L’ABORTO DEL PARTITO DI MONTI - GUERRA INTESTINA TRA LE DUE ANIME, QUELLA CATTOLICA UDC E QUELLA MONTEZEMOLIANA

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Francesca Schianchi per "La Stampa"

Il capogruppo Lorenzo Dellai, entrando in Aula, taglia corto: «Che problema c'è? Ci sono sensibilità diverse ma i testi non sono così diversi». Ma che l'aver presentato ieri due distinte mozioni sull'obiezione di coscienza nell'applicazione della legge 194 sull'aborto abbia provocato polemiche dentro al gruppo di Scelta civica, è un deputato di lungo corso come Ferdinando Adornato a farlo venire allo scoperto.

«Ritengo politicamente sbagliato esibire su questo tema una divisione del nostro gruppo assolutamente gratuita», dice l'onorevole dell'Udc, e non fa mistero di ritenere che l'episodio possa diventare «il piccolo innesco di una bomba ad orologeria», in un gruppo composto da anime diverse, «c'è il rischio esplosione». Tanto più che, a sera, un testo viene approvato e l'altro respinto.

Tutto nasce quando Sel solleva per primo il dibattito sul tema, in programma in Aula per ieri. Dentro Scelta civica prepara una mozione Paola Binetti, cattolica dell'Udc. «Ho mandato il testo a tutti i colleghi venerdì, chiedendo di intervenire con suggerimenti e consigli», spiega. Ma c'è un'ala più laica del gruppo che trova troppo sbilanciata la proposta Binetti (firmata poi da una decina di altri deputati, perlopiù di provenienza Udc) e ne presenta un'altra: prima firmataria l'economista di area ItaliaFutura Irene Tinagli, dopo di lei altre 11 firme, in gran parte che vengono dal think tank montezemoliano.

«Io e Paola siamo partite da due punti di vista diversi - spiega la giovane deputata, che, ironia della sorte, si occupa del tema sfoggiando una pancia di quasi nove mesi - lei sottolinea il diritto inviolabile dell'obiezione di coscienza; io chiedo che, accanto al diritto legittimo all'obiezione, ci sia piena applicazione della legge 194». Ieri mattina, il capogruppo Dellai tenta una ricomposizione in un unico testo, ma il tempo è poco e non si riesce.

Così, approdano in Aula i due testi, e nell'Udc cominciano i mugugni. Espressi platealmente da Adornato, perché entrambe le mozioni, dice, «sono condivisibili», e quindi, se la prende col capogruppo, «compito di una classe dirigente è trovare una sintesi» («Adornato non è l'oracolo di Delfi», sbotta infastidito Dellai). Anche il presidente Udc Buttiglione stigmatizza le due mozioni, «cosa devono pensare i sostenitori e gli elettori di Scelta civica?».

E che la questione crei imbarazzo, lo conferma il deputato Gian Luigi Gigli, quando spiega che «il capogruppo m'ha chiesto di non fare una dichiarazione di voto sulla mozione Binetti: dice che se non la facciamo su nessuna delle due, evitiamo di sottolineare la spaccatura». Che però, sospira, «c'è. Perché tra noi c'è un problema di linee culturali e di equilibri che qualcuno avverte come non rispettati.

Non è possibile che qualcuno abbia presentato una proposta di legge sulle unioni gay (sempre la Tinagli, ndr), senza che nemmeno ne discutessimo prima...». La Binetti sorride, «nulla di personale contro Irene, è così carina», ma dietro a una seconda mozione «forse ci sono motivi di strategia e visibilità».

A sera, la mozione Tinagli viene approvata e quella Binetti no. Il che non aiuterà a distendere i nervi. Qualcuno di Scelta civica ha votato contro una delle due presentate dal proprio gruppo? «Non lo so, ma mi sembra possibile - ammette Adornato - D'altra parte, se presenti due mozioni, lasci liberi tutti di fare quello che vogliono...».

 

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