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Tommaso Ciriaco per la Repubblica
Alessandro Di Battista sale in cattedra. L’ambizione del deputato grillino più amato dai riflettori è di scrivere un breve saggio di storia del Medio Oriente, ma il risultato è un intervento choc: «Nell’era dei droni e del totale squilibrio degli armamenti - mette nero su bianco - il terrorismo, purtroppo, è la sola arma violenta rimasta a chi si ribella».
E ancora, nello slancio: «Se a bombardare il mio villaggio è un aereo telecomandato io ho una sola strada per difendermi, a parte le tecniche nonviolente che sono le migliori: caricarmi di esplosivo e farmi saltare in aria in una metropolitana».
Basta un attimo e si scatena lo sdegno dell’intero arco parlamentare. «Le sue parole attacca il vicesegretario del Pd Deborah Serracchiani - rappresentano un pericolo per la tenuta di principi sui quali non si può transigere. Le sue parole delineano un indirizzo preoccupante della politica estera del Movimento».
Alessandro Di Battista e Stefano Rodota
“Isis: che fare?”, titola il mini trattato di relazioni internazionali firmato Di Battista, che è pure vicepresidente della Commissione Esteri della Camera. Il post parte dagli anni Venti - dal protettorato britannico in Iraq - e continua raccontando i colpi di Stato pilotati dalla Cia e il ruolo delle sette sorelle del petrolio.
Ogni tanto il deputato concede anche qualche interrogativo: «Destituire, solo per osceni interessi economici, un governo regolarmente eletto con la conseguenza di favorire una guerra civile è meno grave di far esplodere un aereo in volo?». Brevi cenni anche all’Eni e a Enrico Mattei, alla corsa all’oro nero e a Saddam, alla vicenda iraniana e ai Contras.
soldati catturati e giustiziati in iraq
Fino all’attualità di Gaza, all’Isis e ai passaggi più scivolosi: «Dovremmo smetterla di considerare il terrorista un soggetto disumano con il quale nemmeno intavolare una discussione». Anche se, aggiunge, «non sto né giustificando, né approvando, lungi da me. Sto provando a capire».
Non capiscono le sue ragioni, però, le altre forze politiche. A partire dal Pd, che lo condanna senza appello: «Il deputato Di Battista - attacca Dario Ginefra - non è degno di ricoprire il suo ruolo e di sedere nelle aule del Parlamento italiano, che ha fatto della lotta al terrorismo un baluardo a difesa delle istituzioni e dei cittadini ».
Stessa linea di Ernesto Carbone: «Sono parole pericolose». E non apprezzano neanche gli azzurri Francesco Giro e Licia Ronzulli («concetti stupidi, si vergogni », «è un fanatico esaltato»), Scelta civica («M5S si rende complice delle atrocità dell’Isis), i Verdi e il Ncd: «È un suicidio politico».
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