DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
1. SCAMBISTI AL SENATO? - DI PRIMO GREGANTI AL SENATO NON C'è TRACCIA: O ENTRAVA CON QUALCUNO O COL BADGE DI UN ALTRO
DAGONEWS
Le indagini interne si sono chiuse a metà giornata e a Palazzo Madama sono in grado di affermare che Primo Greganti, in questa legislatura, non c'è mai entrato. Almeno ufficialmente.
Dopo l'allarme suonato dall'inchiesta sull'Expo, con i poliziotti che avrebbero visto varie volte il mitico "Compagno G" varcare la porta di Palazzo Madama e una cella telefonica della vicina via dei Cestari che sarebbe stata agganciata una volta dal suo telefonino, sono stati controllati i tornelli, i registri degli ingressi, i badge e tutto il resto. Il risultato è stato "zero spaccato".
Se gli investigatori sguinzagliati dai pm di Milano non hanno sognato, a questo punto ci sono soltanto due scenari alternativi. Il primo è che Greganti entrasse sotto braccio a qualche senatore che "garantiva" per lui, magari in momenti di grande afflusso. A volte può succedere, ma è decisamente raro.
La seconda ipotesi è che usasse il badge di un altro senatore "compiacente", entrando così sotto falsa identità . Una terza ipotesi sembra esclusa, a meno di immaginare che gli amici Grillo (Luigi) e Frigerio lo lanciassero in cortile con il paracadute. Sono tutti personaggi dotati di fantasia, gli arrestati dell'Expo, ma sono anche discretamente avanti con gli anni.
2. SENATO - IL COMPAGNO G. MAI REGISTRATO ALL'ENTRATA
Wanda Marra per il "Fatto quotidiano"
Tutti i mercoledì Primo Greganti andava in Senato. Racconta il Corriere della Sera che gli investigatori della Procura di Milano lo pedinavano, ma poi, per evitare che si accorgesse della loro presenza, lo abbandonavano sulla porta di Palazzo Madama. E dunque, gli inquirenti non sanno cosa andava a fare, chi andava ad incontrare.
Dopo che la cosa è stata resa nota e il Senato si è attivato per capire chi andasse a trovare, non è che se ne sappia più di prima. Anzi. A quanto risulta al presidente, Pietro Grasso "il compagno G." in Senato non c'è mai nemmeno entrato. Uno dei tanti gialli che accompagnano la vita del fu protagonista di Tangentopoli , ora arrestato nell'ambito dell'inchiesta sull'Expo. Misteri.
Un po' come quello della tessera del Pd: Greganti risultava iscritto a Torino, nel circolo 4 di San Donato-Campidoglio nel 2012 e nel 2013, e in attesa di rinnovo per il 2014. Ora è stato sospeso. Resta la domanda, su come è possibile che un personaggio con quel curriculum giudiziario, sia stato riammesso tra i democratici.
Ieri, dopo le rivelazioni sulle sue frequentazioni dei Palazzi, è partita la "caccia" agli amici del compagno "G" in Senato. Primi sospettati, i senatori democratici. "Io non l'ho mai visto, non veniva da noi. Magari andava a cercare altri", dicono dal gruppo Dem. E tutti quelli interpellati negano assolutamente di aver mai visto Greganti aggirarsi per i corridoi del Senato. Ugo Sposetti, l'ex tesoriere Ds, additato da componenti di altre forze politiche come il primo indiziato, a chi glielo chiede direttamente, nega. "Non l'ho mai visto. E neanche l'avrei riconosciuto", scherza il lettiano Francesco Russo.
Però, la necessità di capire effettivamente cosa ci facesse Greganti nelle stanze della Camera alta è condivisa. Ieri mattina a presentare richiesta formale al presidente del Senato, Pietro Grasso, è stato il democratico Felice Casson. Perché in realtà per varcare le soglie del Parlamento italiano serve un permesso (sia un accredito stampa, un pass di un senatore o di qualcuno che ci lavora), che deve essere regolarmente registrato.
Computer in tilt per tutta la mattinata, Grasso in un primo momento non riesce a rispondere. Poi, nel pomeriggio è il capogruppo Pd, Luigi Zanda a chiedere delucidazioni. La risposta di Grasso è sconcertante: non ci sono tracce dell'ingresso del compagno G.. A stare agli atti ufficiali del Senato, nessuno gli ha mai dato il permesso di accedere. Di più, lui in realtà non è mai entrato. Il mistero si infittisce.
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