DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI
1 - COSÌ SALVINI E MELONI SI MARCANO IL DERBY TRA LEADER SUL LUNGOMARE
Tommaso Labate per il “Corriere della Sera”
La notte può portare consiglio, spingere i rispettivi staff ad attivare in extremis un canale diplomatico per fare in modo che le agende facciano tatticamente slittare di un'oretta uno dei due appuntamenti in programma; oppure, magari come segnale di distensione reciproca, per cercare il tavolo comune di una granita o un arancino (a quelle latitudini, al contrario della Sicilia Occidentale, si declina al maschile) da consumare sorridendo a beneficio dei fotografi.
LE STRANE COINCIDENZE DELLA CAMPAGNA ELETTORALE DI SALVINI E MELONI
Se invece tutto questo non succederà, oggi a mezzogiorno il lungomare della città di Messina tornerà ad avere su di sé quei riflettori della politica nazionale che l'ultima volta aveva sperimentato dieci anni fa, quando centinaia di cineoperatori aspettavano l'arrivo a nuoto di Beppe Grillo, alla fine di quella traversata dello Stretto che aveva anticipato di due settimane il boom del Cinque Stelle alle Regionali siciliane e di qualche mese il colpaccio alle elezioni politiche del 2013.
Alla versione messinese del western Mezzogiorno di fuoco di oggi partecipano Giorgia Meloni e Matteo Salvini.
Lei ha inserito nel programma della sua campagna elettorale un incontro al Mercato Vascone, al quale ovviamente parteciperanno anche i candidati della lista di Fratelli d'Italia; lui è atteso alla Marina del Nettuno, accompagnato dal gotha siciliano della Lega.
L'orologio è troppo spietato per pensare che si tratti di una semplice coincidenza: a mezzogiorno parla lei, che poi si sposterà a Catania; a mezzogiorno parla lui, che nel pomeriggio si trasferirà a Scicli e l'indomani a Gela, Ravanusa, Cammarata e Palermo. Entrambi gli appuntamenti sono sul lungomare di Messina, a poco più di tre chilometri l'uno dall'altro.
MEME GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI CURLING
Salvini precisa che va in Sicilia perché là l'hanno invitato e aggiunge che «con Giorgia faremo in modo di vederci: io non ho l'agenda degli altri, se saremo nella stessa città, troverò il modo di abbracciarla, ma io, onestamente, faccio la mia corsa in giro per l'Italia e non so dove vanno gli altri».
E così, per quanto stavolta sarebbero stati i Fratelli d'Italia a piazzare la bandierina in un luogo già «prenotato» dalla Lega, oggi ci sarà la rappresentazione plastica dell'«inseguimento mirato» che Salvini sta facendo su Meloni.
BERLUSCONI SALVINI MELONI - MEME
Una strategia che il leader della Lega intensificherà quando a settembre la campagna elettorale entrerà nel vivo e che è ufficialmente iniziata ieri l'altro, quando l'ex ministro dell'Interno è entrato in scivolata («Mattarella farà quello che riterrà più opportuno») dopo che Meloni aveva ufficialmente «opzionato» la poltrona più importante di Palazzo Chigi («Se vincesse il centrodestra e ci fosse un'affermazione di FdI, non ho ragione di credere che Mattarella possa assumere una scelta diversa»).
Che i due non si siano mai stati particolarmente simpatici non è un mistero. Per mesi, poi, dal giorno dell'elezione di Sergio Mattarella, hanno evitato anche di parlarsi al telefono. Il definitivo ribaltamento dei rapporti di forza fissati dai sondaggi, in attesa di capire se sarà così anche coi voti veri, non ha fatto altro che complicare il quadro.
E così, prende corpo la profezia fatta qualche settimana fa da un collaboratore a Silvio Berlusconi, mentre gli mostrava l'ultima infornata di rilevazioni riservate che fotografavano la progressiva erosione dei consensi del Carroccio a vantaggio di Meloni: «Presidente, faccia pure la campagna elettorale su sé stesso. Perché Salvini punterà a recuperare le centinaia di migliaia di voti che dalla Lega stanno passando a Meloni, la quale eviterà anche solo di citarlo, continuando a fare campagna contro Letta».
Anche se all'apparenza sempre più piccolo, da oggi Salvini spunterà sempre più spesso negli specchietti retrovisori di Meloni. Oggi c'è il mezzogiorno di fuoco messinese, con la minuziosa conta delle presenze ai rispettivi eventi e due applausometri di parte pronti per essere lanciati sui social network. Sempre che qualche manina non scongiuri quantomeno plasticamente l'anticipo di una resa dei conti che comunque, prima o poi, ci sarà.
La campagna del Sud Meloni e Salvini si inseguono in Sicilia
matteo salvini giorgia meloni federico sboarina
Francesco Olivo per “La Stampa”
Nel centro storico di Ceglie Messapica c'è grande fermento: Giorgia Meloni è in arrivo, i blindati della polizia si schierano rischiando spesso di rimanere incastrati tra i vicoli stretti intorno a piazza del Plebiscito. È venerdì, al festival di Affaritaliani.it si temono contestazioni, ma le proteste non ci saranno, anzi, la leader di Fratelli d'Italia viene accolta con grande trasporto.
Due signore, sedute al tavolo di un bar della piazza commentano: «Gli anni scorsi in paese ci si emozionava per l'arrivo di Conte, oggi tutti aspettano la Meloni». Le reazioni degli abitanti della cittadina in provincia di Brindisi, governata da un sindaco di Fdi, non è ovviamente niente più che un piccolo segnale, forse però non insignificante.
matteo salvini e giorgia meloni incontrano silvio berlusconi nella sua villa a roma 18
Al Sud si gioca una partita importante, e in palio c'è anche il consenso enorme che il M5s ha perso per strada. Meloni e Salvini lo sanno e stanno, ognuno a modo suo, battendo il territorio. Oggi la leader di Fdi e quello della Lega saranno entrambi in Sicilia, dove la posta in palio è duplice: oltre alle politiche si vota anche per le Regionali, non proprio un dettaglio da quelle parti.
Meloni, che ha un'agenda piuttosto scarna, sarà prima a Messina e poi a Catania, insieme al governatore uscente Nello Musumeci, non ricandidato dopo la spaccatura nella coalizione. Domani appuntamento a Cosenza. Salvini, al solito, mette in fila un numero impressionante di appuntamenti. Sabato è stato in Puglia, ieri a Rossano Calabro e Vibo Valentia, prima di attraversare lo Stretto: «Sarò a Messina, a Comiso, a Scicli, a Modica. Poi a Gela, a Ravanusa e a Palermo».
I due puntano entrambi sull'immigrazione, Meloni torna a proporre il blocco navale e Salvini insiste nel reintrodurre i decreti che portano il suo nome. Giorgia e Matteo potrebbero incontrarsi, «se capiterà ci abbracceremo», dice lui. A ridosso del voto poi potrebbe arrivare in Sicilia anche Silvio Berlusconi, per un giro elettorale a Palermo e, ipotesi più remota, a Marsala, il collegio dove è stata candidata la fidanzata del Cavaliere, Marta Fascina.
GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI
Al di là delle eventuali effusioni pubbliche, la concorrenza tra Lega e Fdi è evidente quindi anche dall'agenda elettorale. Di voti in palio ce ne sono molti, basti pensare che in Sicilia il Movimento 5 Stelle sfiorò il 50% dei voti e oggi, sondaggi alla mano, sarebbe un miracolo se arrivasse al 20.
Chi si prende quei consensi in uscita? Non tutti Meloni, secondo Antonio Noto, direttore di Ipr Marketing: «Non sta sfondando al Sud, il M5S ha già ceduto in passato l'elettorato di destra. Fdi potrebbe essere il primo partito in Lombardia e non in Sicilia».
matteo salvini giorgia meloni federico sboarina
Un paradosso per un movimento storicamente radicato più a Roma e nel Meridione che al Nord, che oggi sta cambiando pelle, con il progetto conservatore. Un altro elemento va considerato: Meloni vorrebbe abolire il reddito di cittadinanza, da queste parti è un rischio, «sarebbe strano se chi lo percepisce votasse per chi lo vuole cancellare - spiega Mauro Calise, professore di Scienza politica alla Federico II di Napoli -, anche se questa è una campagna rapida e anomala, per cui certi messaggi magari non arrivano». La fretta è un'arma a doppio taglio per Fdi: «Stavolta non c'è nemmeno il tempo di salire sul carro del vincitore, cosa che qui al Sud succede di frequente», conclude Calise.
GIORGIA MELONI CON MATTEO SALVINI SULLO SFONDO
La Sicilia è stato il teatro della più violenta battaglia all'interno del centrodestra. Meloni ha insistito fino all'ultimo per ricandidare Musumeci, ma ha dovuto capitolare davanti alla contrarietà degli alleati. Alla fine l'ha spuntata Renato Schifani. L'esito di questa estenuante trattativa ha dimostrato che sull'isola «Forza Italia è il baricentro della coalizione», dice Giorgio Mulé, sottosegretario alla Difesa e capolista azzurro al collegio di Palermo per la Camera. Le ostilità, almeno per il momento, sembrano finite. Martedì in un vertice al Grand hotel et de Palmes di Palermo si è raggiunto un accordo: d'ora in poi niente più passaggi di deputati da un partito all'altro. Visti i precedenti si tratta di un patto significativo. Ammesso che duri.
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