E LO CHIAMANO BERLUSMONTI - SE MONTI VUOLE DURARE FINO A FINE LEGISLATURA (E POI VOLARE AL QUIRINALE) È COSTRETTO A GIOCARE DI SPONDA CON IL POMPETTA - DALLA GIUSTIZIA ALL’ECONOMIA, IL GOVERNO STA FINENDO MOLTE COSE CARE A PDL E LEGA: LA RIFORMA DELLE PENSIONI E DEL LAVORO, I MILIARDI SBLOCCATI PER LE GRANDI OPERE, IL REGALINO SULLE FREQUENZE - QUELL’INTERVISTA A “FT” DEL BANANA PER DARE UNA CONFERMA AI POTERI FORTI INTERNAZIONALI DELLA SUA FEDELTA’ AL GOVERNO MONTI…

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Stefano Feltri per il "Fatto quotidiano"

Se Mario Monti arriva addirittura a lamentare che "si è esagerato a usare lo spread come arma contundente contro il mio predecessore", allora la situazione è davvero critica. Giusto un mese fa, alla conferenza stampa di fine anno, Monti arringava i giornalisti con una lezione sullo spread e un grafico che dimostrava come il picco della misura di rischio dei nostro debito pubblico - 575 punti di spread contro i 377 di oggi - coincideva con la sua nomina a senatore a vita, il 9 novembre. Poi è cominciato l'effetto Monti, con un po' di doping dalla Bce di Mario Draghi che comprava titoli italiani.

Cosa sta succedendo al professore se è costretto a smontare la base di legittimità finanziaria su cui poggia il suo governo? "Monti è preoccupato per la tenuta del Pdl e quindi cerca la sponda di Silvio Berlusconi", ammette un sottosegretario. Ma la maggioranza è "evanescente", per usare un aggettivo sfuggito a Monti in un forum ieri pomeriggio con Repubblica Tv. Il Terzo Polo accetta qualsiasi cosa con entusiasmo ("siamo in sintonia su tutto", dice Pier Ferdinando Casini).

Il Partito democratico soffre, ieri il segretario Pier Luigi Bersani è andato a lamentarsi dal capo dello Stato Giorgio Napolitano: "Il nostro appoggio è senza condizioni, ma il Pdl non può fare così", questo il senso del discorso di Bersani che ha chiesto udienza al Quirinale dopo l'incidente alla Camera, giovedì. Il governo viene battuto su un tema storicamente berlusconiano, la responsabilità civile dei giudici: risuscita la vecchia maggioranza Pdl-Lega e riesce a infilare nella legge comunitaria l'emendamento, con la strana complicità del presidente della Camera Gianfranco Fini che concede il voto segreto, scatenando i franchi tiratori.

L'emendamento verrà cancellato nei successivi passaggi parlamentari, giurano tutti, ma il segnale politico è arrivato: se Monti vuole durare deve un po' berlusconizzarsi. Magari a cominciare dalla Rai che il premier vorrebbe rifondare ma che per ora resta quella di sempre: al Tg1 non c'è più Augusto Minzolini, solo perché è stato rinviato a giudizio per aver abusato della carta di credito aziendale.

Il pensionando Alberto Maccari, suo successore benedetto da Berlusconi, doveva restare in carica poche settimane. Invece lunedì il direttore generale Lorenza Lei è riuscita a farlo riconfermare per un anno, spaccando il cda ma dimostrando che l'asse Pdl-Lega è ancora decisivo. A marzo cambiano i consiglieri, Monti dovrà decidere che fare con quello scelto dal Tesoro (oggi c'è il supertremontiano Angelo Maria Petroni).

Chissà se tra un mese riuscirà a emanciparsi dalla vischiosità berlusconiana o tutto proseguirà come prima. Sulle cose che contano (per Berlusconi), Monti garantisce quella continuità che tanto indispone il Pd. Basta dire che il gran regalo delle frequenze tv a Rai e (soprattutto) Mediaset, il beauty contest, è stato solo congelato per 90 giorni, non certo annullato. Nessuno crede che nel Pdl si pensi a sfiduciare Monti.

Anche perché il professore della Bocconi sta facendo molte cose che a Berlusconi e ai suoi non erano mai riuscite, dalla riforma delle pensioni ai miliardi sbloccati per le grandi opere fino al cambiamento del mercato del lavoro. Il ministro del Welfare Elsa Fornero ha detto che, anche sull'articolo 18, si procederà comunque , con o senza i sindacati. Se l'avesse detto Maurizio Sacconi, ci sarebbe stata una sollevazione popolare, invece oggi perfino Eugenio Scalfari da Repubblica invita la Cgil di Susanna Camusso al pragmatismo, " "Difendere i diritti sindacali è sacrosanto [...] ma chiudere gli occhi di fronte alla realtà è una sciagura".

Quando Monti dice che "se l'Italia è ridotta un pò male è perchè i governi italiani per decenni hanno avuto il cuore troppo buono, diffondendo buonismo sociale", titilla quella parte liberista del Pdl che ha sempre predicato il taglio della spesa pubblica e del welfare (salvo poi aumentare gli sprechi una volta al governo). E ai berlusconiani piace ancor di più vedere Nichi Vendola, Sel, dire che Monti rivela "un profilo schiettamente conservatore".

Ma al professore della Bocconi sono chiare le priorità: rassicurare l'Europa, contenere Angela Merkel creando un asse con Barack Obama, spingere un po' il Pil e fare le riforme chieste dalla Bce. Per raggiungere questi obiettivi è pronto a tutto. Anche a vedere Silvio Berlusconi intervistato a tutta pagina sul Financial Times, gazzetta ufficiale del montismo. Ed è rassegnato a sembrare, almeno per un periodo, un po' un "Berlusmonti".

 

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