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"Ci saremmo aspettati una più forte assunzione di responsabilità dai leader. Ora abbiamo due settimane di tempo per lavorare, sperando che si sciolgano le riserve e vengano date risposte". Lo ha detto il Presidente del Parlamento europeo David Sassoli commentando le conclusioni del Consiglio Ue di ieri. Intervistato dalla Rtve spagnola, Sassoli ha aggiunto che "ci sono le istituzioni europee che stanno combattendo per difendere i nostri cittadini, le nostre vite e la nostra democrazia, nessuno può uscire da solo da questa emergenza. Per questo la miopia e l'egoismo di alcuni governi va contrastata. Voglio essere molto chiaro: i governi nazionali non sono l'Europa".
Ieri al Consiglio Europeo, dopo che Italia e Spagna avevano bocciato la bozza iniziale, i 27 hanno raggiunto un accordo sulle misure per affrontare l'emergenza coronavirus. Il documento, che non cita il Mes, prevede che la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, dovranno presentare proposte di lungo periodo da concordare con le altre istituzioni. Il tutto entro due settimane (e non 10 giorni, come chiedevano Italia e Spagna).
enzo amendola ministro per gli affari europei foto di bacco
Ecco il commento di Sassoli: "Abbiamo bisogno che i nostri Paesi spendano tutto quello che debbono spendere - ha continuato Sassoli - per fare questo serve uno strumento comune per garantire il debito. Deve crescere rapidamente tra i nostri governi la coscienza che l'Europa non uscirà da questa crisi come è entrata. C'è ancora una consapevolezza troppo bassa di questo. Le Istituzioni europee lo hanno capito. E' ora che lo capiscano anche i governi" ha concluso il Presidente dell'europarlamento.
Amendola: "Europa in campo o rischia"
A lanciare un avvertimento all'Unione è anche il ministro degli Affari europei Vincenzo Amendola: "Ieri sono state sei ore intense, senza tatticismo o parole false o diplomatiche. L'Europa, per una crisi simmetrica che colpisce tutti i Paesi, si deve rimettere in gioco. Deve avere una politica fiscale comune. L'Europa o scende in campo adesso o rischia la sua architettura istituzionale".
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