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“UNO SCAMBIO TAV CONTRO DICIOTTI? E’ VECCHIA POLITICA” - SALVINI SCACCIA L’IPOTESI DI UN ACCORDO POLITICO CON I CINQUESTELLE SULL’AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE: “LASCIO CHE CIASCUNO DEI SENATORI LEGGA I DOCUMENTI E DECIDA SE IO HO BLOCCATO GLI SBARCHI, COSA CHE CONTINUERÒ A FARE, PER LA SICUREZZA DEGLI ITALIANI O PER ALTRI RAGIONAMENTI…”

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MATTEO SALVINI E IL LEGO CON LA RUSPA

1 - DICIOTTI: SALVINI,SCAMBIO CON TAV? NO VECCHIA POLITICA

(ANSA) - "Lascio che ciascuno dei senatori legga i documenti e decida se io ho bloccato gli sbarchi, cosa che continuerò a fare, per la sicurezza degli italiani o per altri ragionamenti. Uno scambio Tav contro Diciotti? No, questa è la vecchia politica. Io faccio il ministro, continuerò a farlo con orgoglio. Ognuno pensi a cosa vuole votare in Senato. Io mi alzo e lavoro tranquillo". Così il vice premier Matteo Salvini al giornale Radio Rai su Radio 1 sul voto in giunta al Senato per l'autorizzazione a procedere nei suoi confronti.

 

2 - L'ALTOLÀ DI MATTEO «SE DI MAIO VUOLE ROMPERE, LA COLPA È SUA»

Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”

 

SALVINI DICIOTTI (1)

Davanti al «nuovo» Di Maio, che alza i toni, minaccia lo strappo e lo accusa di sparare «supercazzole» sulla Tav, Matteo Salvini ha provato fino a sera a restare «assolutamente immobile». Contare fino a tre, incassare e non replicare. Arrivando persino, pur di placare gli animi pentastellati, a spedire metaforici baci di cioccolata a Di Battista. Ma a sera, fiutata l' aria di rottura che si respira nel M5S, il ministro dell' Interno ha cambiato spartito. «Se Di Maio vuole rompere io sono pronto - è il suo stato d' animo - ma se ne assume lui la responsabilità».

 

salvini visita il cantiere tav di chiomonte 9

L'attacco di Roberto Fico ha stroncato sul nascere l' atteggiamento zen del vicepremier leghista. Ha capito che forse questa volta non basterà il dialogo a far ripartire i cantieri della Tav ed è andato giù duro contro il presidente della Camera che «dice no a tutto». Il suo monito prefigura nuove alleanze, costruite attorno a «gente che costruisca».

Salvini è sempre più convinto che l' Italia abbia bisogno della sua guida e guarda con ansia al 26 maggio, quando il ribaltamento di consensi in favore della Lega imporrà un «cambio di rotta» al Governo. Se tutto andrà secondo le sue previsioni, il Carroccio chiederà un nuovo contratto e ministeri pesanti come i Trasporti e la Giustizia, dove a Salvini piacerebbe vedere Giulia Bongiorno al posto di Alfonso Bonafede.

LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI GIUSEPPE CONTE

 

Ma il 26 maggio è lontano e il vice leghista prova a placare chi scalpitano per spedirlo a Palazzo Chigi. «Io non ho fretta - ripete ai suoi -. Per me quello che conta è la coerenza. Finché posso fare le cose che gli italiani mi hanno chiesto vado avanti, senza guardare i sondaggi». Certo non lo lasciano indifferente le 400 mila firme raccolte con l' iniziativa «SalviniNonMollare», eppure non si stanca di ripetere che non farà saltare il governo, anche se la Lega è il primo partito. «Dobbiamo stare fermi ed essere responsabili, collaborativi e leali - è il mantra nelle riunioni riservate -. Non voglio essere io quello che rompe».

CONTE SALVINI DI MAIO BY SPINOZA

 

Se il ministro dell' Interno continua a raf freddare i bollenti spiriti dei suoi, che premono per ribaltare l' esecutivo e raddoppiare gli eletti in Parlamento, è perché vuole essere sicuro di non finire «nella palude». Salvini si è fatto due conti. Ha ragionato sulle possibili maggioranze alternative e ha maturato l' idea che un passaggio parlamentare a seguito di una eventuale crisi potrebbe essere molto rischioso.

 

«Si rompe solo se si ha la sicurezza assoluta di andare al voto - è la conclusione a cui è arrivato il «Capitano» con i suoi luogotenenti -. Fino ad allora mi tengo stretto il governo con il M5S». E così, in giorni di tensione fortissima, Salvini evita di replicare con formule abrasive alle uscite di Di Maio. «Non rispondiamo alle polemiche e agli insulti», è l'ordine di scuderia.

 

I MIGRANTI SBARCANO DALLA DICIOTTI

L' inquilino del Viminale teme che il capo del Movimento sia finito in un cul-de-sac e che in questa fase di violenta turbolenza interna, stretto com' è tra Di Battista e Fico, non possa fare altro che affidarsi al suo unico e «sempre leale» alleato. Salvini dunque resterà «immobile», pronto però alla grande resa dei conti nel caso in cui Di Maio non vedesse altra via di uscita che far saltare tutto. «Tanti parlamentari pentastellati sono in pressing - racconta un senatore leghista -. Lo supplicano di tirar giù il governo per salvare il Movimento». Il cerino è nelle mani del ministro del Lavoro. Salvini guarda, aspetta e studia da presidente del Consiglio .