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“PERCHÉ FAVORITE FORZA ITALIA?”. LE CORREZIONI ALLA MANOVRA SPACCANO LA MAGGIORANZA: IL CAPOGRUPPO DELLA LEGA MASSIMILIANO ROMEO ATTACCA I TECNICI, FRIGNA CON SALVINI (“CI STANNO TIRANDO VIA UN SACCO DI EMENDAMENTI”) E SCAZZA CON I FORZISTI DAMIANI E LOTITO: “NON FATE I FURBI”. E IL PATRON LAZIALE: “FURBO CE SARAI TE” - LA RUSSA, SEMPRE IN MODALITA’ LA RISSA CONTRO LA MELONI: “I RITARDI DELLA LEGGE DI BILANCIO SONO ANCHE COLPA DEL GOVERNO” (E’ DA MESI CHE 'GNAZIO COMBATTE CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI SULL’AFFAIRE CALTAGIRONE, SULLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA E CONSEGUENTE REFERENDUM, SULL’INDULTO)…

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Giuseppe Colombo per repubblica.it - Estratti

 

 

MASSIMILIANO ROMEO E MATTEO SALVINI

«Se non aggiungete il nostro è chiaro chiaro che avete fatto un favore a Forza Italia». Senato, piano ammezzato. Nel corridoio di fronte alla commissione Bilancio, Massimiliano Romeo tuona contro due funzionari del Dipartimento per i Rapporti con il Parlamento, l’anello di congiunzione tra la presidenza del Consiglio, il Mef e Palazzo Madama per le correzioni alla manovra.

 

 

 

Il «nostro» di cui parla il capogruppo della Lega è l’emendamento che dettaglia le tipologie degli investimenti delle imprese che potranno beneficiare dell’iperammortamento. Non c’è nel fascicolo delle modifiche che tiene dentro i «temi comuni» della maggioranza. «Mi spiegate perché il nostro no e il loro sì se sono comunque sovrapponibili?», incalza il leghista.

 

lotito

I funzionari cercano di spiegare perché non è stato possibile accorpare le due proposte, ma Romeo taglia corto. Si gira dall’altra parte e sbotta: «Chissà perché...». Ecco l’allusione alla “manina” dei tecnici che scompiglia i piani dei partiti. Di più: preferisce uno all’altro. L’attacco ai tecnici non è un episodio isolato. Un altro, dello stesso tenore, prenderà forma qualche minuto dopo.

 

Al piano di sopra, nella sala di Palazzo Madama dove si riunisce la conferenza dei capigruppo. La riunione viene convocata dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, per aggiornare il calendario dei lavori dell’aula dopo l’arrivo in commissione del maxi-emendamento del governo.

 

La scelta del giorno decisivo ricade sul 23 dicembre, otto giorni dopo la previsione iniziale. Romeo allarga le braccia: «E allora diciamolo di chi è la colpa dei ritardi». «Di chi?», chiede il meloniano Lucio Malan. «Di chi deve fare i pareri al Mef», ribatte il senatore lombardo. Lo sfogo non resta confinato al faccia a faccia tra i presidenti dei gruppi.

salvini romeo

 

Appena la riunione si chiude, La Russa si precipita a un convegno nella sala Zuccari di Palazzo Giustiniani. Arriva trafelato. E irritato. «Mi scuso per il ritardo, abbiamo appena finito una capigruppo e i tempi della legge di bilancio, come sempre, non sono mai quelli che si prevedono all’inizio, un po’ per colpa delle commissioni, un po’ anche per colpa del governo».

 

 

Romeo, invece, condivide il nervosismo con Matteo Salvini. Al telefono. È al capo del suo partito che affida le lamentele per lo svolgimento dei lavori in commissione. «Ci stanno tirando via un sacco di emendamenti», è il messaggio che introduce una serie di proposte che non hanno il parere positivo del governo. Tra queste c’è una che sta molto a cuore a Romeo. È lui, infatti, il primo firmatario dell’emendamento che chiede di esonerare le società quotate dall’applicazione delle regole del Testo unico sulle società a partecipazione pubblica. Non solo. Punta a escludere i compensi che i manager ricevono da una società quotata da quelli da conteggiare per il rispetto del tetto massimo previsto dalla legge per le aziende pubbliche.

 

Meloni La Russa

La proposta, però, non è condivisa dal governo. Non è l’unica. Quando i senatori si ritrovano di nuovo in commissione per leggere il plico degli emendamenti sui temi comuni scoprono che altre riformulazioni dei testi del Carroccio non sono state associate a quelle degli azzurri. Romeo attacca Claudio Lotito e Dario Damiani, i due forzisti che siedono nella quinta commissione di Palazzo Madama: «Non fate i furbi...». «Furbo ce sarai te», ribatte il patron della Lazio. 

 

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