MUOIA VERDINI CON TUTTO IL NAZARENO - CON LA FINE DEL “PATTO” CON RENZI, IL “CERCHIO MAGICO” HA MESSO ALL’ANGOLO VERDINI - SUPERSCAZZO TRA VERDINI E BERLUSCONI: “MI HAI FATTO ATTACCARE DA QUELLE!”, “MA ERANO OFFESE CON TE, LEI HAI DEFINITE PUTTANELLE!”

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

maria rosaria rossi e la testa di verdinimaria rosaria rossi e la testa di verdini

Paola Di Caro per il “Corriere della Sera”

 

Nessuno sa davvero se il Patto del Nazareno sia ferito, morto o pronto a resuscitare in altra forma. Ma quello che tutti sanno nei palazzi della politica è che attorno ad esso si sta combattendo una battaglia per il potere in Forza Italia senza esclusione di colpi e con un Silvio Berlusconi che pare osservarla dalle retrovie. 
 

La linea ufficializzata ieri in un ufficio di presidenza che — convocato a sorpresa e in forma ristretta — ha suscitato molto malumore fra gli esclusi, è sufficientemente ambigua per lasciare grande libertà di manovra: si potrebbero sabotare riforme e legge elettorale, come al contrario si potrebbe dar loro il via libera dopo aver condotto qualche battaglia che, senza i numeri (decisivi solo al Senato), è destinata ad essere di pura visibilità.

 

MARIAROSARIA ROSSIMARIAROSARIA ROSSI

Si deciderà nei prossimi giorni (per le riforme) e settimane (per l’Italicum) come modulare la reazione al «tradimento» di Renzi per renderla più conveniente. Ma dare per finito il patto serve, a chi ha voluto sancirne nero su bianco la formale rottura, ad indebolire se non a sconfiggere l’uomo che di fatto nel partito ha finora detenuto il vero potere, quello della trattativa più o meno segreta con Renzi: Denis Verdini.

 

I suoi avversari storici — simbolizzati dall’icona del «cerchio magico», Mariarosaria Rossi, che ha attaccato pubblicamente «il duo tragico» (Verdini e Letta) accusandolo di fallimento totale — oggi sentono di aver segnato una doppietta: mettere a margine il potente uomo della trattativa e porsi loro stessi — quel gruppo di quarantenni che va da Toti alla Bergamini, dalla Gelmini a Fiori, a Cattaneo passando per l’alleanza oggi obbligata con i capigruppo Brunetta e Romani, con i meno schierati Bernini, Carfagna, Gasparri e con Ghedini nel ruolo di consigliere del principe — come interlocutori di Renzi quando arriverà il momento, da loro considerato inevitabile, di riprendere i rapporti. 
 

razzi toti mariarosaria rossirazzi toti mariarosaria rossi

Quel momento non è oggi: bisogna far sbollire la rabbia dell’ex premier, verificare a quali condizioni si possono riprendere i contatti, marginalizzare definitivamente Verdini e mantenere vivo uno scontro che andrà avanti almeno fino alle Regionali. Ma poi, è la scommessa, il nuovo gruppo dirigente sarà l’unico titolato a gestire le mosse e i passi di FI. 
 

La strategia è abbastanza evidente, ma non è detto che metterla in pratica sia facile, soprattutto perché Berlusconi può «cambiare idea in ogni momento» in un quadro politico in evoluzione. Oggi è suo interesse spostare su Verdini la responsabilità della sconfitta, allontanandola da sé, ma domani potrebbe tornargli utile l’uomo che, dice un ex ministro, «resta ad oggi l’unico interlocutore riconosciuto da Renzi, che non ha interesse a legittimare noi “nuove leve”». 
 

PAOLO ROMANI RENATO BRUNETTA PAOLO ROMANI RENATO BRUNETTA

Non è un caso se girano due ricostruzioni dell’incontro di due giorni fa dell’ex premier con Verdini: secondo la prima, la lite consumata è stata profonda, con parole grosse («Mi hai fatto attaccare da quelle!» «Ma erano offese, le hai definite puttanelle!» «È falso, e lo sanno!»), la seconda versione accredita sì un confronto duro («Silvio, io ho trattato per te e tu sapevi tutto», «No, io ero presente solo in alcuni passaggi, tu mi hai garantito delle cose e poi alla fine vieni a dirmi che sei “basito” da Renzi!»), ma tra i due non si è arrivati alla rottura.

raffaele fitto consiglio nazionale forza italia foto lapresse raffaele fitto consiglio nazionale forza italia foto lapresse

 

D’altra parte, che non ci siano decisioni definitive lo dimostra anche il fatto che il leader non ha approfittato del momento drammatico per rivoluzionare il partito: all’offerta di dimissioni di Brunetta ha replicato «Non dobbiamo darla vinta a Fitto azzerando tutto». Per l’immediato non sembrano previste cacciate né nomine. L’ipotesi di un approdo di Bertolaso come coordinatore organizzativo resta una tentazione, ma l’ex capo della Protezione civile, dicono, sarebbe più l’uomo giusto «in caso di voto, per organizzare una grande campagna elettorale», non ora. 
 

VERDINI E RENZI due VERDINI E RENZI due

E poi ad impedire mosse azzardate c’è il lavorìo di Fitto per sparigliare nel partito, mirando al banco. L’ex governatore pugliese, al quale ancora due giorni fa Berlusconi ha offerto incarichi in FI, insiste per un repulisti nel partito, si lancia nella «fase due» della sua battaglia (in Parlamento contro patti sotterranei del Nazareno che dovessero emergere, sul territorio per ingrossare le sue truppe) e respinge le profferte di entrare nella tolda di comando: «D’altronde perché dovrebbe? - ragionano nel cerchio magico -.

 

Unendosi a noi, che siamo i vincitori, senza l’apporto del suo vecchio alleato Verdini oggi perdente, sarebbe costretto a fare la minoranza organizzata. Da fuori, ha più libertà per giocarsi la partita per la leadership futura di FI...». Che è la vera sfida in corso, in quello che fu il partito del leader unico. 

MATTEO RENZI E DENIS VERDINI MATTEO RENZI E DENIS VERDINI