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Giuseppe Salvaggiulo per “la Stampa”
grillo e pizzarotti c b d ef bc ad c d
Sebbene sia il più importante uomo di governo del Movimento 5 Stelle, il sindaco di Parma Federico Pizzarotti non è stato incluso da Grillo e Casaleggio tra i ventisette che saliranno sul palco della kermesse Italia5Stelle, al Circo Massimo di Roma nel prossimo fine settimana.
Il sindaco di Parma ha commentato la notizia su facebook senza polemizzare: «Non è importante chi c’è o non c’è sul palco, ma le idee che si esprimono e le relazioni che si creano. Non ho chiesto di salire, lascio come sempre le valutazioni a chi organizza, rimanendo a disposizione. Ci sarà il gazebo di Parma e io sarò lì, tra la gente, come ho sempre fatto e continuerò a fare». Qualche giorno fa, a proposito della festa, aveva detto: «Spero sia un’occasione per fare da collante rispetto allo scollamento tra base e territorio, per ricompattare le file» evitando «passerelle».
Lo sgarbo è solo l’ultimo episodio di un dissidio ormai irrecuperabile. Le tensioni, le frecciate polemiche e il gelo tra Grillo e Pizzarotti sono ormai cosa nota. Il sindaco, con amministratori locali e una quota minoritaria di parlamentari, critica la deriva «talebana» del M5S. Grillo non perde occasione per punzecchiarlo, rinfacciandogli l’insuccesso nella guerra all’inceneritore e irridendo sul blog «Capitan Pizza».
Nelle ultime settimane la faglia si è ulteriormente e definitivamente allargata. Pizzarotti ha criticato le scelte del Movimento in vista delle regionali («Non abbiamo idee») tirandosi fuori dalla campagna elettorale. E soprattutto, contraddicendo il postulato grillino che vieta qualsiasi tipo di convergenza con altri partiti, aveva proposto al Pd un listone unitario per le elezioni provinciali a Parma.
Il patto era stato «benedetto» dal democratico Vincenzo Bernazzoli, presidente uscente della Provincia e sfidante di Pizzarotti alle comunali due anni fa, e negoziato in diversi incontri con esponenti del Pd. Pizzarotti s’impegnava a sostenere un candidato presidente del Pd e veniva inserito nella lista come unico rappresentante del capoluogo, che conta la metà degli abitanti di tutta la provincia.
L’accordo aveva due significati. Il primo, ufficiale e istituzionale: governare la nuova Provincia, privata dell’elezione popolare, con un’intesa tra sindaci (anche alcuni di centrodestra erano coinvolti). La Provincia ha ancora molte competenze ed è socia del Comune in alcune società di servizi: si capisce che Pizzarotti non volesse starne fuori.
Il secondo significato, non pubblicizzato ma non meno rilevante, era politico: uno sganciamento «civico» di Pizzarotti dal Movimento 5 Stelle, patrocinato dal Pd. Il tutto condito da una cogestione anche delle nomine nelle società partecipate. Poi il patto è saltato, perché osteggiato nel Pd e nel M5S e perché «Federico non ha avuto il coraggio di rompere», come spiegava un importante esponente del Pd.
E ora? Il mandato di Pizzarotti scade nel 2017. Il corteggiamento del Pd prosegue. Obiettivo: «degrillizzarlo». Il sindaco, con i fedelissimi, non intende per ora uscire dal Movimento. Ma non intende nemmeno rimanere a vita in un Movimento sclerotizzato. Come sindaco, il profilo civico gli fa comodo. La rottura è solo rimandata. Andrà al Circo Massimo, ma solo sabato mattina. Venerdì, quando parlerà Grillo, sarà a Parma per la prima del festival Verdi.
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