IL DESTINO DELL'UCRAINA SI DECIDE TRA WASHINGTON E MOSCA: LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È…
Emilio Randacio per "la Repubblica"
Potrebbe presto trasferirsi dal carcere di Opera alla fondazione Exodus di don Mazzi. Dopo quasi 13 mesi di carcerazione, per l'ex di modelle, Lele Mora, il momento di tornare a una vita normale è sempre più vicino. I suoi avvocati, Nicola Avanzi e Gianluca Maris,
hanno ufficialmente mosso tutti i passi per fargli ottenere l'affidamento in prova ai servizi sociali. La struttura prescelta, è proprio la onlus di don Antonio Mazzi che segue i tossicodipendenti. Anche il prete ha dato il suo assenso. Probabilmente, nel giro di pochi giorni, il giudice di sorveglianza Roberta Cossia, potrebbe ufficializzare il provvedimento.
Mora è finito in carcere il 20 giugno dello scorso anno per bancarotta. La sua «Lm management », ormai da mesi in sofferenza, era stata dichiarata fallita pochi giorni prima. Circa 8,5 i milioni di euro di debiti, in parte, secondo l'accusa dei pm Eugenio Fusco e Massimiliano Carducci, rientrati su conti svizzeri riconducibili allo stesso Mora. In questo anno, l'ex agente aveva respinto gran parte delle accuse, riducendo di molto il suo ruolo. A novembre, però, aveva deciso di patteggiare: 4 anni e 3 i mesi di condanna, divenuti definitivi poco prima di Natale. Trascorsi pochi giorni, e prima di Capodanno aveva tentato, per fortuna goffamente, il suicidio. Da allora, nonostante diverse istanze, non si era più mosso dal carcere.
Contro la sua carcerazione si erano mossi diversi parlamentari. L'ultimo grido di dolore è stato lanciato proprio ieri dall'esponente del Pdl, Alfonso Papa. «Ormai è rassegnato - ha dichiarato Papa - alla condizione di persona mangiata viva da quella macchina infernale che è la carcerazione preventiva». In carcere avrebbe perso 50 chili. Chiusa, quasi integralmente, la pratica sulla bancarotta, però, i guai giudiziari per l'ex uomo ombra dei canali Mediaset, non sono affatto finiti.
Se per la seconda indagine per fallimento, è concreta la possibilità di ottenere una pena mite grazie alla «continuazione», il discorso è ben diverso per il Rubygate. Qui, insieme a Nicole Minetti ed Emilio Fede, è accusato di aver arruolato prostitute da inviare alle cene ad Arcore, nella casa dell'ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Se dovesse essere riconosciuto colpevole, le possibilità di tornare in carcere sarebbero elevate.
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