LO “SCOUTING” ANTI-PRODI DEL BANANA NON AVEVA PREZZO

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Dario Del Porto e Conchita Sannino per "la Repubblica"

Un uomo «disposto a fare e dare qualunque cosa pur di far cadere il governo Prodi». È l´immagine del Cavaliere nelle parole dall´ex senatore del Pd Paolo Rossi, sentito come teste nell´inchiesta napoletana per la quale rischiano il processo per corruzione Silvio Berlusconi, Valter Lavitola e Sergio De Gregorio. Racconta Rossi: «Era il 30 agosto 2007, ricordo perfettamente la data perché si tratta di un episodio che mi ha sconvolto. Il senatore Tomassini (medico eletto con il Pdl ndr) mi invitò a casa sua. Mi presentai addirittura con un libro di Camilleri in omaggio, mai pensando quello che mi avrebbe detto». Cioè: cambiare schieramento, dare la spallata al governo.

Tomassini gli disse che «Berlusconi, pur di raggiungere l´obiettivo, era disposto a sborsare cifre anche elevatissime, insignificanti per uno come lui e che invece a una persona normale come me avrebbero potuto cambiare la vita».

Tomassini, prosegue Rossi, «aggiunse che tali partite finanziarie sarebbero state saldate direttamente da Berlusconi che in quel momento era a Villa Certosa; tuttavia se vi fosse stata la disponibilità lo stesso Berlusconi era pronto a ricevere immediatamente, anche in Sardegna, chi avesse deciso di passare dall´altra parte».

Rossi rifiutò e riferì alla capogruppo Anna Finocchiaro, che ha ricostruito l´episodio quando è stata ascoltata dai pm Curcio, Milita, Piscitelli, Vanorio e Woodcock. Durante la legislatura 2006-2008, come già raccontato da De Gregorio (che ottenne dal Cavaliere 3 milioni) Berlusconi aprì una vera e propria «campagna acquisti». E Prodi, sentito come teste, dice: «Quando ho saputo dai giornali quanto addebitato a Berlusconi e De Gregorio, sono rimasto scandalizzato».

Al senatore dell´Idv Giuseppe Caforio furono offerti 5 milioni. De Gregorio lo convocò nella clinica dove era ricoverato per una colica. Caforio ascoltò stupito. Sarebbe bastato un semplice sì per ottenere subito soldi: «Se solo gli avessi detto che avrei votato contro il governo, il giorno dopo, sulla base della mia parola, mi avrebbe fatto accreditare con un bonifico proveniente da un paese estero la somma di un milione e mezzo-due milioni di euro sul conto che avrei indicato. Dopo il voto avrei avuto altri tre milioni e mezzo». Anche Caforio rifiutò e anzi registrò il colloquio, consegnando la cassetta al suo leader, Antonio Di Pietro. È quel nastro che non si trova più.

 

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