
DAGOREPORT – QUESTA VOLTA PAPA FRANCESCO HA RISCHIATO DAVVERO DI MORIRE, ED È STATO RIPRESO PER LO…
Omero Ciai per "la Repubblica"
«MI dispiace molto. Mi sono sbagliato e non succederà mai più». Undici parole per chiedere perdono ad un intero paese pronunciate davanti ad una telecamera, appoggiato a due grucce, appena dimesso, sulla porta della stanza dell'ospedale dove re Juan Carlos di Spagna ha curato le fratture all'anca destra che si era procurato mentre si trovava in Botswana per un safari di caccia all'elefante.
Non era mai successo. Così, dopo cinque giorni di polemiche, l'uomo politico più ammirato nel paese, il Capo di Stato che ha guidato la Spagna franchista nella democrazia e l'ha salvata dall'abisso nelle ore drammatiche del fallito putsch militare del 1981, ha deciso di scusarsi per una frivola vacanza che s'è trasformata in un catastrofico errore d'immagine.
Che il re avesse scelto di fare un gesto pubblico era noto da lunedì scorso perché le critiche e il malessere che aveva provocato la notizia del safari, mentre la Spagna si dibatte nella peggior crisi economica della sua storia democratica, preoccupavano moltissimo la Casa Reale. Esclusa l'idea di un comunicato freddo e impersonale i consiglieri del re hanno optato per la soluzione di maggior impatto comunicativo. Scuse pubbliche, personali e dirette davanti agli schermi tv.
Un gesto senza precedenti. D'altra parte il momento è topico visto che c'è da risollevare l'immagine di una monarchia in difficoltà da mesi. A Madrid s'è frantumato il codice della "monarchia blindata", e per nulla trasparente, che ha retto per decenni le relazioni fra la Casa reale, i mass media e i leader politici.
Prima le polemiche sull'appannaggio della famiglia reale che per la prima volta è stato deciso di rendere pubblico, poi lo scandalo Urdangarin, il genero del re indagato per malversazione di fondi; poi ancora il libro-verità sui rapporti fra Juan Carlos e sua moglie, la regina Sofia; infine lo svarione del safari che nessuno avrebbe conosciuto se Juan Carlos non si fosse rotto l'anca. Una maledizione che ha spinto anche qualche leader politico a sussurrare le parole «magari è meglio se abdica».
Ora è come se Juan Carlos si fosse svegliato da un brutto sogno, riprendendo tutto il controllo di sé. Ma, nonostante il miracolo comunicativo, l'incantesimo appare spezzato e le critiche continueranno. Il Wwf, l'organizzazione ambientalista di cui Juan Carlos è presidente onorario dalla fondazione ha deciso di abolire la carica che il re occupava. Mentre torna in primo piano l'affaire del marito della sua figlia più piccola, Cristina.
Il socio in affari di Urdangarin, Diego Torres, ha consegnato ieri alla magistratura email e documenti che chiamano in causa direttamente la Casa Reale nel tentativo di coprire le malefatte dell'Istituto Noos, l'agenzia di Undargarin che emetteva fatturazioni false. In una email il genero del re dice al socio: "Juan Carlos ha assicurato a Cristina che non ci saranno problemi..."
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