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C.L. per La Repubblica
Big bang all'orizzonte, per Scelta civica. La creatura elettorale messa in piedi da Mario Monti alla vigilia delle elezioni rischia di deflagrare da qui a un paio di mesi.
L'Udc di Casini, D'Alia e Cesa ha già in programma per la ripresa di settembre il suo tradizionale appuntamento che non sarà più intestato alla sigla con scudocrociato, si chiamerà «festa popolare», una proiezione ormai decisa verso una formazione italiana del Ppe, in vista delle Europee della primavera prossima.
I liberal vicini al Professore non ci stanno, nessun trapasso che sappia di annessione ai centristi. Benedetto della Vedova, Linda Lanzillotta, il viceministro Carlo Calenda hanno in cantiere a loro volta una manifestazione per quello stesso mese. Ã il nucleo montiano di Scelta civica, che al progetto dell'ex premier crede ancora.
Mario Monti aveva manifestato tutto il suo disappunto, all'assemblea di partito di mercoledì, per l'iniziativa Udc poi tenuta venerdì a Roma, quasi esplicito l'invito a non andare al convegno organizzato da D'Alia, Rao, Giuseppe De Mita e De Poli, di chiaro stampo cattolico popolare.
Sta di fatto che al Tempio di Adriano a Roma (presente ma silente Casini) si sono presentati Gitti e Olivero, Rossi e Dellai, Santerini e Rossi, il ministro alla Difesa Mario Mauro impegnato in Corea ha inviato un video, e poi Giro, Marazziti, Lucio Romano.
«Per l'Italia, per l'Europa» il titolo con riferimento al Ppe. In serata, raccontano, Monti era piuttosto contrariato. Non fosse altro perché tra i liberal di Scelta civica e i cattolici che si erano presentati all'appuntamento era già divampata la polemica, preludio di future scissioni.
Casini e gli altri big Udc si sono ormai convinti come non ci si possa presentare all'appuntamento di primavera col loro simbolo ma nemmeno sotto le micro-insegne di Scelta civica. E poco conta se nel Ppe milita Berlusconi. Da qui alla primavera «può succedere di tutto», è il retropensiero.
Al bivio si ritrova Monti, adesso, diviso tra la volontà di non rompere con la componente liberale e quella di tenere buoni rapporti col Ppe, se davvero vorrà avere chance l'anno prossimo nella corsa alla presidenza del Consiglio europeo.
«Quella dei colleghi venerdì è stata una fuga in avanti poco comprensibile - spiega il senatore Benedetto Della Vedova - Quelli dell'Udc hanno abdicato all'idea di costruire qualcosa insieme, legittimo. Noi puntiamo a raccogliere il voto dei riformatori che hanno creduto nella buona politica di Monti».
Noi e loro, dicono, due anime, ormai due partiti.
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