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Liana Milella per “la Repubblica”
MARZIA FERRAIOLI MARA CARFAGNA
Donna, docente a Tor Vergata, ma anche fresca candidata alla Ue per Forza Italia in quanto “creatura” di Mara Carfagna. Capolista della circoscrizione Sud. Oltre 16mila preferenze. Marzia Ferraioli, l’ultimo nome nel carnet dei berlusconiani per la Consulta, potrebbe mettere assieme ben tre caratteristiche, essere donna, essere professoressa ordinaria di diritto processuale penale, ma avere anche quella infarinatura politica che potrebbe convincere il riottoso gruppone forzista a votarla.
Soprattutto dopo aver impallinato, nell’ordine, l’ex sottosegretario Antonio Catricalà, l’ex avvocato generale Ignazio Francesco Caramazza, il senatore Donato Bruno, e da ultimo Maria Alessandra Sandulli, figlia del famoso professore Aldo Mazzini Sandulli, per tre giorni potenziale candidata di Forza Italia finché il sito del quotidiano Libero, domenica pomeriggio, ha scoperto che nel 2005 aveva firmato l’appello “salviamo la Costituzione” giusto contro la riforma di Berlusconi.
La polemica monta, lei se ne avvede e fa il passo indietro. All’ora di pranzo ritira «la disponibilità ad accettare la candidatura». Maurizio Gasparri, con un tweet al veleno, la brutalizza («Bene che Sandulli prenda atto che non può avere i voti di chi aveva disprezzato. Archiviata»).
Lei è elegante nel rifiuto, ringrazia per «l’onore di essere stata indicata, un segno importante in una vita dedicata alla legge e alla giustizia nel solco dell’eredità di mio padre e della mia tradizione familiare ». Non si registrano due righe in suo favore. Quando chiedono un giudizio al ministro renziano Maria Elena Boschi lei risponde di striscio che «è un problema di Forza Italia».
In effetti è proprio così, perché la scelta dei due giudici costituzionali, da quattro mesi, è bloccata per colpa di Forza Italia che, oltre ai suoi candidati, ha bruciato anche quello del Pd, Luciano Violante, costretto al ritiro. Adesso però i tempi stringono davvero. Tant’è che la presidente della Camera Laura Boldrini rivela il pressing suo e del presidente del Senato Piero Grasso sui gruppi.
Domenica 9 novembre scadono altri due giudici della Corte, che Napolitano ha tempestivamente sostituito in quanto di sua nomina. Ma tra chi lascia il palazzo dopo 9 anni c’è anche il presidente in carica, Giuseppe Tesauro. La Corte deve darsi un nuovo presidente, subito. Martedì 11 giureranno Nicolò Zanon e Daria De Prestis, i due giudici scelti dal capo dello Stato. La Corte potrebbe riunirsi subito ma, per una questione di savoir faire istituzionale, l’orientamento prevalente sarebbe quello di attendere il voto del Parlamento per gli altri due giudici mancanti. A questo punto dovrebbe essere una questione di “onore” sceglierli in tempo.
Ma non è affatto detto che la ventunesima votazione possa andare a buon fine. Per “colpa” di Forza Italia e di M5S, incartato ormai nelle sue diatribe interne e nelle consultazioni online. Fatto sta che per giovedì 6 novembre, alle 13, potrebbe essere in programma una nuova seduta. Ufficialmente non è stata convocata, i capigruppo non si sono riuniti, ma “radio Transatlantico” la dà già per certa.
In quella sede il Pd insisterà sul suo nome, Silvana Sciarra, docente di diritto del lavoro alla Luiss e a Firenze, “creatura” di Renzi. I Dem aspettano che Forza Italia ufficializzi il suo. Ancora ieri sera il capogruppo al Senato Luigi Zanda non aveva parlato con il suo omologo Paolo Romani, che però tutti descrivono come colui che interloquisce direttamente con Berlusconi sulla scelta del candidato migliore. La rosa di donne, ieri pomeriggio, si sarebbe ridotta a un nome, quello di Marzia Ferraioli.
La voteranno i deputati e senatori di Forza Italia? È un bell’interrogativo. Perché la storia di queste venti votazioni dimostra che c’è una forte idiosincrasia per personalità calate dall’alto, siano grand commis come Catricalà, o alti funzionari come Caramazza. Il più votato è stato Bruno, e i parlamentari vorrebbero uno di loro, come il presidente della commissione Affari costituzionali Francesco paolo Sisto. Non un esterno. Quindi anche Marzia Ferraioli rischia. Ma la caduta di Violante fa venire meno il ticket “politico”.
Ma in una Consulta che potrebbe decidere sulla legge Severino e sulla sua costituzionalità, bisogna mandare un uomo o una donna fidata perché un solo voto potrebbe fare la differenza su una decisione che può cambiare il futuro politico di Berlusconi.
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