DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
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La domanda da duemila e passa miliardi di euro, l'ammontare del debito pubblico italiano, cioè quella roba che per via degli interessi da pagare e' alla base dello spread, e' questa: se alle elezioni politiche nazionali di un grande paese europeo ci sono stati tre vincitori, di cui uno vero il quale può tranquillamente accrescere i propri consensi nel Paese se gli altri due si accordano tra loro, chi deve formare il governo?
La prima risposta, quella formale, e': per la prassi costituzionale e parlamentare l'incarico va a chi ha avuto più voti, anche se pochissimi in più al Senato e una maggioranza numericamente forte alla Camera soltanto grazie al premio garantito dalla legge elettorale.
Non a caso e' quello che oggi ha rimarcato in una paginata di intervista al Corriere della Sera colui che tuttora viene reputato il più intelligente del vecchio sistema, D'Alema Massimo. Il quale ha argomentato al meglio, ma secondo i vecchi schemi e soprattutto pensando ad un organigramma che prevede se stesso al Quirinale.
La seconda risposta, quella sostanziale, e' questa: pur se in democrazia la forma e' sostanza, non siamo tuttavia di fronte ad una situazione normale, c'è stato un sommovimento elettorale fortissimo e chi deve decidere, il Presidente della Repubblica Napolitano Giorgio, deve tener conto
1. che il voto di contestazione/rifiuto rispetto alle forze politiche che per comodita' definiamo tradizionali per non usare altri aggettivi oggi in voga (Pd, Pdl e Monti) raggiunge il 50 per cento dell'elettorato, sommando i voti grillini all'area del non voto.
2. che la situazione dell'economia reale e' estremamente fragile, la disoccupazione aumenta, le imprese se non vendono all'estero sono in gravi difficoltà , i consumi calano verticalmente, i patrimoni importanti sono già in gran parte all'estero, i risparmi della classe ex media sono al lumicino e la fiducia nel futuro pure e alla fine della fiera lo spread, speculazione a parte, non fa che riflettere tale quadro.
3. che i tecnici, anche se restano in carica fino al prossimo governo, hanno fallito (vedi ruolo Bce nella discesa dello spread, vedi esodati creati dal nulla e disoccupati in aumento) e che il loro ruolo politico e' stato bocciato dagli elettori che hanno riconosciuto a Mose' Monti appena il 10 per cento per il rotto della cuffia.
4. Che bisogna evitare al vincitore numerico delle elezioni, Bersani Pierluigi, lo smacco tombale, quello di affidargli un incarico che non potrà assolvere, a meno che il leader Pd non si presenti al Quirinale con un accordo preventivo con Cinque Stelle e con l'impegno di Grillo Beppe a fargli da vicepremier (!!!). Ne' ci sono i tempi e la possibilità concreta per il Capo dello Stato di affidare a qualcuno quello che una volta si chiamava "incarico esplorativo".
5. che parimenti bisogna evitare che ogni soluzione avanzata venga bruciata con un tweet grillino, mentre i mercati bruciano e la sfiducia degli italiani cresce.
Se questa e' la sostanza delle cose, allora bisogna che siano le principali forze politiche, a meno che non siano in grado di fare un effettivo governo di unità nazionale in pochi giorni e che duri quattro anni come fece la oggi vituperata Angela Merkel con i socialisti tedeschi nel 2005, a invertire totalmente l'impostazione.
Come? Bersani Pierluigi e Berlusconi Silvio dovrebbero recarsi dal Presidente della Repubblica ed assicurare l'appoggio esterno ad un governo guidato dal vincitore non solo morale delle elezioni, Grillo Beppe da Genova, attraverso una "non sfiducia" pregiudiziale e riservandosi loro, Pd e Pdl, di votare in Aula di volta in volta i provvedimenti proposti e condivisi.
Ovviamente, a partire da un provvedimento fortemente simbolico: la cancellazione di 160 milioni di rimborsi ai partiti nel quinquennio per le elezioni 2013. Grillo ha già annunciato di rinunciarvi, gli altri sono pronti a passare all'incasso.
L'indicazione al Presidente della Repubblica deve venire direttamente dai due partiti maggiori per portare tutti su di un terreno di realtà ed evitare il gioco grillino del gatto col topo, la consumazione inutile di tutti i riti istituzionali consueti e ritrovarsi in breve con un Paese ancora più stremato cui non resta che affidare il governo al governatore di Bankitalia per trattare la resa con la Germania attraverso la Bce.
Se effettivamente Berlusconi Silvio e Bersani Pierluigi avessero davvero la forza di dare questa indicazione congiunta al Capo dello Stato, Grillo Beppe avrebbe due strade, due risposte:
1. accetta la sfida e promuove un "governo dei competenti" (non dei tecnici, c'è una grande differenza tra i due concetti dopo l'esperienza Monti) totalmente impegnato su quattro o cinque provvedimenti essenziali per far ripartire il Paese.
2. La rifiuta, e i motivi possono essere tanti e comprensibili, persino non tattici. Ma a quel punto il suo potere di veto sarà ' alquanto sterilizzato e il confronto con la dura realtà di un Paese in crisi non potrà essere eluso da nessuno che abbia a cuore gli interessi nazionali e non quelli di una parte politica o, peggio, quelli di fare da proconsoli italiani ad una Europa inutilmente rigorista.
Corollario fondamentale di tale offerta a Grillo sono le presidenza delle due Camere a Pd e Pdl, in particolare il Senato a Berlusconi Silvio e la Camera a Bersani Pierluigi. Altrettanto ovviamente, Napolitano Giorgio in tale quadro resterebbe, come garanzia e per il periodo di durata del governo, sul Colle più alto.
ECONOMIST ITALIA UN PERICOLOSO CASINO CON BERLUSCONI GRILLO BERSANI ALFANObeppe grillo porte GRILLO vittoria GRILLO BEPPE Giorgio Napolitano giorgio napolitano economia italiana SILVIO BERLUSCONI jpegSilvio BerlusconiPIERLUIGI BERSANI CON LA BANDIERA DEL PD Pierluigi BersaniPIERLUIGI BERSANI IN PREGHIERA economist berlusconi grillo clown
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