DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
Piazza Montecitorio, ieri mattina. Sotto un pallido sole si ritrovano due “partigiani” del finanziamento pubblico. Preparano la breccia, pianificano una mossa ad effetto che coinvolga Forza Italia e la minoranza Pd. «Dobbiamo agire, non possiamo andare avanti così. Perché non presentiamo qualcosa già a gennaio?», propone l’azzurro Ignazio Abrignani. L’idea è sfondare il muro dell’antipolitica.
Quando? Ogni momento è quello giusto: un emendamento nel Milleproroghe, nel provvedimento sull’anticorruzione oppure in un’altra misura economica di inizio anno. «Noi siamo disponibili e vi sosterremo - replica il dem Ugo Sposetti, ex tesoriere dei Ds - Se vuoi possiamo anche intervenire prima, partendo dal Senato». Un cenno d’intesa, affare fatto. «Ci sentiamo nei prossimi giorni ».
Non sono i soli a proporre un brusco dietrofront. Ci lavora anche Sinistra e libertà, che a differenza degli altri ha votato contro il reset dei rimborsi. «A gennaio, quando si discuterà dell’anticorruzione - sostiene il tesoriere del gruppo vendoliano alla Camera, Gianni Paglia - proporremo di ripristinare il finanziamento pubblico ». Non solo: «Bisogna vietare ai privati che hanno rapporti diretti o indiretti con appalti o subappalti di poter donare risorse alla politica».
Fosse facile. Gli ultimi bilanci hanno sconvolto le segreterie dei partiti. Buchi che sembrano pozzi senza fondo, dipendenti licenziati, scandali giudiziari e finanziamenti al di sotto di ogni sospetto. Senza contare la raccolta del due per mille nel 2013, un flop clamoroso: meno di 200 mila euro al Pd, 24 mila a FI. Per questo le forze più radicate si attrezzano, “tassando” i parlamentari o organizzando cene di autofinanziamento. Abolire i rimborsi elettorali senza un piano B, d’altra parte, consegna praterie ai gruppi di pressione e precipita il sistema nel caos. «Occorre regolamentare le lobby», avverte il Presidente del Senato Pietro Grasso.
FIANZIAMENTO AI PARTITI TRUFFA
Non sarà facile tornare indietro, a dire il vero. Perché tra i fan del nuovo corso c’è Matteo Renzi, che molto ha investito nella battaglia contro i rimborsi elettorali. Peccato che nel Pd la crepa si allarghi. «Io sono per il ripristino totale del finanziamento», picchia duro Cesare Damiano. Non è il solo a sfidare la regola aurea del grillismo, mettendo in discussione la politica a costo zero. Sollecita una riflessione la Presidente della Camera Laura Boldrini e pure la tesoriera di FI Maria Rosaria Rossi. «Finché i privati che donano ai partiti non saranno considerati dei benefattori della democrazia - confida Abrignani a Sposetti qualcosa bisognerà pure inventarsi».
L’orologio della crisi intanto non si ferma. Nel 2010 i partiti potevano contare su 290 milioni di euro. Oggi, dopo le ultime sforbiciate, su 91 milioni. E nel 2017 il bancomat statale chiuderà i battenti. «Ah, finalmente se ne sono accorti?», ironizza Sposetti. E se anche la Legacoop volta le spalle ai partiti, è chiaro che le donazioni private (con un tetto a centomila euro) non potranno soddisfare le esigenze dei partiti. Eppure quasi nessuno ha avuto la forza di opporsi alla ghigliottina sui fondi.
«Abbiamo votato una legge sbagliata che moltiplicherà i casi di corruzione - si lamenta Maurizio Gasparri - ma non potevamo dire nulla, sarebbe stato come parlare male del té in Inghilterra... Ora si dovrebbe fare qualcosa, ma sembra impossibile: colpa della furia iconoclasta che ha travolto tutto ». Il tema, almeno quello, sembra tornato in agenda. «Introduciamo i rimborsi, vincolandoli al rispetto della democrazia interna dei partiti», propone Fabio Rampelli (FdI).
piero grasso con moglie inaugurazione anno scolastico 2013
Si vedrà, anche perché i rimborsi elettorali sono solo un tassello del puzzle. Il resto fa capo alle Fondazioni, la “cassaforte dei politici” fotografata nell’ultimo numero dell’ Espresso . Buio pesto sui finanziatori - in nome della privacy - nessun tetto alle donazioni e una pressione dei privati che rischia di diventare insostenibile. «Bastava ridurre i rimborsi, anche di molto - ragiona l’ex ministro andreottiano Paolo Cirino Pomicino - E invece i partiti li hanno cancellati, dopo averli quintuplicati nel passaggio dalla prima alla seconda Repubblica... Mah».
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