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Davide Milosa per Il Fatto Quotidiano
Un'ora per rispondere alle domande dei magistrati che lo hanno sentito sul sequestro di Giuseppe Spinelli, storico tesoriere di Silvio Berlusconi. E un giallo: di chi era il passamontagna dimenticato sul divano dell'appartamento di Bresso? Uno dei banditi ha condotto l'azione a volto scoperto? Alle due del pomeriggio di ieri, Francesco Leone, considerato l'ideatore del blitz consumatosi tra il 15 e il 16 ottobre scorso, per la seconda volta in nove giorni si è accomodato nell'ufficio del pubblico ministero Paolo Storari.
Pochi minuti di attesa e nella stanza è arrivato il procuratore aggiunto Ilda Boccassini . Il verbale è stato subito secretato. "Il mio assistito ha risposto in maniera esauriente", ha detto il suo legale, che però non ha voluto commentare il contenuto dell'interrogatorio, nel quale, a quanto risulta al Fatto, Leone, dopo una dichiarazione d'intenti ("sono qui per dire la verità "), ha ammesso le proprie responsabilità confermando la versione dei coniugi Spinelli.
Il bandito barese così ha ripreso il discorso interrotto il 21 novembre scorso (due giorni dopo gli arresti dei sei sequestratori). Allora, il pregiudicato con la passione per il Milan, sempre davanti al duo Storari-Boccassini, aveva iniziato una collaborazione, poi interrotta per leggere l'ordinanza d'arresto. Ieri, il secondo tempo dell'interrogatorio chiave per chiudere il cerchio di un'inchiesta iniziata il 17 ottobre, 31 ore dopo la conclusione del sequestro. I rapitori, infatti, lasceranno l'appartamento di Bresso alle nove del mattino del 16 ottobre. E lo faranno dopo che il ragioniere, a colloquio prima con l'ex premier e poi con Ghedini, racconta di aver visionato materiale importante per salvare il Cavaliere dalla condanna a pagare 560 milioni per il Lodo Mondadori. In realtà , Spinelli sta fingendo, imbeccato da Leone.
Del resto le analisi sui supporti informatici sequestrati dalla squadra Mobile hanno dato esito negativo. Nulla è stato trovato che possa ricondurre alla causa civile vinta da Carlo De Benedetti. A oggi, l'unica ricostruzione credibile è quella fornita dalle vittime. Un blitz, poco dopo le nove di sera del 15 ottobre. Due banditi entrano in casa. A loro si aggiunge Leone, che mette sul tavolo la richiesta di 35 milioni in cambio di in un dvd e di una pen-drive.
A corollario "il papello" che riassume i contenuti dei decisivi supporti informatici. Tutto si conclude il 16 mattina. Con un nulla di fatto. Leone, ieri, avrebbe confermato questa versione. Eppure molte cose ancora non tornano. A partire dal passamontagna dimenticato dai banditi in fuga, così come messo a verbale da Spinelli. "Mentre stavano raccattando le loro cose - ha ricordato il ragioniere - io avevo visto sul divano un passamontagna e, ora mi rendo conto stupidamente, gliel'ho dato". Così come raccontato, il particolare farebbe ipotizzare a uno dei rapitori che conduce l'azione a volto scoperto. Un rischio.
Ma che forse, ragionano gli investigatori, poteva essere calcolato. Su quale base? La circostanza incuriosisce i magistrati. Non è sfuggito nemmeno il fatto che Francesco Leone, ex collaboratore di giustizia, con profondi legami nella malavita barese, abbia condotto il sequestro in stato di libertà vigilata. Una violazione che il gip di Milano considera come aggravante. Resta così l'ennesimo dubbio: come è possibile che una persona sottoposta a una misura di prevenzione possa muoversi per l'Italia con tanta libertà ?
SPINELLI E BANDA jpeg
INGRESSO DI CASA SPINELLI A BRESSO
CASO SPINELLI IL CAPOBANDA RIPRESO DA UNA TELECAMERA DI SORVEGLIANZA IN UN BAR IL PARTICOLARE DELLE SCARPE ROSSONERE LO HA TRADITO
VIGNETTA ELLEKAPPA - CASO SPINELLI E LA ROUTINE DEI RICATTI A BERLUSCONI
CASA SPINELLI A BRESSO
FRANCESCO LEONE CAPO DELLA BAND CHE HA RAPITO SPINELLI
Gli inquirenti che indagano sul caso Spinelli
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