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Ugo Magri per “la Stampa”
matteo salvini SILVIO BERLUSCONI
Fermare tre giorni il Paese, come vorrebbe Salvini, a Bossi non sembra una brillante idea. E se dei dubbi ne ha lui, che una volta era arrivato addirittura a evocare i mitra, figurarsi come l' hanno presa in casa berlusconiana: «Non c' è bisogno di scioperi e serrate» replica secco Toti nella sua veste di consigliere del Cav. Pure sugli immigrati c' è qualche ruggine, con Forza Italia che non vuole scomparire dietro la Lega e perciò alza il tiro sempre più su, sogna blocchi navali delle coste libiche e truppe da sbarco a Tripoli...
In compenso, però, quando si tratta di dare addosso ai vescovi sulla destra sono tutti d' accordo. La consonanza di accenti (che un tempo si sarebbero definiti «laicisti») appare pressoché totale. Eccezion fatta per Mariastella Gelmini, le cui riserve sono ispirate al bon ton, non c' è un solo esponente «azzurro» che prenda le distanze da Salvini quando invita i prelati a «non rompere le balle». Tutti i massimi esponenti forzisti confidano: «Ha perfettamente ragione Matteo, stavolta siamo d' accordo con lui». In privato aggiungono: «Volgarità a parte, la Cei deve smetterla di interferire».
Strano argomento, perché in questi anni mai la destra aveva disdegnato una certa vicinanza ecclesiale. Semmai il contrario: l' aveva cercata con insistenza e spesso trovata. Ai tempi del cardinale Ruini, che Gasparri considera il più grande statista del Novecento dopo De Gasperi, Berlusconi godeva di grande considerazione nella Conferenza episcopale.
maria stella gelmini e giovanni toti 2
Dove se ne servivano come antemurale nei confronti della sinistra atea, anzi di più: lo trattavano da alleato premuroso, sempre a disposizione negli aiuti alle scuole private e pronto a schierarsi perfino su materie come il fine vita (vedi il decreto Englaro che Napolitano non firmò) dove mai l' ex Cavaliere si sarebbe cimentato senza una forte pressione ecclesiastica...
Ma poi nella Chiesa tutto è cambiato, prima con Papa Ratzinger e molto di più con Francesco.
Nei Sacri Palazzi non c' è Bertone a fare il bello e il cattivo tempo. In quelli della politica si sono perse le tracce di monsignor Fisichella, un tempo consigliere spirituale dei potenti e stimatissimo in particolar modo da Gianni Letta. Già col cardinale Bagnasco le relazioni tra destra e Cei viaggiavano sulle montagne russe, in qualche momento decenti, in altri conflittuali (chiedere per conferma all' attuale governatore della Liguria Toti, protagonista degli ultimi scontri proprio sull' immigrazione con il porporato genovese). Ma è con l' avvento del nuovo segretario Cei, monsignor Galantino, che i rapporti con la destra hanno preso una piega decisamente cattiva.
È sicuramente a lui che mira Salvini, quando rivendica «libera Chiesa in libero Stato». È sempre a Galantino che pensa Gasparri mentre parla di «personaggi inadeguati al ruolo» e si domanda «dove sono andati a scovarli». Non viene perdonata al segretario Cei una certa ostilità al Family Day del 20 giugno scorso, laddove è apprezzato lo sforzo di mobilitazione compiuto nell' occasione dal cardinale vicario di Roma, Vallini.
Minacce sull' 8 per mille Ma soprattutto nessuno, tra Forza Italia e Lega, riconosce a Galantino l' autorità di dettare la linea sull' accoglienza. L' antica consonanza con la Cei si è trasformata ormai in aperta sfida: «Vogliamo vedere con che faccia ci chiederanno aiuto, i vescovi, quando si tratterà di difenderli sull' Imu, sull' 8 per mille e sulle coppie di fatto...».
Insiste Gasparri: «Se i vescovi potessero votare, Galantino prenderebbe il 10%: me lo garantiscono padri della Chiesa ancora viventi». A pochi, da quelle parti, viene in mente che Galantino non sia lì per caso. Che nel ruolo di protagonista ce l' abbia voluto qualcuno cui poco interessano le beghe italiane e molto invece i valori cristiani calati nei tempi nuovi.
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