“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Fabio Martini per “la Stampa”
Era da una decina di giorni che Matteo Renzi aveva annusato - tra alcuni dei partner europei - un sentimento molto diverso dalla consueta litania dei pen-ultimatum, qualcosa che somigliava molto alla voglia di farla finita con la Grecia. E così, quando ieri il presidente del Consiglio ha parlato per telefono col capo del governo greco, gli ha dato un consiglio: «Alexis, fratello, guarda che stavolta potrebbero tirare dritto, se si avanti muro contro muro, finisce comunque male per la Grecia...».
L’altro ovviamente faceva valere le sue ragioni: «Non posso svendere il mio Paese, non posso tradire il mio popolo...». E a quel punto Renzi ha consigliato: «A questo punto la partita è diventata prevalentemente politica, devi dare un segnale, fare un passo...». E poi, nello scambio finale anche un consiglio che è anche un messaggio politico: «Dialoghiamo fino all’ultimo minuto utile, lo dirò domani anche ad Angela Merkel», che il premier incontrerà oggi a Berlino.
UN PASSO INDIETRO
Nella vicenda greca, già da mesi Matteo Renzi ha tenuto l’Italia un passo indietro, rimettendosi alla trattativa che fino a qualche giorno fa è stata condotta in prima persona da Angela Merkel. Naturalmente il presidente del Consiglio sa bene che il prezzo che l’Italia rischia di pagare potenzialmente è superiore anche a quello di Paesi più esposti con la Grecia, come la Germania. In caso di bancarotta greca, l’Italia - oltre a rinunciare ai crediti che vanta con Atene - rischia un aggravio nel costo del debito pubblico, quanto rilevante nessuno lo sa.
Anche perché nel comunicato col quale due giorni fa il Mef intendeva spegnere le preoccupazioni circa l’eventuale effetto-contagio, era scritto che davanti ad «una eventuale evoluzione negativa della crisi greca», «la quantificazione dell’impatto diretto sull’Italia non è praticabile con le informazioni attualmente disponibili».
È per questi motivi, che nei colloqui informali con i leader e nell’azione diplomatica affidata al ministro dell’Economia, Renzi ha attestato l’Italia sul fronte “trattativista”. E in una intervista significativamente rilasciata al Sole 24 Ore, il premier ha inteso lanciare messaggi rassicuranti: l’Italia non rischia il contagio, perché «l’ombrello della Bce ci mette al riparo», ma anche perché «l’Italia è già fuori dalla linea del fuoco, ha iniziato un percorso coraggioso di riforme strutturali, l’economia sta tornando alla crescita»
MARGINI PER UN’INTESA
RENZI REGALA LA CRAVATTA A TSIPRAS
D’altra parte - come ha dimostrato la pur complicatissima giornata di ieri - esistono ancora margini per un’intesa. Certo, se dovessero assottigliarsi e poi esaurirsi e restasse soltanto il referendum, a quel punto il capo del governo italiano, in cuor suo, non avrebbe dubbi ad augurarsi la vittoria del Sì al piano europeo. Invece un successo di Tsipras, oltre alle conseguenze finanziarie su tutta l’area euro, avrebbe ripercussioni anche sul fronte interno, per l’effetto euforizzante sulle forze anti-sistema di casa nostra, Lega e Cinque Stelle in primis. Che Grillo e la Lega facessero il tifo per Tsipras, si era capito ma ieri due novità dimostrano un escalation. Beppe Grlllo ha annunciato via Twitter: «Domenica e lunedì sarò ad Atene insieme ad alcuni portavoce M5S Vi invito: #TuttiAdAtene Il potere al popolo, non alle banche».
mogherini renzi tsipras thorning schmidt
Il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni ha fatto una dichiarazione di voto: «Al referendum greco voterei no. Politicamente sono all’opposto di Tsipras ma condivido questa sua iniziativa». L’adesione di Maroni, che incarna l’area meno arrabbiata della Lega, è tanto più significativa perché segue alcune dichiarazioni simpatizzanti ma non tifose di Matteo Salvini nei confronti del primo ministro greco.
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