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Tre mesi. 90 giorni. E' il tempo che il governo ha fissato per decidere sulle frequenze televisive da assegnare. Trattasi di un tempo politico e non di un tempo "tecnico". Fra tre mesi infatti saranno abbondantemente scaduti i tempi entro i quali è ancora possibile andare alle elezioni anticipate la prima o la seconda domenica di giugno, visto che il Parlamento deve essere sciolto 45/70 giorni prima delle consultazioni. Senza contare ovviamente, almeno 15 giorni di consultazioni del Presidente della Repubblica e di scontro aspro tra le fazioni pro e quelle contro le elezioni.
Quindi, significa che Silvio B. Patonza, tuttora capo del Pdl, sostenitore critico del governo dei professori e già destinatario come imprenditore tv di frequenze che dovevano essere gratuite, deve decidere se continuare nel sostegno critico o andare alle elezioni.
Quindi, in realtà il suddetto Silvio B. Patonza ha davanti a sé tre scenari: nel primo ha un mese di tempo per riunirsi a Bossi e andare alle elezioni e congelare l'assegnazione delle frequenze; nel secondo, legare l'alleanza forzata con il Pd a tre o quattro grandi riforme promesse dai due partiti e con un governo (anche quello di Monti) che diventa politico per realizzarle;
nel terzo, lasciare la situazione così com'è con il probabilissimo esito che si realizzi la profezia di Verdini Denis, secondo il quale se Monti e i suoi arrivano a fine legislatura automaticamente il Pdl si ritroverà con il 15 per cento alle prossime elezioni. Previsione anche ottimistica, se si guarda a sondaggi che già oggi lo danno appena al 20 per cento.
Ecco perché la decisione di prendere tre mesi per le frequenze è stata una decisione politica. Se il Patonza non ribalta subito il tavolo per andare alle elezioni a giugno, non ha più ciance perché non soltanto non si è mai votato in autunno, ma a novembre parte anche il semestre bianco, gli ultimi sei mesi di mandato di re Giorgio Napolitano, il quale in quel periodo non ha più i poteri per sciogliere il Parlamento (senza contare che, comunque, non avrebbe allora come ora nessuna intenzione di farlo).
E al Patonza non resterebbe che continuare mestamente a litigare con i vecchi amici: prima Fede, poi Dell'Utri (con il quale oggi è in freddo) e poi sotto a chi tocca.
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