DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
D. F. per il “Corriere della Sera” - Estratti
Lo spazio nella stanza dove si riunisce il gabinetto ristretto è rimpicciolito dalle beghe politiche passate, da un’unità che va ritrovata anche tra i capi politici dopo dieci mesi di divisioni.
Racconta un tg israeliano che giovedì scorso le guardie del corpo di Benjamin Netanyahu hanno fermato Yoav Gallant, il ministro della Difesa, il premier aveva ordinato di non lasciar entrare nessuno.
Al punto che l’ex generale — licenziato ma mai cacciato da Bibi perché aveva osato proporre di fermare il piano giustizia contestato dalla maggioranza degli israeliani — ha minacciato con un ghigno più che un sorriso: «Se non aprite la porta, vi faccio portar via da una squadra della brigata Golani», la fanteria d’assalto.
Racconta un altro media locale che Netanyahu avrebbe consultato lo Shin Bet, i servizi segreti interni, per capire se potesse impedire sempre a Gallant di registrare le discussioni nel consiglio.
Tutti sanno che a guerra finita una commissione d’inchiesta dovrà analizzare quello che è stato fatto — o meno — dal governo di estrema destra, soprattutto prima del sabato dell’orrore. Il premier più longevo della Storia del Paese non ha ancora chiesto scusa agli israeliani e non si è assunto alcuna responsabilità, ammesse invece da due ministri — ieri l’oltranzista Bezalel Smotrich — e anche da uno dei suoi fedelissimi nel Likud:
BENJAMIN NETANYAHU AL CONFINE CON GAZABENJAMIN NETANYAHU AL CONFINE CON GAZA
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