DIETRO UN LEADER, C’È SEMPRE UNA BELLA DONNA - SE IL BANANA HA PRODOTTO LA PASCALE AL FAGIOLINO, BERSANI LA VOLTAFACCIA MORETTI, RENZI CI PROPINA LA “GIAGUARA” MARIA ELENA BOSCHI

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David Allegranti per "Corriere.it"

La Leopolda s'è fatta istituzionale, parlamentare, s'è fatta establishment, ci sono gli ex, c'è David Sassoli, c'è Francesca Puglisi, c'è Piero Martino. «Oh, ma qua sono tutti ex bersaniani!». Ma che l'aria è cambiata lo vedi da altro; già lo avevi visto a Bari, con la signora pugliese leopardata che batteva le mani in prima fila alla Fiera del Levante. È che pure la Leopolda quest'anno s'è fatta «Leoparda», perché ci voleva Maria Elena Boschi a dare il via libera alle scarpe col tacco da smacchiare.

Sembra passata un'era da quando vestiva alla marinara, pardon, all'avvocatessa, i tailleur scuri, il tacco sempre alto ma scuro scuro, sembra passata un'era persino dal camper in cui era nel terzetto insieme a Simona Bonafè e Sara Biagiotti, ma come una versione femminile di highlander - ne resterà soltanto una - alla fine è rimasta solo lei.

Deputata, fotografata, tutti la cercano, tutti la vogliono in tv, la intervistano, è lei che ha organizzato la Leopolda quest'anno. È lei che si collega con la Rai (insieme a Massimo Parisi, coordinatore regionale del Pdl, di passaggio il tempo necessario per la diretta tv), è lei che fa da co-deejay sul palco accanto a Renzi, quando un tempo, lassù, sul palco, c'era Matteo Richetti a mettere i dischi.

Lei si concede, ma con moderazione; ha già imparato a non rispondere al telefono, spiega in tv che cos'è la Leopolda, perché la Leopolda, come si fa la Leopolda, con la giacca rosa shocking e i jeans attillati. La Leopolda insomma s'è fatta Leoparda, questo sì che è il vero establishment, quello che se la gioca con la Pitonessa.

C'è un anno di Parlamento, qui alla vecchia stazione che nel 2010 ospitò la prima edizione, quando non c'erano deputati e senatori, c'erano i sindaci e non esistevano ancora le cinquanta sfumature di renziani - quelli della prima Leopolda, quelli del Giglio Magico, quelli dell'ultima ora - c'è un anno di Parlamento e si vede nelle facce della Boschi, di Francesco Bonifazi, Dario Nardella, Simona Bonafè, un tempo consiglieri comunali, vicesindaci, assessori, e oggi classe dirigente renziana, facce televisive. Ricercati, intervistati, fotografati pure loro, con i fan che sempre a giro per l'Italia chiedono loro una foto, uno scatto.

C'è Marco Agnoletti, il portavoce, che da anni vive in simbiosi con il suo auricolare attaccato all'orecchio, e deve fare da vigile del circo mediatico che va all'assalto di Renzi - di nuovo in camicia bianca e cravatta Riotta style - mentre sta per collegarsi con Otto e Mezzo, respingendo fotografi, telecamere, giornalisti che cercano un sound bite, un sussurro, una frase smozzicata, un mugugno, un grrr incazzato del sindaco che deve farsi largo fra i flash. «Ma Renzi parla?». «Renzi cosa dirà?». «Un saluto ce lo fa?».

Non dice nulla prima di Otto e Mezzo. Ci sono cose, in mezzo a tutto questo establishment neoleopardato, che non si possono abbandonare. È tornata Centology, per esempio - cento i tavoli stile matrimonio e tombolata, così come erano cento i punti alle primarie per Firenze e cento i luoghi da riqualificare -, e i social network, per dire, come fai a separartene. Condividi la Leoparda, pardon la Leopolda: «Scatta e condividi con il tuo smartphone», c'è scritto al bar, quasi un ordine, perché i tempi della condivisione veloce sono assertivi, rapidi: condividi la foto con Bonifazi che si muove per la stazione parecchio in solitaria, quasi che volesse evitare la contaminazione con tutti questi ex bersaniani arrivati per prendere parte al banchetto elettorale renziano.

Condividi la foto dei vecchi vecchi compagni di rottamazione (oggi meno in luce); Francesco Clementi abbraccia Luigi De Siervo; Roberto Reggi sale sul palco al momento del lancio della tombolata, pardon, del via alla discussione ai tavoli, con la Boschi e Davide Faraone, che si è portato un po' di sindaci siciliani.

Condividi la foto di Marianna Madia, altra convertita, che discetta di rottamazione come se il manuale del Giovane Renziano l'avesse scritto lei. Arriverà anche Dario Franceschini, persino Guglielmo Epifani, il segretario, che a differenza di Bersani negli anni scorsi non ha organizzato una contro-assemblea di amministratori di condominio del Pd, arriveranno tutti quelli che (oggi) dicono «meno male che Matteo c'è».

Solo che troveranno i posti già occupati da chi c'era prima di loro. Dal trasversale Nardella, per esempio che parla indifferentemente con i lettiani, i dalemiani, il centrodestra, che partecipa a convegni di avvocati e di costituzionalisti - e sempre interviene, atteso anche al club dell'astrofisica.

Benvenuti alla Leoparda, dove ci sono i ragazzi di Proforma con la scritta staff al collo abituati alle narrazioni vendoliane, dove sui cartelloni compaiono scritte gandhiane fatte apposta per accogliere i bersaniani folgorati sulla via di Rignano, «Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci» (per la verità una frase che piacque molto anche a Berlusconi). Poi, condividi la vittoria su Facebook.

 

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