DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Stefano Feltri per "Il Fatto Quotidiano"
Sono come la sora Camilla, tutti la vogliono e nessuno se la piglia", scherza con una battuta romanesca Fabrizio Barca, quando qualcuno gli chiede del suo destino politico. Il ministro della Coesione territoriale è uno dei pochi che in queste settimane finisce sui giornali più per quello che fa che per quanto propone o per le sue gaffe. E basterebbe questo a renderlo più credibile per il dopo-Monti dei vari Corrado Passera ed Elsa Fornero che stanno cercando una collocazione elettorale.
Il problema di Barca è che è candidato a troppe cose: la poltrona più plausibile, in questi giorni, è quella di candidato sindaco di Roma, dopo Gianni Alemanno. Ma è anche un potenziale ministro dell'Economia in un governo sostenuto dal centrosinistra. Con la giusta legge elettorale, volendo, avrebbe anche il profilo di un premier di compromesso, nel caso di una maggioranza composita. Lui risponde sempre che "lavoro a testa bassa" e non si distrae pensando al futuro.
Però qualcosa sta cambiando, rispetto ai mesi scorsi, quando Barca si percepiva soltanto come il massimo esperto di fondi europei, destinato a tornare a fare il consulente del commissario europeo Johannes Hahn. Le prospettive stanno cambiando. Ma Barca è uomo pragmatico, quindi prima di prendersi nuovi impegni cerca di blindare il lavoro fatto dal suo ministero, cioè la revisione delle procedure di spesa dei fondi europei per evitare che ogni anno l'Italia perdesse miliardi di euro a causa dell'inefficienza della burocrazia e delle classi dirigenti locali.
Se ne sono accorti in pochi, ma in quel sofferto testo soggetto a continue revisioni che è la legge di Stabilità 2013, Barca ha fatto mettere l'articolo 10 che istituisce l' "agenzia per la coesione". In pratica una versione parallela del ministero oggi guidato da Barca che ne erediterà le competenze, così da garantire continuità . Il ministero di Barca è oggi senza portafoglio e quindi parte della presidenza del Consiglio, soggetto alle decisioni del premier.
L'agenzia invece risponderà al ministero del Tesoro e, nelle intenzioni, dovrebbe semplificare le procedure e assicurare che l'approccio di Barca - i soldi europei si spendono per progetti che hanno obiettivi chiari, con un percorso misurabile, basta fondi a pioggia - diventi permanente. Barca ha anche trovato un buon argomento per far approvare il suo progetto: trasferendo le competenze all'agenzia si risparmiano 932 mila euro subito e 2,2 miliardi nel medio termine. Il direttore generale verrà scelto da questo governo, dopo un concorso. Per Barca la cosa più semplice sarebbe traslocare dal ministero all'agenzia, per continuare lo stesso lavoro che fa oggi. Ma non sono questi i suoi progetti.
FABRIZIO BARCA FABRIZIO BARCA SCHEDA FABRIZIO BARCA giorgio napolitano
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