimana.

 

giorgia meloni e matteo salvini alla camera

L’attesa del voto nelle Marche? L’ipotesi - complici anche le fibrillazioni in Veneto, e non soltanto dalla politica - sembra essere stata scongiurata. E i leghisti sono pronti a presentare il prossimo candidato in regione già dal pratone di Pontida.

 

Alberto Stefani cerca di schivare le domande, ma a modo suo si lascia andare: «Le parole di Salvini? È solo una proposta, sarà il tavolo di centrodestra a decidere cos’è meglio per il Veneto» dice, in equilibrio tra prudenza e scaramanzia. È sibillino anche quando gli si chiede di Zaia capolista della Lega: «Il suo impegno è il presente e sarà il futuro di questa regione». Sibillino, sì, ma chiaro. Finalmente, ecco intravedersi la trama della politica veneta.

 

L'ENFANT PRODIGE DELLA LEGA, PRIMO DELLA CLASSE A SCUOLA E IN POLITICA

Estratto dell’articolo di Cesare Zapperi per www.corriere.it

 

LUCA ZAIA E ALBERTO STEFANI

«Dopo Luca Zaia ci sarà Alberto Stefani, è fondamentale». L'investitura di Matteo Salvini adesso è ufficiale. E a stretto giro è arrivato anche l'appoggio del governatore veneto uscente: «Tifiamo per Stefani candidato del centrodestra».

 

Vinte, almeno così sembrano, le resistenze degli alleati a lasciare la poltrona più importante del Veneto alla Lega, è tempo di schierare gli eserciti. E di indicare il generale chiamato a guidare le truppe. E chi meglio di Stefani, un primo della classe quant'altri mai? Alleati permettendo, naturalmente.

 

MATTEO SALVINI - LUCA ZAIA - FOTO LAPRESSE

A soli 32 anni vanta un curriculum da invidia. A scuola si è diplomato al liceo con un 100/100 e all'Università si è laureato con uno squillante 110 e lode in Giurisprudenza all'Università di Padova, sua terra di nascita, con una tesi in Diritto canonico. […]

 

A 22 anni era già consigliere di minoranza nel suo Comune, Borgoricco. A 26 è entrato in Parlamento (e allora fu il più giovane deputato d'Italia) e poco dopo è stato eletto con maggioranza bulgare alla guida del suo paese.

 

[…]

 

matteo salvini Alberto Stefani - festa per l autnomia a montecchio maggiore

Pochi giorni fa Stefani ha aggiunto una «perla» al suo curriculum. Da vero «civil servant», non ha esitato ad intervenire non appena ha notato, nell'auto davanti a quella con cui si stava recando ad un appuntamento politico, un uomo che picchiava la sua compagna.

 

Ha telefonato subito ai carabinieri e si è messo all'inseguimento contribuendo a far fermare il picchiatore. «Continuo a ripensare alla scena a cui ho assistito - spiega - Una situazione pazzesca. Non potevo non intervenire». Per un leghista,  una medaglia sul petto.

 

Nel partito è passato in pochi anni da commissario a segretario regionale fino, con la nomina da parte di Salvini lo scorso anno, a vicesegretario federale. Un fedelissimo del leader, insomma, al di là di un ruolo che, nelle dinamiche interne, è poco più che ornamentale.

 

Da buon leghista, è da sempre attento al territorio e alle sue istanze. «Identità è politica locale, comunità, difesa dell'ambiente ed ecologismo non ideologico. Identità è difesa dei nostri confini e della nostra storia». Con Zaia ha coltivato un rapporto tra l'amichevole e il deferente, attento a non entrare mai in contrasto.

 

ALBERTO STEFANI - LEGA

Figlio di una famiglia «normale» (papà libero professionista, mamma casalinga), una sorella gemella che fa l'infermiera, non coltiva la passione solo per la politica. Stefani nel tempo libero si diletta con la pittura (a olio e tempera), dedicandosi in particolare ai paesaggi, e con la scrittura, sulla quale mantiene un certo riserbo.

 

E chissà se tiene anche un diario. Con tutte le tappe bruciate e le prossime già in scadenza, c'è materia per sfornare una di quelle biografie politiche che van tanto di moda. 

luca zaia salvini