
DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È…
1. Jena per La Stampa: Dal pre-incarico al post-leader.
2. BREVIARIO
Luzi per La Repubblica: "La sinistra non era contro l'accanimento terapeutico? Per Bersani fanno eccezione"
Daniela Santanché parlamentare Pdl
3.BERSANI SCELGA, PALAZZO CHIGI O IL COLLE"
Tommaso Ciriaco per La Repubblica
La diagnosi di Daniela Santanché, innanzitutto: «Prendiamo atto che Bersani è tecnicamente impazzito. Non sa più ragionare, non è più lucido. La cosa più grave è che neanche Napolitano, il suo padre nobile, è riuscito a farlo ragionare».
Non basta, perché la berlusconiana si avventura anche in territorio ostile: «Faccio appello al Pd: faccia ragionare Bersani. Solo il Pd lo può salvare. Altrimenti così farà un danno pazzesco per l'Italia e il suo partito si frantumerà !».
Oggi nuove consultazioni. Cosa accadrà ?
«Penso andrà Berlusconi. Se Napolitano ci fa le stesse proposte di Bersani, per noi è un no netto».
Quali sono i vostri paletti per dare il via libera a un governo?
«Noi siamo sempre stati disponibili al dialogo. Ci sono due strade: facciamo un governo insieme, insieme decidiamo il premier e la squadra e insieme scegliamo il Presidente della Repubblica. Oppure sull'esecutivo facciamo un passo indietro, loro ne varano uno che noi appoggiamo. E scegliamo noi il Presidente della Repubblica».
Berlusconi o Gianni Letta.
«Sarà un problema nostro. E sarà una persona di grande spessore e capacità ».
Cosa rimprovera al segretario Pd?
«Ha detto no al dialogo con il Pdl e ha provato a fare un governo con Grillo. E guardi che per noi un esecutivo con il Pd è una visione drammatica, perché perdiamo consenso. Ma ci interessa offrire soluzioni alle famiglie e alle imprese ».
Bersani vuole formare un esecutivo.
«Con tre decimali in più vuole fare l'asso pigliatutto: vuole la Consulta, il Quirinale, la Presidenza della Camera, del Senato e del Consiglio. Questa non è democrazia, lo capisce anche un bambino. Vuole avere tutto senza avere vinto le elezioni. Prende tempo sulle spalle del Paese, sembra un marziano. Chi è impresentabile, Berlusconi o Bersani? ».
Se fallisce la nuova trattativa, restano le elezioni?
«Noi non abbiamo paura di andare a votare. Per uscire dal pantano si può tornare alle urne subito. I sondaggisti dicono che vinciamo e il Pd perde 150 deputati. Ma noi mettiamo al centro gli interessi degli italiani».
4. NAPOLITANO CONGELA BERSANI E PROVA L'ULTIMA MEDIAZIONE PER SBLOCCARE BERLUSCONI - SE RESISTE IL NO DEL PDL SI ANDRÃ
A UN GOVERNO DEL PRESIDENTE
Ugo Magri per La Stampa
Poiché un mese è passato invano, la crisi finanziaria incombe, e non si viene a capo di nulla, Napolitano prende in mano la situazione. Consulterà daccapo i partiti, ma già a mezzogiorno sapremo come è andata a finire perché l'unico colloquio che davvero conta, quello da cui dipende se nascerà un governo o torneremo invece a votare, è fissato alle 11. Come protagonista avrà , inutile dire, Berlusconi.
Il quale aspettava con voluttà questo momento, al punto da auto-definirsi «incontournable». L'imprescindibile. Col Cavaliere accomodato di fronte, il Presidente proverà a superare lo scoglio su cui è andato a incagliarsi l'«esploratore» Bersani: la richiesta Pdl di indicare il prossimo Capo dello Stato.
Il segretario democratico è salito ieri sera sul Colle per segnalare che gli erano state poste «preclusioni» (da Grillo) e «condizioni che non ho ritenuto accettabili» (quelle, appunto, del centrodestra). Inaccettabili nel senso che, casomai Bersani cedesse, tutto il mondo anti-berlusconiano gli si rivolterebbe contro, dunque non se ne parla nemmeno. Non per questo il segretario Pd rinuncia al suo tentativo: pronto a riprendere la corsa, nel caso in cui Napolitano dovesse riuscire nell'impresa di spianargli la strada. Una missione quasi disperata.
Pare infatti che Silvio sia in mano ai «falchi» più scatenati del suo giro. E dunque abbia intenzione di ribadire il cosiddetto «Lodo Verdini», così battezzato dal nome del suo ideatore. Vale a dire: «Se non ci viene assicurata la Presidenza della Repubblica, possibilmente nella persona di Gianni Letta, il centrodestra non darà via libera a Bersani, e tantomeno a qualunque altro personaggio indicato dal Colle».
Narrano dalle parti di Arcore come, ingolosito da certi sondaggi a lui favorevoli, Berlusconi non veda l'ora di votare al più presto, vale a dire prima dell'estate, addirittura in luglio. Per cui si aspetta che Napolitano convinca Bersani a mollare l'osso, cioè il Quirinale. O in alternativa il Presidente si prodighi per affrettare nuove elezioni (sebbene, con l'attuale sistema elettorale, nulla fa pensare che possano essere risolutive). Napolitano, a quanto risulta, non farà né l'una cosa né l'altra.
Pare sia intenzionato semmai a spiegare che non si possono mettere sullo stesso piano Quirinale e governo. Quest'ultimo cambia padrone con una certa frequenza, laddove l'inquilino del Colle vi si accomoda per sette anni e nessuno lo può sfrattare. Dunque al massimo Berlusconi può ottenere la garanzia di una scelta condivisa. Garanzia che verrebbe offerta da Re Giorgio, una volta firmata e sottoscritta da Pd e Pdl. La speranza di accordo risiede tutta, come è facile intuire, nelle pieghe della trattativa, nel detto e nel non detto.
Mettiamo che Berlusconi si congedi dal Capo dello Stato con un secco «non ci sto»: come si regolerebbe a quel punto Napolitano? Perde quota l'ipotesi, fin qui data per super-sicura, di un «governo del Presidente», o «di transizione», o di «tregua». Se non porta a casa la poltrona più ambita della Repubblica, il Cavaliere non dà il via libera neppure a quello.
E, sotto sotto, la pensa allo stesso modo Bersani: piuttosto che ritrovarsi con un altro «tecnico», mille volte meglio accettare il guanto di sfida e tornare di corsa alle urne. In fondo, dicono a Largo del Nazareno, Monti può restare dov'è per un altro paio di mesi, sia pure limitandosi a sbrigare gli affari correnti. E Grillo, che ha capito tutto, già lancia la palla avanti: pure senza governo, il Parlamento è in grado di fare le leggi, dunque profittiamone per cambiare il «Porcellum»...
Non è proprio così. L'unico caso storico di Parlamento governante risale al primo anno della Rivoluzione Francese, e non venne mai più imitato, ci sarà un motivo. Il governo è indispensabile, alzano la voce il presidente del Senato Grasso, di Confindustria Squinzi e della Cei Bagnasco. Con Montezemolo che domanda, quasi incredulo: «Ma ci rendiamo conto di cosa sta accadendo?». Accade che martedì dopo Pasqua riapriranno i mercati. E senza una soluzione alla crisi, ci ritroveremo come due anni fa. O addirittura peggio.
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