DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
Se qualcuno pensa che il futuro della Lega sia ancora quello di un partitino servo di qualcun altro, di Berlusconi o di Forza Italia, ha sbagliato a capire. Noi non saremo più schiavi di nessuno. Noi accordi al ribasso non ne faremo con nessuno". Matteo Salvini apre così il suo intervento conclusivo a Pontida.
Dove si reduna una Lega Nord una e trina: quella delle origini di Umberto Bossi che non vuole abbandonare il sogno secessionista; quella dei governatori Roberto Maroni e Luca Zaia, populista ma moderata e pragmatica; infine quella nazionalista e antisistema di Matteo Salvini.
La tre giorni del Carroccio, a vent'anni esatti dalla dichiarazione di indipendenza della Padania (che poi si chiuse con un nulla di fatto, a parte il gesto simbolico), conferma il lento mutamento in corso all'interno del partito. Dove il segretario federale deve ricordare la necessità di restare uniti "come un corpo solo", perché poco prima di lui il Senatùr era stato durissimo nei confronti del nuovo corso.
Ci sono anche le magliette pro Ratzinger, critiche nei confronti di Papa Bergoglio, con la scritta 'Il mio Papa è Benedetto": "Lui aveva le idee chiare sull'Islam - spiega Salvini - chi fa entrare l'imam in chiesa non mi piace".
Bossi quindi, ma anche Roberto Calderoli, arrivato sul palco con torta e venti candeline. Appunto l'anniversario della Padania. "L'articolo 1 l'ho scritto io e finché sarò in vita rimane com'è", spiega il vicepresidente del Senato, con riferimento al primo capoverso dello Statuto leghista che cita l'indipendenza della Padania come obiettivo fondativo. Per Bossi invece il primo nemico rimane Roma: "Siamo nati per la libertà del Nord, la Lega non sarà mai un partito nazionale". Parole che hanno un peso perché, seppur acciaccato, il fondatore rimane una voce rispettata e amata dalla base.
La Lega di mezzo è quella degli amministratori, e in mezzo alla contesa preferisce mettersi da parte. Zaia e Maroni salgono sul palco con consiglieri e assessori: "Il programma del centrodestra è ascoltare il popolo", dice generico il presidente veneto.
Salvini ammette di non aver dormito la notte per preparare l'intervento. "Come gli allenatori del giorno dopo, anche qui ci sono dei segretari federali che hanno la bacchetta magica. Il potere centralista è stato forte, ma possiamo dire che anche noi ci siamo complicati la vita e fatti male da soli?", è la prima risposta a Bossi. Poi: "Se qualcuno pensa di far tornare la Lega un partito del 4 per cento servo di altri non mi interessa, di eleggere venti parlamentari non me ne faccio un cazzo". "Se ti chiami Scajola - ha proseguito Salvini - se stai con Alfano, Fini e Verdini non stai con me. Se voi volete fare patti con questa gente, scegliete un altro segretario federale". E ancora: "Io voglio una Lega forte.
Che cosa farà il resto del centrodestra, lo deciderà lui. Se ha coraggio, viene dietro a noi, altrimenti la Lega è pronta a fare da sé". E la proposta di Stefano Parisi resta inascoltata dal leader della Lega che ieri aveva definito "mummie" gli esponenti politici ospiti della convention dell'ex candidato sindaco di Milano. "Non vogliamo - ha spiegato oggi a Pontida - recuperare qualcuno che è solo a caccia di poltrone". Forza Italia "deve scegliere se stare con noi o con la Merkel in Europa. O con noi sempre, oppure mai".
Contro l'Europa e contro l'euro, unificando nella battaglia tutto il territorio nazionale: il piano di Salvini non cambia. Che allo stesso tempo chiama anche gli elettori dei Cinque Stelle: "L'onestà va di moda anche qui e lo stesso dovrà essere per i nostri alleati". Oltre alla proposta da presentare al prossimo congresso di mettere il limite di due mandati per gli eletti.
La divisione tra destra e sinistra non esiste più - continua Salvini - ma è tra globalisti e sovranisti. Ci scappa anche un elogio a Enrico Berlinguer ("Lui stava con gli operai in fabbrica, non con le banche come la sinistra di oggi") accolto con applausi anche se non troppo convinti.
Dopo, le proposte per il futuro: il presidente della Repubblica eletto dai cittadini, una sola camera eletta con sistema proporzionale, il vincolo di mandato per i parlamentari, l'Italia suddivisa in tre macro-aree, magistrati anche loro "eletti dal popolo".
Quanto a Forza Italia, infine: "Deve scegliere se stare con noi o con la Merkel in Europa. O con noi sempre, oppure mai". Ma è un monito che Salvini ha lanciato decine di volte nei suoi quasi tre anni da leader della Lega. Finora senza mai vere conseguenze.
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