SAR-KOZY NON VA - IL NANO DELL’ELISEO METTE IN ATTO UN SUICIDIO MEDIATICO IN GRANDE STILE: VA IN ONDA SU 9 CANALI A RETI UNIFICATE E CONVINCE TUTTI A NON VOTARLO - MENTRE SARKO BLATERAVA E LECCAVA LA MERKEL, IL RIVALE SOCIALISTA HOLLANDE GODEVA E GUADAGNAVA CONSENSI - MA IL CAPOCCIONE NON HA PERSO IL VIZIO DELLA RISATINA E IRONIZZA PURE SU SÉ STESSO: “TRANQUILLI, SONO IL SUICIDA PIÙ IN FORMA DI FRANCIA”...

Gianni Marsilli per il "Fatto quotidiano"

Ci aspettavamo l'effetto Sarkozy, abbiamo avuto l'effetto Hollande. Eccoli qua, i sondaggi raccolti a caldo dopo la grande messa catodica di domenica sera (Sarkozy in contemporanea su nove reti: volenti o nolenti, 16 milioni di telespettatori), resi noti ieri dal guru di Ifop, Frédéric Dabi: il capo dello Stato guadagna un misero 0,5 e si attesta sul 24,5 per cento. Ironia della sorte, è il suo rivale François Hollande a trarre vantaggio dalla serata nord-coreana: arriva al 31 per cento, due punti guadagnati senza battere ciglio, da semplice telespettatore.

Non parliamo poi delle intenzioni di voto per il secondo turno: tra quei due finirebbe 58 a 42, che alle presidenziali è quasi cappotto e prefigura maggioranze bulgare alle legislative, previste per giugno. A nulla è servito l'annuncio dell'Iva "sociale", da trasferire cioè dal groppone delle imprese a quello dei consumatori al fine di scoraggiare le delocalizzazioni diminuendo il costo del lavoro. Anzi, numerosi sono a destra coloro che la considerano una misura "suicida": la novità è che lo dicono.

Tanto che ieri mattina Sarkozy, alla solita colazione che il martedì condivide con i leader della sua maggioranza, ha sentito il bisogno di replicare: "Tranquilli, sono il suicida più in forma di Francia". Ha fatto anche dello spirito, per rassicurare i tanti che lo sollecitano a dichiararsi ufficialmente candidato mentre guardano desolati la lepre Hollande che prende la fuga: "A volte l'attesa fa aumentare il desiderio". Che valga anche per le presidenziali, è tutto da provare.

Ha suscitato più fastidio che adesione anche il suo continuo riferirsi alla Germania, non solo come indispensabile compagna sulla strada europea, ma soprattutto come modello di relazioni sociali e di riformismo politico. È oramai il totem di tutti i discorsi di Sarkozy: la Germania e gli accordi aziendali sull'orario di lavoro, la Germania e la formazione professionale esemplare, la Germania e la competitività delle sue industrie, la Germania e il saldo positivo della sua bilancia commerciale...

Se cita Angela Merkel come partner obbligato nella bufera della crisi, ormai ha arruolato nel suo argomentare anche l'ex cancelliere Gerhard Schröder, il socialdemocratico che dodici anni fa avviava un virtuoso ciclo di riforme del welfare e del lavoro, "mentre in Francia il socialista Lionel Jospin imponeva per legge le 35 ore settimanali".

Insomma tutto ciò che è made in Germany, di qualsiasi colore sia, luccica come oro. Gli analisti sono costretti a ricordargli che la Francia ha caratteristiche sociali e politiche diverse, gli avversari hanno gioco facile nel chiedergli dove diavolo abbia passato gli ultimi cinque anni di vita, mentre i disegnatori continuano a raffigurarlo, piccoletto e ingrugnito, semi-nascosto tra le gonne di un'imponente e arcigna Angela Merkel. No, decisamente "rien ne va plus" per il presidente Nicolas Sarkozy, grande ammiratore delle riforme altrui.

 

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