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“SENTO UNA PROFONDA REPULSIONE VERSO IL GOVERNO DI BENJAMIN NETANYAHU” – A PARLARE NON È UN’ANTISEMITA, MA LA SENATRICE A VITA, LILIANA SEGRE: “QUALUNQUE GOVERNO ISRAELIANO AVREBBE REAGITO CON DUREZZA. MA LA GUERRA A GAZA HA AVUTO CONNOTATI DI FEROCIA INACCETTABILI E NON È STATA CONDOTTA SECONDO I PRINCIPI UMANITARI. HAMAS NON È IL POPOLO PALESTINESE E NON FA I SUOI INTERESSI. IL CONFLITTO MI GENERA UNO SCONFORTO CHE RASENTA LA DISPERAZIONE. VEDO DUE POPOLI, QUELLO ISRAELIANO E QUELLO PALESTINESE, IN TRAPPOLA…”

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Estratto dell’articolo di Alessia Rastelli per il “Corriere della Sera”

 

LILIANA SEGRE AL MEMORIALE DELLA SHOAH A MILANO 1

Il Medio Oriente è senza pace. Che cosa prova di fronte al riaccendersi del conflitto israelo-palestinese e di altri fronti nell’area?

«Uno sconforto che rasenta la disperazione. Vedo due popoli, quello israeliano e quello palestinese, in trappola, incapaci di liberarsi da una sorta di condanna a odiarsi e a combattersi a vicenda. Aggrava la situazione il fatto che entrambi siano guidati dalle componenti peggiori delle rispettive classi dirigenti, tanto che per lungo tempo hanno dato, molto cinicamente, l’impressione di avere bisogno l’una dell’altra per restare in piedi. Trovo mostruoso il fanatismo teocratico e sanguinario di Hamas e delle altre fazioni terroristiche che hanno provocato la nuova guerra.

 

BENJAMIN NETANYAHU

Ma, senza con questo confondere un esecutivo democraticamente eletto con un gruppo terroristico, sento anche una profonda repulsione verso il governo di Benjamin Netanyahu e verso la destra estremista, iper-nazionalista e con componenti fascistoidi e razziste al potere oggi in Israele. È chiaro che, dopo un trauma come quello del 7 ottobre, qualunque governo israeliano avrebbe reagito con durezza. Ma la guerra a Gaza ha avuto connotati di ferocia inaccettabili e non è stata condotta secondo i principi umanitari e di rispetto del diritto internazionale che dovrebbero guidare Israele».

 

liliana segre

Sul «Corriere della Sera» del 29 novembre 2024, lei ha parlato di «crimini di guerra e contro l’umanità sia da parte di Hamas e della Jihad sia da parte dell’esercito israeliano», ma ha precisato che, a proposito delle azioni di Israele a Gaza, non è corretto parlare di «genocidio».

«Che la guerra di Gaza sia stata caratterizzata da atrocità e disumanità è sotto gli occhi di tutti. La responsabilità primaria, a mio parere, è dell’attacco di Hamas del 7 ottobre, ma anche Israele è andato ben oltre i limiti del diritto di difesa, facendo stragi di civili e distruzioni immani. Tuttavia, questo non ha a che vedere con la nozione di genocidio».

 

Una parte dell’opinione pubblica sostiene che l’attacco di Hamas e l’ascesa stessa del movimento nascano in risposta alla condotta di Israele, ad esempio le azioni violente dei coloni, così come allo Stato ebraico è attribuita la responsabilità per le condizioni di miseria e di umiliazione in cui vivono i palestinesi.

«Purtroppo si è creata una grande confusione. Hamas non è il popolo palestinese, non fa gli interessi del popolo palestinese e non si batte per dare ai palestinesi la possibilità di autodeterminarsi in uno Stato. Vuole la distruzione di Israele e lo stesso vale per il regime degli ayatollah iraniani, sciiti, al quale non interessa nulla dei palestinesi, sunniti, ma li strumentalizza al solo scopo di combattere quella che chiama “entità sionista”.

benjamin netanyahu

 

Israele ha commesso molti e gravi errori nei confronti dei palestinesi, anche prima del 7 ottobre 2023, ma il ritiro completo di esercito e coloni israeliani da Gaza nel 2005 aveva aperto una possibilità che non andava sprecata. Come invece è accaduto con la cruenta presa del potere da parte di Hamas nel 2006 e la proclamazione della “guerra eterna” contro Israele».

 

Lei ha sempre dichiarato di augurarsi la soluzione «due popoli, due Stati». È ancora possibile?

«[…] non esistono altre strade se si vuole liberare israeliani e palestinesi dalla maledizione della guerra che li vede contrapposti da un tempo infinito. […]».

 

strage di civili a beit lahia a gaza 6

Con il conflitto a Gaza l’antisemitismo è riesploso in modo esplicito. Come vive questa situazione?

«L’antisemitismo non era mai morto, ma dormiva nascosto in qualche anfratto delle menti. Ci si vergognava, non lo si lasciava emergere. Adesso non ci si vergogna più. È come se i crimini del governo Netanyahu fossero diventati il pretesto per sdoganarlo. Con questo ovviamente non voglio dire che non si possa criticare, anche duramente, l’esecutivo d’Israele. Ma la condotta del governo non può essere imputata all’intero popolo ebraico, né a tutti gli ebrei che vivono in Israele né a quelli della diaspora, che non sono neppure israeliani».

 

[…]

 

liliana segre 1

Che effetto le ha fatto, lo scorso 28 febbraio, l’incontro alla Casa Bianca tra il presidente americano Trump e quello ucraino Volodymyr Zelensky, minacciato davanti al mondo e messo alla porta?

«[…] un disgusto indescrivibile. E una grande amarezza: mai avrei potuto immaginare di vedere un giorno una presidenza Usa che abbandona la tradizionale politica di sostegno alle democrazie europee per mettersi in combutta con le peggiori dittature».

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